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Borse ancora serene ma oro da record. Dopo la Libia, aspettando Bernanke

Stamani l’ondata positiva arrivata in Asia ha contagiato Milano (+2% alle 9.25) prima che l’indice Zew tedesco raffreddasse i listini – L’incertezza, però, resta e continua la corsa del metallo giallo: nuovo primato a 1.913 dollari l’oncia – Attesa per le misure che Ben Bernanke (Fed) dovrebbe presentare venerdì

ANCHE L’ASIA SALE ASPETTANDO BERNANKE
BORSE POSITIVE, MA L’ORO SALE A 1910 $

Dopo un avvio prudente, la Borsa di Tokyo si mantiene in territorio positivo: l’indice Nikkei 225 sale dello 0,76%, l’Hang Seng di Hong Kong dello 0,56%. L’indice Msci Asia Pacific mette a segno un rialzo dell’1%. Anche in Oriente cresce l’attesa per il discorso di Bernanke a Jackson Hole da cui potrebbe arrivare l’annuncio di un nuovo pacchetto si stimoli all’economia per scongiurare il rischio recessione. Il nuovo “sentiment” favorisce la ripresa dei metalli industriali, a partire dal rame (+0,8%). Ma, a conferma dell’incertezza che domina i listini, continua la corsa dell’oro che mette a segno un altro primato: 1910 dollari l’oncia. In agosto la crescita del metallo giallo è stata finora del 18%.

WALL STREET RALLENTA LA CORSA NEL FINALE
GOLDMAN SACHS (-4,7%) SI PRENDE UN BUON AVVOCATO

Un occhio rivolto alle vicende di Tripoli, l’attenzione già concentrata sul discorso che Ben Bernanke terrà venerdì a Jackson Hole, Wyoming, terra popolata di orsi e, una volta l’anno, di banchieri centrali. Forte di questi punti di riferimento Wall Street ha cercato, riuscendoci in parte, di liquidare gli affanni della passata settimana. In realtà, dopo un avvio brillante, l’euforia è a poco a poco rientrata: l’indice Dow Jones Industrial ha chiuso con un guadagno di soli 37 punti. Ovvero + 0,34% a quota 10.854. Peggio ha fatto lo Standard & Poor’s che, dopo un avvio brillante, chiude in pratica invariato (+0,03%), d’un soffio sotto il Nasdaq che si è fermato a un modesto +0,15%. Nel corso della giornata, inoltre, si è spento anche l’effetto Libia sul greggio: il Wti, petrolio di riferimento Usa, è addirittura salito a 84,12 dollari al barile. Intanto continua imperterrita la marcia dell’oro. L’incertezza, dunque, è ancora sovrana indiscussa dei mercati, negli Usa e altrove. In questa cornice ha fatto scalpore il ribasso di Goldman Sachs, caduta del 4,7% dopo la notizia che il ceo Lloyd Blankfein ha deciso di assumere quale suo difensore un principe del foro di New York, Rein Weingarten, uno dei più noti legali della piazza finanziaria di Manhattan. Perché questa decisione, senz’altro assai costosa? Blankfein, per quel che se ne sa, non risulta tra gli indagati per gli abusi sui subprime su cui stanno conucendo un’inchiesta la Sec e la Procura di New York. Ma una scelta così impegnativa è un ottimo indizio.

L’EFFETTO LIBIA RIDA’ LA CARICA ALL’ENI
NUOVO RECUPERO DI TELECOM E BPM

Secondo Repsol, da quanto si legge sul Financial Times, basteranno 3-4 settimane per far ripartire la produzione di greggio in Libia a pieno regime. In casa Eni sono più cauti: un conto è rimettere in moto la macchina, altro è far funzionare il motore a pieno regime, impresa che richiederà almeno un anno. I think tank di Houston, del resto, fanno notare che, dopo lunghi stop della produzione, sia in Venezuela che in Iran non sono stati ripristinati i livelli di produzione pre-crisi. Ma, a parte questa nota, la soddisfazione in casa Eni è tanta. “Siamo felici e non allarmati per il futuro”, ha sottolineato il presidente Giuseppe Recchi, Soddisfazione comprensibile, visto che la Libia vale il 13% del petrolio e del gas del cane a sei zampe, ieri grande protagonista in Borsa. E’ stata infatti l’Eni, assieme ad una pattuglia di aziende legate al mercato libico (Ansaldo, Finmeccanica, Impregilo, Saras, Trevi, Maire Tecnimont e Danieli) a ridare slancio alla borsa milanese. Eni è salita del 6,3%, Ansaldo ha chiuso in rialzo del 5%. Seguono Danieli +2%, Finmeccanica +1,3%, Maire Tecnimont +16% e Saras +4,7%. L’indice FtseMib di Piazza Affari ha chiuso in rialzo dell’1,7% a 14.861 punti, dopo avere raggiunto un picco a 15.237 (+4%). Londra è salita dell’1%, Parigi +1,2%, Francoforte -0,1%. Al di fuori del dossier Libia, giornata in grande spolvero per Telecom Italia +4,1% e Enel,  che ha guadagnato il 2,1%. Mediaset è salita dello 0,7% dopo la notizia dell’ulteriore rafforzamento di Fininvest, risalita quasi al 40% del capitale. Continua invece la serie negativa di Fiat (-2,4%), in linea con i ribassi dei Big a quattro ruote di Francoforte. Nel settore finanziario, infine, brilla la stella delle Generali +2,5%. E continua il rimbalzo di Bpm, ieri salita di un 4% abbondante. Un piccolo giallo che promette colpi di scena in vista dell’aumento di capitale.

PRIME SCOMMESSE SULLE MISURE DELLA FED
IL QE3 POTREBBE ESSERE DI 600-700 MILIARDI

Non mancano gli scettici: Goldman Sachs, al pari di Société Générale, ritiene che Ben Bernanke, a Jackson Hole, non prometterà un QE3 per sostenere la dinamica dei mercati finanziari. Anche se tutti sono convinti che Bernanke dovrà escogitare qualche novità gradita ai mercato, pena il rischio di nuovo tracolli. Altri operatori però danno per quasi certo il decollo di una nuova ondata di liquidità sul mercato, nonostante i rischi di tracollo del debito. In particolare, scrive Matteo Battaglia di Websim, “le attese degli investitori sono ben indicate dal livello estremamente basso dei rendimenti dei titoli di Stato americani: il Treasury Bill a 10 anni rende il 2,1% con un’inflazione del 3,6%”. Secondo l’ufficio studi della banca inglese Barclays, gli attuali rendimenti dei TBill decennali indicano una nuova iniezione di liquidità da 500-600 miliardi di dollari. Citigroup dice che questi rendimenti possono essere giustificati solo da un nuovo, massiccio Quantitative Easing, o, in alternativa, da un’economia Usa che si contrae del 2%. Ma i dati macro americani parlano di un rallentamento dell’economia, non certo di una recessione del 2%. Lo scorso 29 luglio il Dipartimento del Commercio Usa ha previsto che l’economia americana non centrerà l’obiettivo di crescita dell’1,3%, indicato precedentemente. Settimana scorsa JpMorgan ha ridotto le stime di crescita dell’economia Usa relative al quarto trimestre all’1% dal 2,5% precedente, e allo 0,5% per il 2012 dall’1,5%.

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