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Centro Studi Confindustria: tutto il 2014 in recessione (-0,4%)

“SCENARI ECONOMICI” DEL CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA – Stime tagliate: Pil 2014 -0,4%, nel 2015 +0,5% – Peggiorano le stime anche sul deficit, che però rimane entro i parametri del 3% – “Alto il rischi di deflazione” – Debole ripresa dei consumi – Si allenta leggermente il credit crunch – Riforme strutturali: “Partire da quella del lavoro”.

Centro Studi Confindustria: tutto il 2014 in recessione (-0,4%)

La legge di Stabilità 2015 dovrà recuperare risorse per finanziare una serie d’impegni già previsti: restano da trovare 15,9 miliardi per l’anno prossimo, 21 miliardi per il 2016 e 25,6 per il 2017. Lo scrive il Centro Studi di Confindustria negli ultimi Scenari economici, sottolineando che “si tratta di somme consistenti che i tagli di spesa indicati nell’ambito della spending review (17 miliardi nel 2015 e 3 nel 2016), al netto di quelli già deliberati, non sono, per l’anno prossimo, sufficienti a coprire”. Secondo il Csc “è perciò elevato il rischio di coperture più tradizionali”, come l’aumento delle tasse o i tagli lineari.

PIL

Quanto alle previsioni sull’andamento dell’economia, gli analisti di Confindustria concordano con i numeri pubblicati ieri dall’Ocse sull’andamento del Pil 2014 (-0,4%), ma sono più ottimisti per il 2015 (+0,5%, contro il +0,1% stimato dall’Organizzazione). Si tratta comunque si revisioni al ribasso rispetto ai numeri calcolati a giugno, rispettivamente +0,2% e +1%.

Con il calo del 2014, “l’economia italiana – osservano gli economisti di via dell’Astronomia – registra il terzo arretramento consecutivo, seppure molto più contenuto dei due precedenti”. L`inaspettato calo del Pil nel secondo trimestre (-0,2% congiunturale) ha costretto il Csc, negli ultimi Scenari economici, a rivedere al ribasso le stime per quest’anno. Inoltre, secondo le nuove previsioni i successivi due trimestri del 2014 registreranno nuovi cali (-0,2% sia nel terzo sia nel quarto).

Il governo, nel Def di aprile, ha stimato un Pil a +0,8% quest’anno e a +1,3% l’anno prossimo. Il Csc punta sul ritorno alla crescita del Pil italiano dal primo trimestre del 2015 e a tassi di incremento trimestrali dell’1,2% annualizzato. L’anno prossimo la ripresa sarà sostenuta da diversi fattori: l’accelerazione del commercio internazionale, l`impatto positivo derivante da Expo 2015, il tasso di cambio più favorevole, la persistenza dell’ampio output gap, l’allentamento del credit crunch, la riduzione del costo del denaro, l’effetto ritardato di alcuni provvedimenti governativi e l’allentamento delle tensioni geopolitiche, soprattutto tra Russia e Ucraina.

DEFICIT

Peggiorano le stime anche per il deficit, che però si mantiene entro i limiti imposti dai vincoli europei sia quest’anno che il prossimo: 3% del Pil nel 2014 e 2,9% nel 2015. Il peggioramento del deficit rispetto alla previsione di giugno degli economisti di viale dell’Astronomia (2,9% del Pil quest`anno e 2,5% il prossimo) è spiegato da “una dinamica del Pil nominale sensibilmente più bassa” rispetto a quanto precedentemente stimato.

INFLAZIONE

Quanto all’inflazione, si attesterà al +0,3% nel 2014 (dal +1,2% del 2013) e +0,5% nel 2015. A giugno le stime del Csc erano di +0,5% e +0,9%. Secondo il Csc, una dinamica totale dei prezzi “per la prima volta con segno negativo e le attese dei consumatori di ulteriori ribassi rendono alto il rischio di deflazione”, ma è da escludersi “il materializzarsi di un processo duraturo e generalizzato di riduzione dei livelli dei prezzi in Italia”.

LAVORO

Sul fronte dell’occupazione, Confindustria afferma che ad oggi sono 7,8 milioni le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente. Ai circa 3 milioni e 200mila disoccupati stimati nel secondo trimestre 2014 (+83% rispetto a sei anni prima) bisogna aggiungere altri due gruppi di senza lavoro, totali o parziali: gli occupati part-time involontari (2 milioni e 661mila, +87,6%) e i non-occupati che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva perché scoraggiati (1 milione e 616mila individui, +56,6%) oppure perché stanno aspettando l`esito di passate azioni di ricerca (609mila, +87,7%). In totale, “sono 7,8 milioni le persone a cui, in un modo o nell’altro, manca lavoro”.

CONSUMI

Per Viale dell’Astronomia, la spesa delle famiglie italiane, dopo essere diminuita per tre anni consecutivi (-6,9% il calo cumulato tra il 2010 e il 2013), registrerà un piccolo incremento nel 2014 (+0,1%) e accelererà nel 2015 (+0,5%). È ora del 7,8% la flessione dei consumi rispetto al terzo trimestre 2007, picco pre-crisi, quasi tutta avvenuta proprio a partire dal 2011, e ora “è probabile che il recupero dei consumi prosegua anche nel terzo trimestre, benché lentamente”.

PRESTITI

Migliora lo scenario anche sul fronte del credit crunch, che si allenta, anche se molte aziende hanno ancora difficoltà nell’accesso ai finanziamenti bancari. A luglio, secondo i dati Csc, i prestiti sono aumentati dello 0,2%, dopo essere rimasti fermi a giugno. Il ritmo medio di caduta nei primi cinque mesi del 2014 era stato di -0,2%, rispetto al -0,4% tra settembre 2011 e dicembre 2013. Lo stock di prestiti resta dell’11% inferiore rispetto al picco del 2011 (-101 miliardi di euro) e “sono ancora tante le aziende che non ottengono i prestiti richiesti”: il 13,1% nel manifatturiero ad agosto, da 15,6% a inizio anno (6,9% nella prima metà del 2011). Nella gran parte dei casi è la banca a negare il credito (87%). Si è ridotta, infatti, la quota di imprese che rinunciano a un’offerta troppo onerosa (13%, dal 26% a maggio).

“AGIRA SUBITO, L’ITALIA RISCHIA DI SPROFONDARE”

Insomma, l’Italia è ancora in recessione e rischia di sprofondare: è dunque “urgente agire” subito, con la Legge di Stabilità, perché il quadro economico, già debole, è ora in “preoccupante deterioramento – conclude il Centro Studi Confindustria – . Si può e si deve reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente. Più che di ritorno in recessione (affermazione che sul piano statistico è ineccepibile) si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà 2013”. E fra le riforme strutturali del mercato del lavoro, la più importante è quella del lavoro, che è “il fulcro delle riforme economiche, nei vari aspetti: flessibilità, semplificazione delle procedure, ammortizzatori contro il rischio di disoccupazione, cuneo fiscale-contributivo, dinamica retributiva, formazione”.


Allegati: SEset14.pdf

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