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Brasile: indagini sul tentato golpe, per Bolsonaro scatta il divieto di espatrio. Se condannato rischia il carcere

Sviluppi clamorosi nell’inchiesta della Polizia Federale sull’assalto alle istituzioni di Brasilia dell’8 gennaio 2023: sarebbe stato l’ex presidente in persona ad organizzare il complotto, insieme ai vertici dell’esercito. Rischia fino a 12 anni

Brasile: indagini sul tentato golpe, per Bolsonaro scatta il divieto di espatrio. Se condannato rischia il carcere

L’assalto alle sedi istituzionali di Brasilia dell’8 gennaio 2023 fu un tentativo di golpe e Jair Bolsonaro ne era più che consapevole, anzi avrebbe partecipato al complotto che prevedeva anche la destituzione e l’arresto di Alexandre de Moraes, ministro del Tribunale supremo federale del Brasile, un organo di garanzia della democrazia e della Costituzione. A queste conclusioni sta giungendo, dopo un anno di indagini, la Polizia Federale, che infatti giovedì 8 febbraio ha emesso a carico dell’ex presidente brasiliano l’intimazione a consegnare il proprio passaporto, il che equivale a un divieto di espatrio finché l’inchiesta chiamata Tempus Veritatis, nella quale sono coinvolti altri membri del suo governo, non sarà portata a termine. Bolsonaro era già finito più volte nel mirino del Tribunale supremo, che lo ha già condannato per aver divulgato fake news sul sistema elettorale e su presunti brogli alle ultime elezioni, quelle di novembre 2022 che hanno visto la vittoria al fotofinish dell’avversario Lula.

Brasile, cosa rischia l’ex presidente Bolsonaro

Per quella vicenda l’ex presidente è stato dichiarato ineleggibile fino al 2030, ma questa volta rischia ancora di più: l’atto della polizia secondo molti è l’antipasto di un probabilissimo processo a carico di Bolsonaro per aver ordito non solo contro Moraes ma anche contro altre istituzioni, come l’allora presidente del Senato Rodrigo Pacheco e un altro membro del Tribunale supremo, Gilmar Mendes.

L’accusa è di colpo di Stato e dunque Bolsonaro, qualora colpevole come appare sempre più probabile, rischierebbe in caso di condanna definitiva dai 4 ai 12 anni di carcere, secondo il codice penale brasiliano. Anche perché il leader sovranista, ai tempi dell’organizzazione del complotto, era ancora formalmente presidente in carica. Dalle prove finora ottenute nelle indagini, coordinate proprio dal giudice Moraes e condotte grazie alle telefonate intercettate tra i vertici dell’esercito, sembra che Bolsonaro stesse personalmente redigendo il decreto che avrebbe dato i poteri al generale Estevam Theophilo Gaspar de Oliveira: i due si sono incontrati di persona il 9 dicembre 2022, un mese prima dell’attacco alla sede del Governo e del Congresso.

Brasile, i messaggi intercettati

“Il presidente sta abbandonando l’idea di accettare la sconfitta – recita un messaggio intercettato a novembre 2022 – e sta preparando una “virada de jogo” (un ribaltamento del gioco), sostenuto da militari, industriali e membri del governo”. Un piano anti-democratico che fu sventato, in quel folle pomeriggio di domenica 8 gennaio 2023, dopo ore di scontri e di tensioni, con oltre 2.000 manifestanti arrestati, 1.400 dei quali denunciati e processati per tentato golpe e 30 dei quali già condannati. Il segnale che Bolsonaro potrebbe a sua volta essere condannato e arrestato arriva anche dal fatto che l’operazione della Polizia Federale di ieri, giovedì 8 febbraio, ha già portato in carcere diversi tra ex ministri e militari.

Brasile, le indagini: chi è coinvolto

Tra questi c’è anche Marcelo Camara, ex consulente di Bolsonaro, già indagato per la truffa sul falso certificato di vaccinazione dell’ex presidente, che notoriamente aveva posizioni No-Vax durante il Covid e ha più volte mentito sul fatto di essersi regolarmente vaccinato. L’operazione Tempus Veritatis sta dunque progressivamente smascherando un vero e proprio sistema criminale, volto a destituire il presidente appena eletto Lula e a far restare in carica Bolsonaro, che invece aveva da subito negato il proprio coinvolgimento diretto nell’assalto alle istituzioni, pur non prendendone pienamente le distanze.

Brasile in piena campagna elettorale

Il Brasile intanto è in piena campagna elettorale per le Amministrative di fine anno, che porteranno alle urne anche Rio de Janeiro e San Paolo, due aree metropolitane da circa 35 milioni di abitanti complessivi: un banco di prova importante per Lula ma anche per testare la reazione dell’elettorato bolsonarista, che sembra sempre attivo nonostante le vicende giudiziarie del leader. Lula, impegnato in un evento in Minas Gerais, ha evitato di commentare gli sviluppi dell’inchiesta, mentre lo ha fatto Guilherme Boulos, candidato del centrosinistra al Comune di San Paolo e favorito per la vittoria contro l’attuale sindaco Ricardo Nunes, appoggiato da Bolsonaro: “Toc toc”, ha scritto il candidato lulista sui social, postando la foto di Nunes e Bolsonaro.

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