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Camera, reati ambientali verso l’ingresso nel codice penale

Torna in discussione a Montecitorio l’inserimento dei reati ambientali direttamente nel codice penale. Un provvedimento all’esame dell’assemblea, che sembra riscuotere ampio consenso, prevede l’introduzione dei reati di disastro ambientale, di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività e anche semplicemente di inquinamento ambientale.

Camera, reati ambientali verso l’ingresso nel codice penale

I reati ambientali nel codice penale. E’ questo l’obiettivo di un progetto di legge di cui l’assemblea della Camera ha avviato ieri l’esame e sul quale sembra esserci ampio consenso tra le forze politiche. Il testo del provvedimento è stato messo a punto dalla commissione Giustizia, che ha unificato diverse proposte di legge di iniziativa parlamentare e che ricalca i contenuti di un disegno di legge delega già presentato dal Governo Prodi nel 2007, ma decaduto con quella legislatura.

Il provvedimento mira a inserire un nuovo Titolo nel libro secondo del codice penale, dedicato ai delitti contro l’ambiente. In esso troverebbero spazio i reati di disastro ambientale, di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività; ma anche semplicemente di inquinamento ambientale, definito come violazione di disposizioni legislative o amministrative, poste a tutela dell’ambiente, che cagiona una compromissione o un deterioramento rilevante della qualità di acque, aria, suolo e sottosuolo nonché della flora o della fauna o comunque dell’ecosistema. I reati si configurano anche per comportamenti colposi, ma in questo caso le pene previste sono ridotte fino alla metà.

La riduzione delle pene è prevista anche nei casi di ravvedimento operoso, per colui che si adopera per evitare che l’attività delittuosa produca ulteriori conseguenze ovvero che provvede alla bonifica e se possibile al ripristino dei luoghi inquinati.

Una particolare disposizione riguarda la confisca dei beni utilizzati per commettere i reati, sempre prevista nei casi di condanna o comunque applicazione della pena per patteggiamento, nonché la confisca dei prodotti e dei profitti del reato.

Dal dibattito sul provvedimento svolto alla Camera, è emerso un largo consenso sul provvedimento, motivato dalla generica esigenza di tutelare l’ambiente e alimentato dagli episodi più o meno recenti di disastri ambientali provocati dalle organizzazioni criminali. Per il progetto di legge, quindi, la strada sembrerebbe spianata per un celere iter parlamentare; e pure il rappresentante del Governo, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Sesa Amici, ha affermato di intravedere tutte le premesse per un’approvazione molto veloce dl provvedimento, auspicata dall’Esecutivo.

Di là dai facili consensi motivati da generiche istanze di tutela ambientale, vanno segnalati, tuttavia, i rilievi espressi da Dorina Bianchi, del Nuovo Centro Destra, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di determinare in maniera più puntuale la nozione dei reati, nel rispetto del principio di tassatività delle fattispecie incriminatrici, in modo che da un lato i cittadini possano conoscere precisamente le condotte vietate, dall’altro non si lascino troppi spazi alla discrezionalità dei magistrati e ad arbitrii che potrebbero danneggiare il sistema produttivo.

Inoltre, Bianchi ha osservato come la violazione di semplici disposizioni amministrative non possa essere sufficiente a configurare la commissione di reati, poiché si porrebbe in contrasto con il principio della riserva di legge in materia penale, attribuendo alle autorità amministrative il potere di introdurre divieti penali di là dalle previsioni legislative.

L’esame del provvedimento sui reati ambientali alla Camera potrebbe risultare rallentato nei prossimi giorni, per la precedenza che l’assemblea dovrà riservare ai decreti legge sull’Imu (dl 133) e sui disastri ambientali (dl 136). 

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