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CO2, allarme Aie: “Entro il 2023 il record storico”

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, gli investimenti nella transizione energetica sono ampiamente insufficienti e le emissioni continueranno ad aumentare nei prossimi anni

CO2, allarme Aie: “Entro il 2023 il record storico”

Altro che Green New Deal e Next Generation EU: secondo l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, le misure adottate e gli investimenti stanziati da molti Paesi faranno solo il solletico alle emissioni di CO2 nei prossimi due anni. Anzi, dopo il calo del 2020 grazie ai vari lockdown, la principale causa del riscaldamento globale e dei suoi effetti devastanti tenderà persino a farsi più rilevante. In altre parole, almeno nell’immediato le emissioni globali di anidride carbonica non solo non accennano a diminuire ma da qui al 2023 raggiungeranno il loro record di sempre e successivamente dovrebbero continuare ad aumentare. Il problema è il progetto: per uscire dalla crisi pandemica gli Stati hanno investito complessivamente 16.000 miliardi di dollari in misure fiscali. Una cifra monstre ma destinata principalmente alla sanità e alle imprese, mentre solo 2.300 miliardi sono stati stanziati per il rilancio economico e di questi solo 380 miliardi, cioè il 2% appena del totale, saranno effettivamente per progetti di energia pulita durevoli.

Secondo l’Aie la situazione è migliorata con il Covid, ma non sufficientemente: servirebbero almeno 1.000 miliardi di dollari di investimenti aggiuntivi ogni anno, per almeno tre anni. Il quadro è allarmante soprattutto nei Paesi poveri ed emergenti, dove le risorse stanziate rappresentano appena il 20% di quanto sarebbe necessario per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Si allarga dunque la forbice tra i Paesi più ricchi, che tutto sommato ci stanno provando, e gli altri che non hanno nemmeno la prospettiva di combinare qualcosa di significativo. Fermo restando, inoltre, che gli stessi obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi e dalla stessa Unione europea sono di per sé timidi: un recente rapporto dell’Onu ha ipotizzato effetti devastanti irresistibili già nel breve termine, ben prima delle date fissate dalle istituzioni che sarebbero troppo in là (2050 per la completa decarbonizzazione, ad esempio). Secondo le Nazioni Unite c’è il 40% di probabilità che il fatidico limite di 1,5 °C venga superato già prima del 2025, quindi tra pochissimi anni.

Proprio sul divario tra il Nord e il Sud del mondo si sofferma ancora l’Aie, ricordando che alla COP21 di Parigi i Paesi occidentali presero l’impegno di finanziare con 100 miliardi di dollari l’anno per 10 anni la transizione energetica dei Paesi più poveri. Impegno ovviamente non mantenuto. Ed è una occasione persa, sempre secondo l’Aie, anche dal punto di vista economico: l’energia verde significa anche crescita, posti di lavoro e opportunità industriali. L’agenda ecologica si fa sempre più serrata e di questo si parlerà il 22-23 luglio a Napoli, in occasione del G20 dei ministri dell’Ambiente.

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