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Btp, spread, banche e Borsa: nuovo test per la manovra

Dopo la debacle di venerdì, il Def affronta la nuova prova dei mercati che tengono d’occhio soprattutto Btp, spread, titoli bancari e Borsa – Accordo nella notte tra Usa e Canada per Nafta 2 – Vola il petrolio – Tesla, si prepara il dopo Musk

Btp, spread, banche e Borsa: nuovo test per la manovra

Una buona notizia inaugura la settimana finanziaria. Ieri notte Stati Uniti e Canada hanno raggiunto l’accordo sul Nafta 2, l’intesa commerciale che comprende anche il Messico. Washington, in sintesi, rinuncia ai dazi sull’auto e sul legname, mentre Ottawa in cambio apre le porte al latte in arrivo dagli States.

Gli effetti della pace si sono già fatti sentire: salgono sia il dollaro canadese (+0,5%) che il peso messicano (+0,6%) e sono positivi i future sull’indice S&P (+0,5%), che fanno sperare in un’apertura al rialzo a Wall Street.

La Borsa di Tokyo (+0,6%) aggiorna il record di venerdì: l’indice Nikkei ha superato i prezzi del 1991. Poco mossi gli altri listini asiatici, che scontano l’inizio della settimana di vacanza delle Borse cinesi, ferme per il capodanno lunare: Seoul -0,1%, Taipei +0,1%. Ieri, però, gli indici Pmi hanno segnato il rallentamento dell’economia di Pechino: la stretta dei dazi comincia a produrre i suoi effetti.

L’altro dato rilevante di giornata riguarda l’impennata del prezzo del petrolio: Brent a 83,25 dollari ad un mese dall’entrata in vigore dell’embargo Usa all’Iran.

GIORGETTI: LA MANOVRA PUÒ CAMBIARE

Debole invece l’euro a 1,1608, frenato dalle incognite inaugurate dalla manovra. L’Italia sarà oggi l’osservata speciale dei mercati dopo il venerdì nero di Piazza Affari (-3,7%) e dello spread, salito fino a 280 punti, per poi ridiscendere in area 265. Una reazione scatenata dalla scelta del governo di fissare il rapporto deficit/Pil al 2,4% nel prossimo triennio, che oggi il ministro Giovanni Tria, rimasto al suo posto nonostante la sconfessione della sua linea, cercherà di spiegare ai colleghi europei dell’Eurogruppo riuniti in Lussemburgo.

Al di là dei toni concilianti utilizzati sia dal ministro che dai principali leader del governo, nonché dal premier Giuseppe Conte, i mercati attendono, dopo le prime indicazioni, i dettagli delle misure, a partire dalle tabelle dedicate ai parametri più importanti agli occhi degli analisti e dei partner Ue, dall’avanzo primario al deficit strutturale.

Nella sua lunga intervista di domenica al Sole 24 Ore, il ministro Giovanni Tria anticipa una forte crescita del Pil per i prossimi due anni: +1,6% nel 2019 e +1,7% per il 2020. Grazie a questa accelerazione, che però non trova conferme nelle previsione degli economisti, il debito dovrebbe scendere di un punto percentuale l’anno nei prossimi tre anni.

Si è rivolto direttamente ai mercati anche il sottosegretario leghista alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che in un’intervista a Repubblica apre alla possibilità di una revisione: “Se qualcosa non funzionerà, saremo pronti a intervenire anche prima della stesura definitiva della manovra e della sua approvazione”. La Lega è diventata nel week end il partito di riferimento della Confindustria, a giudicare dalle dichiarazioni del presidente Vincenzo Boccia.

NIELSEN (UNICREDIT): ECCESSIVA LA REAZIONE DI VENERDÌ

Un downgrade da parte di Moody’s (venerdì prossimo uscirà la pagella sulla Spagna) e di Standard & Poor’s, accompagnato da un outlook negativo, porterebbe i titoli italiani molto vicini al limite di “non investment grade”, ovvero i titoli che non godono dell’ombrello della Bce e nei quali molti investitori internazionali non possono investire per statuto. La previsione degli analisti e di Calo Cottarelli è che la bufera di venerdì lasci oggi il posto a un atteggiamento più cauto, in attesa di indicazioni più precise.

Non manca, del resto, chi ritiene che la reazione di venerdì sia stata eccessiva. Il capo economista di Unicredit, Erik Nielsen, ad esempio, nota che anche con un surplus primario in calo all’1,3 per cento, una crescita nominale del Pil al 2,4 per cento e costi di finanziamento ancora in riduzione per effetto del rifinanziamento dei vecchi Btp in scadenza (che erano stati emessi a tassi maggiori), il rapporto debito/Pil potrà comunque leggermente scendere. Motivo per cui, pur non apprezzando l’impostazione generale sulla disciplina di bilancio, i movimenti visti venerdì sui mercati potrebbero esser stati eccessivi.

TESLA, SI PREPARA IL DOPO MUSK

Focus oggi anche sul mondo dell’auto. Non solo per l’uscita dei dati sulle immatricolazioni di settembre o sulla nomina ormai imminente del numero uno di Fca dell’area Emea in sostituzione di Alfredo Altavilla, ma soprattutto sulle reazione alla prevedibile caduta di Elon Musk, il pirotecnico fondatore di Tesla, incorso in una durissima punizione da parte della Sec per aver annunciato, fraudolentemente, il delisting del colosso dell’auto elettrica.

Musk, oltre a dover pagare una multa di 20 milioni di dollari (altri 20 li pagherà Tesla), dovrà rinunciare alla guida della società, che sarà diretta da manager indipendenti da cui dovranno passare tutte le comunicazioni di Musk. Non è escluso, a questo punto, che Tesla possa passare nelle mani di un grande dell’auto, magari tedesco. Il futuro del gruppo leader dell’auto elettrica, che per qualche tempo è stato il titolo a maggior capitalizzazione del settore, sarà da giovedì al centro delle discussioni al Motor Show di Parigi.

ARRIVANO I DATI PMI EUROPEI E SUL LAVORO USA

Oggi usciranno i dati macro relativi all’andamento delle principali manifatture dell’Eurozona e l’indice Ism americano. In frenata stamane il Tankan giapponese. Mercoledì uscirà invece la fotografia della congiuntura dei servizi nell’Eurozona. Ancor più importanti, venerdì, i dati sull’occupazione Usa a settembre.

Sul fronte del Paesi Emergenti, riflettori accesi sulle elezioni di domenica in Brasile. Saranno nove i candidati che correranno per la successione di Djlma Roussef, dichiarata decaduta dalla magistratura per brogli sui bilanci di Petrobras. In dubbio la corsa di Jair Bolsonaro, il candidato della destra già favorito ma vittima di un’aggressione da cui stenta a rimettersi.

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