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Caldo record, sindacati: “Troppi 35 gradi per accedere alla Cig”. L’Inps chiarisce: “Non è un valore perentorio”

Il caldo asfissiante ha provocato cinque morti sui luoghi di lavoro ma mette a rischio anche le produzioni agricole. L’allarme dei sindacati e di Coldiretti

Caldo record, sindacati: “Troppi 35 gradi per accedere alla Cig”. L’Inps chiarisce: “Non è un valore perentorio”

Il caldo torrido che sta tenendo sotto scacco l’Italia mette a dura prova i lavoratori, soprattutto chi opera nei cantieri o i conduttori di forni per la produzione di laterizi. Negli ultimi giorni, in Italia sono morte cinque persone sui luoghi di lavoro a causa delle altissime temperature. Al momento le aziende possono richiedere all’Inps la cassa integrazione ordinaria in caso di temperature sopra i 35 gradi. Ma per i sindacati “sono troppi”. Ieri, giovedì 20 luglio, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente al governo, che non ha dato risposte. Secondo Repubblica, le parti dovrebbero incontrarsi di nuovo lunedì 24 luglio. Tuttavia, l’Inps ricorda in un messaggio che i 35 gradi non sono un valore perentorio e che possono determinare l’accoglimento della domanda di accesso al trattamento ordinario anche la temperatura cosiddetta “percepita” in base a umidità, tipologia e condizioni di lavoro.

Cig per caldo: le regole Inps

Tale situazione, ad esempio, si determina nelle giornate in cui si registra un elevato tasso di umidità che concorre significativamente a determinare una temperatura “percepita” superiore a quella reale. Anche la tipologia di lavoro e le modalità con cui viene svolta sono rilevanti. Dunque, anche con temperature inferiori ai 35 gradi si può richiedere la Cig per “eventi meteo”.

L’Istituto, precisa, che la stessa considerazione deve essere svolta anche con riferimento alle lavorazioni al chiuso, allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro, nonché nell’ambito del lavoro svolto in agricoltura.

Si ricorda, inoltre, che il trattamento di integrazione salariale è riconoscibile in tutti i casi in cui il datore di lavoro, su indicazione del responsabile della sicurezza dell’azienda, disponga la sospensione/riduzione delle attività in quanto sussistono rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, purché le cause che hanno determinato detta sospensione/riduzione non siano imputabili al medesimo datore di lavoro o ai lavoratori.

Altro caso in cui si può chiedere la Cig è quando “su indicazione del responsabile della sicurezza dell’azienda”, l’azienda “disponga la sospensione/riduzione delle attività in quanto sussistono rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori”.

Troppo caldo per lavorare: l’incontro tra sindacati e governo

“Riteniamo sia indispensabile fronteggiare l’emergenza con interventi immediatamente operativi e contemporaneamente è fondamentale individuare delle misure strutturali perché il riscaldamento climatico non è un evento eccezionale”, ha affermato la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David, al termine dell’incontro. “La ministra Calderone ha proposto di proseguire il confronto per addivenire a un protocollo ma a nostro avviso, in questo caso, non c’è tempo. La situazione è drammaticamente urgente. La Uil ha chiesto un decreto immediato che fermi le attività lì dove si superino i 32/33 gradi”. Ha invece dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, al termine del tavolo al ministero del Lavoro sull’emergenza caldo.

Se Cgil vuole più soldi e semplificazioni burocratiche per la Cigo per gli eventi meteo estremi e Uil la sospensione delle attività lavorative oltre i 32-33 gradi, più prudente è Confcommercio, che propone di tarare gli interventi “sulle tipologie di attività nei singoli settori e in base alle mansioni svolte”.

Ma tutti hanno bocciato il piano “anti-caldo” di Marina Calderone, ministro del Lavoro che aveva proposto lo smart working emergenziale – che come ribadito dalle sigle sindacali il problema non è dentro gli uffici dotati spesso di aria condizionata – nel quadro di un “protocollo caldo” simile a quello adottato durante la pandemia. 

Tuttavia, ci sono settori e mansioni che non si possono “bloccare del tutto”, come l’agricoltura. Da qui l’allarme di Coldiretti.

Coldiretti: “A rischio la produzione agricola”

Il caldo estremo è una minaccia seria non solo per la salute ma anche per l’agricoltura. In quanto “favorisce la rapida maturazione delle produzioni agricole nei campi. In una situazione in cui le produzioni agricole nazionali sono già state impoverite dalle forti ondate di maltempo accompagnate da grandine che hanno provocato milioni di euro di danni,  non è possibile – sottolinea la Coldiretti – sospendere del tutto le lavorazioni, poiché proprio in questo momento si coltivano le maggioranza delle colture, dalla frutta alla verdura, che se non vengono tempestivamente raccolte sono irrimediabilmente compromesse anche perché il caldo accelera i processi di maturazione, a differenza di quanto avviene in altri settori dove le attività possono essere sospese e i lavoratori possono accedere anche alla cassa integrazione”.

Per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori occorre quindi – sottolinea la Coldiretti – “adottare delle strategie ad-hoc che preservano tanto la salute dei lavoratori che la qualità del prodotto in campo che rischia di andare irrimediabilmente perduto, dall’utilizzo dei dispositivi di protezione allo stop alla raccolta nelle ore più calde fino al lavoro notturno”.

Veneto: per evitare il caldo, si lavora di notte o all’alba

Nelle varie realtà locali sono stati definite specifiche strategie di intervento. Coldiretti cita l’esempio di quella adottata nella provincia di Verona. Attraverso un accordo tra le parti sociali agricole è stato stabilito che durante il periodo estivo – tra maggio e settembre – in caso di “allerta temperature” da parte del dipartimento di prevenzione dell’ULSS 9 di Verona (SPISAL), allo scopo di contenere il rischio del colpo di calore “il datore di lavoro potrà prevedere, in deroga al contratto collettivo, una diversa distribuzione dell’orario di lavoro giornaliero anticipando (prima delle ore 6:00) e posticipando (dopo le ore 22:00) l’inizio ed il termine della prestazione lavorativa considerando l’intero orario come ordinario”. Tale accordo copre l’intero ventaglio delle diverse attività agricole: oltre alle attività di raccolta di ortaggi e frutta anche ad esempio le attività di allevamento e di manutenzione del verde.

Aggiornato alle ore 14:45 di venerdì 21 luglio 2023

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