Condividi

Clima: la siccità incombe nel bacino Mediterraneo ma gli agricoltori sono contro la sostenibilità e l’Italia non ha una strategia

La siccità è arrivata in anticipo sebbene gli agricoltori nelle proteste non ne parlino molto. Il PNRR ha previsto 2 miliardi di euro e i consorzi idrici chiedono interventi

Clima: la siccità incombe nel bacino Mediterraneo ma gli agricoltori sono contro la sostenibilità e l’Italia non ha una strategia

Per la fine dell’inverno meteorologico mancano ancora 17 giorni: il 29 febbraio. Durante la protesta dei trattori, gli agricoltori hanno messo nel conto i danni che subiscono dai cambiamenti climatici. Ma sono contro la strategia della sostenibilità, nonostante le loro attività siano minacciate dalla siccità. Quale fenomeno climatico è più evidente della mancanza d’acqua perché non piove, i fiumi sono in secca, la neve non c’è e tanto altro? Vediamo, allora, cosa sta accadendo in queste settimane.

Il bacino del Mediterraneo ancora una volta è esposto alla carenza di acqua e le ripercussioni sulle coltivazioni e sulla qualità dei prodotti sono immaginabili. Non è la prima volta che ne intravediamo le conseguenze.

La mappa europea del disagio

L’European Drought Observatory della Commissione europea ha presentato la mappa aggiornata del fenomeno che si estende dall’Algeria alla Spagna, dal Marocco all’Italia. Sicilia e Sardegna sono tra le Regioni più colpite. Al momento in cui scriviamo, la Regione Sicilia ha annunciato la dichiarazione dello stato di calamità. Ė la Regione italiana che soffre di più e in molte zone l’acqua per gli usi agricoli è limitata. Siamo ormai a uno stato di severità idrica su scala nazionale, ha detto l’Ispra.

La siccità sale anche verso le Regioni centrali. “Le  temperature eccezionalmente alte, la scarsità di precipitazioni e l’assenza di neve lungo la dorsale appenninica stanno velocemente disegnando uno stato di grave sofferenza idrica per le regioni peninsulari, più accentuato al Sud, ma le criticità stanno evidenziandosi anche nelle regioni del Nord” si legge nell’ultimo bollettino dell’Associazione dei consorzi idrici (ANBI).

Lo stress produttivo ed economico degli agricoltori è reale e forse nelle proteste con le richieste ai Ministri Lollobrigida e Salvini dovevano mettere in maggiore risalto il problema. Perché anche a Salvini ? Perché da un anno è a capo della cabina di regia per l’emergenza idrica del paese.

Ora, le infrastrutture idrauliche del Mezzogiorno riescono a stento a rispondere alle esigenze dei campi in queste settimane. Ma la richiesta di acqua con l’arrivo dei mesi più caldi, aumenterà in maniera esponenziale con famiglie, industrie, campagne ad averne bisogno. “Aldilà dei provvedimenti emergenziali è necessario attivare da subito le cabine di regia fra tutti i soggetti interessati per gestire al meglio, le risorse disponibili” spiega Massimo Gargano, direttore generale dell’ANBI. Il sistema è in crisi da anni. È tra quelli da gestire nella faticosa transizione verde.

La mappa dei disagi e il PNRR

Soffrono la mancanza di acqua la Sardegna con bacini di raccolta al 50%, la Basilicata con gli invasi con il 40% in meno rispetto all’anno scorso, la Puglia con un deficit del 44%. Sul Lazio le piogge di inizio d’anno sono state minime e il Tevere registra una portata dimezzata rispetto alla media del periodo. Fermiamoci qui perché siamo arrivati al solito: che fare ? Climatico, politico, agricolo, di spesa pubblica.

Negli ultimi 30 anni i cambiamenti climatici hanno inciso in Italia più che in ogni altro paese europeo. Nei campi le piogge scarse mettono a rischio le semine di cereali, legumi, ortaggi, il foraggio per i pascoli. Le ripercussioni sui prezzi al consumo dei prodotti agricoli hanno anche questa particolare origine, nonostante- ripetiamo – sia poco esposta nelle proteste dei trattori.

L’Italia non riesce ad avere una strategia unica sul comparto idrico, un’idea organica di rilancio, un minimo di separazione tra usi civili e agricoli dell’acqua. Nel PNRR ci sono 2 miliardi di euro da spendere, ma si va piano. Ad aprile 2023 la Corte dei Conti con una delibera ha chiesto al Ministero delle Infrastrutture quali “misure ha inteso adottare per osservare le raccomandazioni impartite in merito all’investimento PNRR M2C4 I4.1 (“Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico”). Un segnale di sofferenza lanciato da giudici contabili. La risposta è nelle mani della politica, di enti e aziende di gestione. Quando e come arriverà ? Per ora ci teniamo la siccità e una misteriosa cabina di regia.

Commenta