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Borse, un respiro di sollievo grazie a Basilea e in attesa di Atene

Positivi i maggiori listini europei (a parte Francoforte) e Wall Street, grazie alle decisioni prese ieri dalle Autorità di regolazione del credito per i coefficienti patrimoniali delle Sif: sono meno restrittive di quanto previsto – A Milano guadagnano i bancari, tranne Mps e Fonsai – Permangono i timori per la Grecia, in attesa del via libera all’austerity

In attesa del voto del Parlamento di Atene sul pacchetto austerità, le Borse hanno esorcizzato gli effetti del venerdì nero con una seduta finalmente positiva sui due lati dell’Atlantico.

Nel pomeriggio la Borsa di Milano ha accelerato il passo, (indice Ftse/ìMib a quota 19291 con un rialzo dello 0,71%) al pari degli altri listini del Vecchio Continente. A favorire l’intonazione positiva è stato l’avvio tonico degli indici di Wall Street, tutti al rialzo dopo tre sedute consecutive di ribasso. In questo momento l’indice Dow Jones sale dello 0,55%, l’S&P500 dello 0,52% e il Nasdaq dello 0,65%. Intanto il petrolio Wti tratta a 90,5 dollari il barile (-0,6%) mentre il future sul greggio è scivolato ai minimi da febbraio.

A che si deve tanto ottimismo? Una parte della spiegazione, sia per l’Europa che per l’America, sta nel giudizio sulle decisioni prese ieri dalle Autorità di regolazione del settore del credito in materia di coefficienti patrimoniali delle Sifi, cioè le banche “too big to fail”. I regolatori, secondo le opinioni riportate da Bloomberg, non hanno calcato la mano: le norme , infatti, sono meno restrittive rispetto alle ipotesi più severe circolate nei mesi scorsi. La conferma sta nei buoni rialzi delle banche di sistema Usa, a partire da Jpm Morgan fino a Bank of America, in salita fino al 2,5 per cento.

PIOGGIA CONTINUA DI VENDITE SU FONSAI (-9,22%)

Anche a Milano il venerdì nero è ormai solo un brutto ricordo. Con l’eccezione dei titoli che hanno in corso gli aumenti di capitale più impegnativi: banca Mps, trattata nel corso della giornata con un ribasso tra il 3 e il 4 per cento(-3,75%), e Fonsai. La compagnia del gruppo Ligresti, in particolare, lascia sul terreno il 9,22 % a quota 2,11 euro, circa rispetto alla chiusura di venerdì sera, fissata a 2,322 euro in base alla nuova partità che tiene conto dello stacco dei diritti. Inoltre, dalla lettura del prospetto emerge che tra gli impegni presi da Fondiaria Sai a fronte dei prestiti subordinati erogati da Mediobanca esiste anche quello di mantenere il controllo su Milano Assicurazioni. In caso contrario, scatterebbe l’opzione di rimborso su 200 milioni di euro di circa 1 miliardo di euro di prestiti subordinati concessi da Mediobanca a Fondiaria Sai

Il resto del listino finanziario, circostanza rara di questi tempi, chiude in terreno positivo. Supera la prova anche Ubi(+0,79%) nonostante che l’aumento di capitale sia stato sottoscritto solo al 92,3%, circostanza che imporrà l’intervento del consorzio capitanto da Mediobanca: il titolo ha chiuso a 3,81 euro, un pelo sopra il prezzo dei titoli in sottoscrizione con l’aumento consegnati in giornata. Chiusura positiva, dopo una giornata in altalena, anche per Unicredit (+1,37%). Il tema di Borsa che tiene i riflettori accesi sulla banca di Piazza Cordusio è se dovrà o no fare un aumento di capitale per rispettare i paramentri di Basilea 3. La settimana scorsa, l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni ha detto che la banca dovrebbe collocarsi nella parte bassa della classifica delle banche sistemiche. Di rilievo lo spunto delle Generali (+1,47% a quota 13,84 euro).

Rimbalzo robusto dai minimi di venerdì anche per Intesa (+1,29%) e Mediobanca (+1%). In attesa della riunione del 22 luglio, in cui verranno esaminate alcune modifiche dello statuto, si riaccendono i rumors sul rinnovo del patto: appare sempre più probabile l’uscita di alcuni soci esteri dal patto di sindacato (Santander, Sal Oppenheim) che potrebbe portare quindi a una riduzione della quota sindacata di Mediobanca (oggi al 44,3%), opzione gradita al management. Venerdì, intanto, verrà esaminato il preconsuntivo: il consensus sull’utile si aggira sui 520/534 milioni.
Numerosi gli spunti di una seduta positiva. Piaggio sale del 3,9% a 3,01 euro, massimo dal novembre del 2007. Venerdì il titolo dalla casa della Vespa e dei veicoli commerciali a tre ruote ha chiuso in forte rialzo dopo che il presidente Roberto Colaninno ha annunciato l’intenzione di costruire una fabbrica in Indonesia: l’impianto dovrebbe essere operativo nel giro di due anni.

Dietro al rally di oggi ci dovrebbe essere l’avvio di copertura di Bank of America Merrill Lynch con giudizio buy e target

Poltrona Frau sale del 5,1% a 1,243 euro. Il titolo della società leader nell’arredamento di lusso beneficia della notizia che Luca di Montezemolo, membro del consiglio di amministrazione, ha acquistato personalmente la settimana scorsa 115mila azioni con un investimento di 136mila euro.

Alla famiglia Montezemolo fa capo il fondo Charme che controlla il 52% di Poltrona Frau.

CORRE ANCHE ALL’AIM “MADE IN ITALY” (+5,77%)
LA PRIMA SPAC QUOTATA IN PIAZZA AFFARI

Debutto positivo in Piazza Affari per Made in Italy , che oggi, primo giorno di quotazione sul mercato Aim, sale del 5% a 9,77 euro. Made in Italy 1 è la prima Spac (Special Purpose Acquisition Company) di diritto italiano, promossa da Matteo Carlotti, Luca Giacometti e Simone Strocchi. Il collocamento, curato da Centrobanca e Intermonte, ha raccolto 50 milioni di euro da investitori professionali italiani ed esteri che serviranno, come vogliono le caratteristiche delle Spac, a una acquisizione/integrazione con una società target da perseguirsi entro il 30 giugno 2013.

Le Spac, nate e sviluppatesi negli Stati Uniti e poi diffuse in Europa, sono infatti veicoli societari contenenti esclusivamente cassa (cosiddette blank check companies), appositamente costituiti con l’obiettivo di reperire, attraverso il collocamento delle proprie azioni, le risorse necessarie ad acquisire, in un orizzonte temporale di circa 18/24 mesi, una società operativa (c.d. target), con la quale dar luogo a una aggregazione (c.d. business combination) attraverso, per esempio, un’operazione di fusione.

Il 100% delle risorse raccolte da Made in Italy grazie alla vendita delle azioni ordinarie sarà depositato su un conto corrente vincolato intestato a Made in Italy 1 in attesa del deal.

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