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Borse 17 luglio pomeriggio: la frenata della Cina colpisce il lusso europeo, soprattutto in Francia e Italia

Pesanti perdite in Borsa per i campioni del lusso in Francia – da Hermes a Lvmh – e in Italia – da Cucinelli a Moncler – dopo la nuova frenata dell’economia cinese

Borse 17 luglio pomeriggio: la frenata della Cina colpisce il lusso europeo, soprattutto in Francia e Italia

Si adombrano i titoli  del lusso, delusi dalla crescita cinese post Covid e dai conti di Richemont (-9,97%), ma l’andamento timidamente positivo di Wall Street consente ai mercati finanziari europei di limitare parzialmente i danni in chiusura. A dare una mano contribuisce l’ottimismo della segretaria al Tesoro Janet Yellen secondo la quale “gli Stati Uniti stanno facendo progressi nel far scendere l’inflazione”. Essi sono “su un buon percorso economico” e non si prevede una recessione. Tra i titoli svettando Apple (1%) e Tesla (2%), che spingono al rialzo il Nasdaq (+0,6%). 

Nel contesto il dollaro si stabilizza contro un paniere di valute, dopo il peggior calo settimanale dell’anno nella scorsa ottava. L’euro mantiene un cambio intorno a 1,123.

Europa in rosso e Wall Street in progresso

Il quadro dei mercati finanziari è dunque di segno opposto sulle due sponde dell’Atlantico. 

Piazza Affari archivia la prima seduta della settimana con una perdita dello 0,19% a 28.608 punti base. A compensare le vendite su Moncler (-2,91%) e Nexi (-2,89%) provvedono Leonardo (+2,52%), Cnh (+2,53%) e le banche.

Nel resto del continente è piatta Madrid, sono negative Londra -0,36%, Amsterdam -0,7% e Francoforte -0,19%. Dalla Germania risuona anche un campanello d’allarme per la crescita del continente con la Bundesbank che vede l’economia tedesca contrarsi quest’anno più di quanto previsto poche settimane fa, nonostante un piccolo rimbalzo nel secondo trimestre.

Tornando alle piazze finanziarie: Parigi e Zurigo subiscono le perdite più pesanti, rispettivamente -1,12% e -1,21%. La prima è in rosso a causa del calo delle grandi firme (Lvmh -2,98%), sempre molto sensibili al mercato cinese. L’altra è zavorrata dal tonfo del secondo gruppo di lusso al mondo, proprietario di Cartier, che ha anche deluso con risultati trimestrali sotto le attese, nonostante il buon apporto della Cina. 

I fronti caldi

È proprio dal Celeste Impero che, fin dalla mattinata europea, hanno spirato venti contrari alla propensione al rischio, sospinti da dati macroeconomici deludenti a partire dalla crescita del pil cinese del secondo trimestre del 6,3%, sotto le aspettative dei mercati che erano superiori al 7%, anche perché il raffronto era con un periodo in cui ancora dominavano le chiusure anti pandemia. 

I riflessi non si sono fatti attendere sulle materie prime e l’andamento continua a essere debole per i future di oro e petrolio (Brent -0,9%, 78,16 dollari al barile).

Anche Yellen, parlando con Bloomberg e nonostante le rassicurazioni su inflazione e recessione, ha detto che la lenta crescita cinese potrebbe avere ricadute negative anche negli Stati Uniti.

Notizie poco rassicuranti sono arrivate poi dal fronte russo-ucraino, con Mosca che ha deciso di non prorogare al momento gli accordi sul grano del Mar Nero, in scadenza oggi.

Sui temi guerra, prezzi e commercio si è sentita inoltre la voce della presidente della Bce Christine Lagarde, secondo cui le tensioni geopolitiche rischiano di accelerare il cambiamento del panorama globale. “La guerra della Russia contro l’Ucraina ha scatenato un massiccio shock all’economia globale, specialmente ai mercati energetici e alimentari, e le economie dei paesi dell’Europa centrale, orientale e Sud-orientale (Cesee) sono stati particolarmente esposti”, con picchi di inflazione al 13%. Ora “le tensioni geopolitiche rischiano di accelerare il secondo cambiamento del panorama globale: indebolire il commercio globale”, una dinamica verso cui “l’Europa è vulnerabile”.

Piazza Affari solida con Leonardo e banche

Nonostante le molte incertezze Piazza Affari chiude poco sotto la linea di galleggiamento.

Regina del listino è Cnh, ma a pochissime lunghezze c’è Leonardo, forte di un incarico da 134 milioni di euro circa da parte del ministero della Difesa britannico per lo sviluppo della nuova fase del progetto ‘Excalibur Flight Test Aircraft’. Banca Akros conferma il buy sul titolo e stima che la nuova raccolta ordini e il free cash flow operativo del gruppo saranno particolarmente forti.

Le banche sono quasi tutte in verde a partire da Banco Bpm +1,97%, che ha stretto la partnership strategica con il gruppo Bcc Iccrea e con Fsi nei pagamenti digitali. Per simmetria Nexi, che era in gara per aggiudicarsi l’accordo con Banco Bpm, è una delle blue chip peggiori del giorno.

Tornando alle banche chiudono un’ottima seduta Bper +1,92% e Unicredit +1,06%. La banca guidata da Andrea Orcel, secondo quanto scrive Bloomberg, prevede di tagliare ulteriori 500 milioni di euro in costi nel tentativo di bilanciare l’inflazione più elevata delle attese. 

Sono oggi più defilate Intesa +0,19% e Mediobanca +0,44%, mentre Mps perde lo 0,16%. Sempre nell’area dei titoli finanziari sono positivi Unipol +0,53% e Azimut +0,43%, mentre Finecobank perde l’1,06%.

Gli energetici si fanno largo con Erg +0,96%, mentre segnano ribassi frazionali Eni -0,98% e Saipem -0,49%.

Tra i comparti più colpiti come detto c’è la moda, rappresentata sul Ftse Mib da Moncler, ma registrano cali superiori a un punto percentuale anche Interpump -2,24%, Campari -1,66%, Diasorin -1,72%, Stm -1,1%, Pirelli -1,17%.

Spread in moderato rialzo

Chiude in rosso il mercato secondario italiano: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di uguale durata sale a 171 punti base (+1,51%), con tassi rispettivamente al 4,16% e 2,45%.

Buone notizie arrivano comunque per l’inflazione nel Belpaese. L’Istat conferma infatti che a giugno la crescita si ferma al 6,4%, con una variazione congiunturale nulla, come non accadeva da maggio 2021 e dopo gli incrementi dello 0,3% su mese e del 7,6% su anno registrati a maggio.

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