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Ciclismo: Fiandre, vince il norvegese Kristoff

Vincendo la Ronde con un attacco prima del Kwaremont assieme a Terpstra, il norvegese si rivela non solo uno sprinter di eccezione ma un atleta capace di vincere ogni classica. Deludono Sagan e Thomas. Wiggins cade e finisce nelle retrovie. Sciagurati incidenti provocati da un’auto dell’organizzazione con Sergent e Chavanel vittime di paurose carambole.

Ciclismo: Fiandre, vince il norvegese Kristoff

Il vento della Norvegia soffia sempre più forte sul ciclismo delle classiche grazie ad Alexander Kristoff che sta scalando a veloci passi il ranking del pedale mondiale. Vincitore della Sanremo nel 2014, il norvegese della Katusha  ha già inanellato quest’anno dieci vittorie, l’ultima delle quali, la più prestigiosa, ieri al Giro delle Fiandre con una spettacolare azione a 25 km dal traguardo, quando mancavano ancora da scalare il Kwaremont e il Paterberg, gli ultimi due dei 19 temuti muri disseminati sul percorso della classica-monumento fiamminga. Con lui rimaneva solo Niki Terpstra, il ceco vincitore della Roubaix, che probabilmente progettava poi di farsi un boccone del compagno di fuga, eccezionale sprinter ma poco a suo agio quando la strada si impenna, sui muri finali della gara. Assenti Boonen e Cancellara, i dominatori della Ronde negli utlimi dieci anni, in una corsa senza grossi punti di riferimento, Terpstra pensava che una volta staccata gente come Geraint Thomas e Greg Van Avermaet, il più era fatto. Ma si era sbagliato perché Kristoff aveva nelle gambe riserve di energie sufficienti a domare Kwaremont e Paterberg senza danni. Non solo, invece di succhiare le ruote di Terpstra attendendo la volata, era lui a condurre le danze per evitare che di dietro Van Avermaet e Peter Sagan li raggiungessero, dopo aver piantato il primo gruppetto di inseguitori, forte di una dizzina di corridori tra cui Thomas, Degenkolb, Zdenek Stybar e i nostri Daniele Oss e Filippo Pozzato. Sul rettilineo d’arrivo non c’è stata battaglia: troppo superiore lo spunto di Kristoff che così aggiungeva un’altra perla preziosa al suo palmarès. E’ la sua decima vittoria in questo avvio di stagione che l’ha visto sfiorare anche il bis a Sanremo preceduto d’un soffio da Degenkolb. In settimana aveva trionfato in tre tappe e nella classifica della Tre giorni di La Panne. Un’autentica forza della natura esplosa negli ultimi due anni, il norvegese – 28 anni il prossimo 5 luglio – entra di diritto, dopo l’exploit di Pasqua, tra i favoriti della Parigi-Roubaix di domenica prossima anche se appena dopo il traguardo di Oudenaarde Kristoff è stato vago: ”Vedremo tra sette giorni cosa avrò nelle gambe. Per ora lasciatemi vivere questo sogno incredibile”. E il norvegese si è goduto il trionfo sul podio. Con lui c’era, vestito della stessa tuta Katiusha, il figlioletto che all’esplosione festosa delle bollicine dello champagne si è spaventato rifugiandosi tra le gambe del papà.

Per Terpstra un secondo posto che brucia non poco, anche se in casa Etixx-Quick Step si preferisce a sottolineare il bicchiere mezzo pieno vista l’assenza di Boonen, lo specialista delle Fiandre. Un altro piazzamento da podio per Van Avermaet, sempre alla ricerca di un successo. Per Sagan un quarto posto che sa di sconfitta per un corridore che promette sfracelli ma che continua a deludere nei momenti clou della stagione. Per lo slovacco della Tinkoff-Saxo, come per Terpstra, ora l’obiettivo si sposta sulla Roubaix.

E alla Roubaix guarda anche Bradley Wiggins che sperava di avere dalla Ronde di ieri le giuste sensazioni in vista della classicissima del pavé, che rappresenta il suo addio alle corse su strada. Wiggo nella prima parte di corsa sembrava tornato l’autorevole capitano della Sky di un tempo non lontano, saldo  in testa al plotone a dirigere le operazioni, ma la jella era in agguato in una curva ai piedi del terzo muro della giornata quando la strada si stringeva in una sorta di viottolo con l’effetto a imbuto per il gruppo. Nella bagarre che si formava il baronetto cadeva. Nulla di grave ma il cambio della bici –appositamente costruita con ammortizzatori ad hoc per il pavé – gli faceva perdere le prime posizioni obbligandolo a una dispendiosa rincorsa. Gara compromessa con Wiggo finito nelle retrovie della corsa. Un guaio anche per Thomas che si troverà solo nei momenti  topici della Ronde.

La sfortuna di Wiggo era poca cosa di fronte a quella che di sciagurato è toccato in seguito a Jesse Sergent e a Sebastien Chavanel, scaraventati per terra per una folle e incauta manovra dell’auto della Shimano del cambio ruote. Strada di nuovo larga, dopo la strettoia dei muri, ecco Sergent a tirare al massimo in testa a un drappello di sei uomini autori della fuga che ha caratterizzato la prima parte della Ronde. C’è il sole, l’asfalto è perfetto, finalmente si può  allungare l’andatura senza pericolo. Ma a rovinare tutto, sfiorando il dramma, c’è un pazzo – o solo un incapace – alla guida di un auto che nel superare la testa della corsa colpisce in pieno il povero Sergent che vola per aria ricadendo secco sulla spalla. Clavicola spezzata. Addio Ronde. La Shimano nemmeno si ferma e se ne va come se niente fosse. Farà in tempo a fare altri danni speronando l’ammiraglia della FdJ, ferma per assistere Sebastien Chavanel. Un brusco tamponamento che fa catapultare all’indietro anche il ciclista francese. Per fortuna un grosso spavento e nulla più per Chavanel. Per gli organizzatori della Ronde un brutto spot che macchia una giornata di gran ciclismo.

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