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COLPI DI SOLE 2 – Da Poletti a Galli della Loggia, dai grillini alla Lega: gaffes e autogol d’estate

COLPI DI SOLE 2 – Gli autogol, le uscite di senno e le boiate pazzesche di mezza estate: dal ministro Poletti sulle pensioni a Galli della Loggia sulle élites e sul daltonismo della stampa – Per non dire delle esilaranti giustificazioni del terrorismo iracheno del grillino Di Battista e della solita demagogia a buon mercato della Lega sul contratto di Conte

COLPI DI SOLE 2 – Da Poletti a Galli della Loggia, dai grillini alla Lega: gaffes e autogol d’estate

Malgrado l’estate che stiamo vivendo sia tra le più miti, i colpi di sole non mancano davvero. In senso metaforico, naturalmente. Gaffes incredibili, boiate pazzesche, autogol clamorosi: se ne ascoltano ogni giorno. I politici la fanno da protagonisti ma non sono i soli: anche gli intellettuali non scherzano e l’ultimo editoriale scritto da Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della Sera” su “Elite avvelenate, gufi e rosiconi” è un’uscita di strada in piena regola. Anche se compiuta con eleganza.

Negli ultimi giorni di sciocchezze le opposizioni di destra e di sinistra non ne hanno risparmiate. Che dire della inquietante giustificazione del terrorismo iracheno del grillino Di Battista? Un colpo di sole pazzesco che però solleva un dubbio: è più grave l’abbaglio di Di Battista o quello dei suoi elettori che l’hanno mandato in Parlamento, con i soldi di tutti i contribuenti, per dire scemenze del genere? Il dubbio è lecito, ma le demenziali parole di Di Battista basteranno ad aprire gli occhi a tanti italiani in buona fede ma decisamente sprovveduti che hanno votato per lui e per Grillo?

Infinitamente meno grave ma egualmente esilarante la polemica sollevata dal segretario della Lega sull’ingaggio del nuovo Ct della nazionale italiana di calcio, Antonio Conte. “Quattro milioni l’anno per il Ct? Che vergogna” insorge su twitter Matteo Salvini che però, com’è suo costume, spara a zero senza informarsi e distorcendo artatamente la realtà. Si può discutere ed è certamente giusto farlo sulla distanza abissale che corre tra lo stipendio di un Ct della Nazionale e quella di un operaio che non arriva a fine mese, ma la regola della domanda e dell’offerta che impera nel mondo del calcio e dello spettacolo non è quella che circola in fabbrica. Capello, che è il Ct della nazionale russa, guadagna 9 milioni di euro l’anno e nessuno dice nulla. Tutto ciò può suscitare indignazione ma le falsità e la demagogia non aiutano. Non si può dare ad intendere, come fa subdolamente Salvini, che lo stipendio di Conte sia un unicum e che lo paghino i contribuenti italiani, perché lo sanno tutti che non è così. A Conte la Federazione Italiano Gioco Calcio dà esattamente quanto dava al suo predecessore, Cesare Prandelli, il resto lo mette lo sponsor privato, la tedesca Puma. Dov’è lo scandalo?

Al di là delle incredibili uscite (di senno) di Di Battista e di Salvini, il colpo di sole più grosso però è quello in cui è incappato il ministro del Welfare, Giuliano Poletti. Non solo perché è un ministro e da lui si attendono parole equilibrate, ma perché sulle pensioni ne ha infilate una dietro l’altra nell’intervista che domenica ha rilasciato al “Corriere della Sera”. La sede del quotidiano milanese non è ininfluente. Solo qualche giorno prima il senatore Pietro Ichino aveva magistralmente spiegato sulle stesse colonne che, dopo gli ultimi interventi di salvaguardia, di esodati in senso proprio non ce n’è più uno. Ma Poletti va avanti come un buldozer e promette uno scivolo pensionistico per chi è in cassa integrazione, che è cosa ben diversa dalla categoria degli esodati. Si capirebbe la concessione di un’indennità di disoccupazione pe i cassaintegrati che non trovano lavoro, ma perché regalare pensioni a chi non ne ha ancora diritto? Poi, di demagogia in demagogia, Poletti ne approfitta per evocare un possibile intervento punitivo verso quelle che lui chiama le pensioni d’oro e che equivalgono a 3.500 euro mensili. Dimentica però di dire che il contributo straordinario a carico delle pensioni più alte è già in vigore ed è toccato al suo predecessore, l’ex ministro Enrico Giovannini, ricordarglielo. Malgrado questa collezione di gaffes, magari il ministro Poletti avrà la faccia tosta di promettere nella prossima campagna elettorale una politica a favore del ceto medio. Via, ministro, si documenti meglio e non ci prenda in giro.

Una citazione nell’antologia dei colpi sole la merita però anche un raffinato intellettuale del calibro di Ernesto Galli della Loggia che, intervenendo nella polemica tipicamente ferragostana, su potere politico ed elites, spiega perché gli interessi coalizzati dei diversi gruppi dirigenti avversino Renzi e le sue riforme ma risparmia la stampa con una motivazione a dir poco sorprendente. I giornalisti – argomenta Galli della Loggia – sono un po’ daltonici e vedono più il nero che il bianco, ma è giusto che sia così perché fanno solo il loro mestiere. Ma chi l’ha detto che essere pregiudizialmente contro sia fare i giornalisti nel modo più professionale? Una cosa è non fare sconti a nessuno e tenere sempre alta la bandiera dell’indipendenza di giudizio verso qualunque governo e altra cosa è essere pregiudizialmente critici verso qualunque atto del governo. Se prendessimo per buono questo secondo criterio, i giornali smarrirebbero ciò che è più importante nell’esercizio della loro professione e cioè la capacità di distinguere e di non mettere tutti sullo stesso piano. Ma che razza di giornalismo è mai quello che equipara il governo Berlusconi, il governo Monti, il governo Letta e il governo Renzi?

Il buon giornalismo è quello che sa distinguere e che fa le pulci a tutti senza timori reverenziali, ma che ha anche il coraggio di riconoscere a un governo – qualunque esso sia – i suoi meriti se qualche volta riesce a combinare qualcosa di buono. La funzione dei media non è quella di alimentare la vanità di qualche firma ma quella di fare un’informazione corretta e di mettere i lettori nella condizione di capire ciò che succede. L’opposizione preconcetta è invece qualunquismo puro o, se volete, conformismo dell’anticonformismo, con buona pace del professor Galli della Loggia che naturalmente si guarda bene dal suggerire lo stesso metodo e lo stesso atteggiamento daltonico verso il potere economico e finanziario di cui anche il quotidiano su cui scrive è espressione.

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