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Borsa, tiro al bersaglio su Unicredit e Mps. Interesse negativo per i Bund a sei mesi

Piazza Affari è negativa: risente delle forti perdite di Unicredit, nel giorno d’esordio dell’aumento di capitale, e di Mps – Dubbi sul piano che la banca toscana sta elaborando: prevede la cessione di attività non core e cartolarizzazioni in modo da rafforzare il capitale per 1,7-1,8 miliardi – Interesse negativo per i Bund a sei mesi.

Borsa, tiro al bersaglio su Unicredit e Mps. Interesse negativo per i Bund a sei mesi

Sotto l’incudine delle vendite sui diritti Unicredit ed il martello della pioggia di contratti short su Monte Paschi, Piazza Affari perde ancora terreno. Il Ftse Mib, in questo momento la maglia nera tra gli indici europei (Parigi invariata, Francoforte -0,25%), cede lo 0,31 a quota 14.600%, penalizzato dall’andamento delle due banche: Unicredit, al giorno d’esordio dell’aumento di capitale, arretra ora del 10,68%. In forte calo anche i diritti, che perdono il 47%. Al momento, la banca di piazza Cordusoio capitalizza poco meno di 8 miliardi contro una richiesta di nuovo capitale per 7,5 miliardi.

L’operazione, come è noto, prevede l’emissione di 2 nuove azioni per ogni vecchia posseduta. Il valore di una nuova azione (1,943) a questi prezzi equivale a tre diritti (0,66 euro ciascuno). Si rischia di innescare una spirale viziosa: più crollano i diritti, più il ricavato della vendita delle opzioni diventa esiguo, rendendo difficile per i retail seguire l’aumento nelle stesse proporzioni. Il risultato? I piccoli vendono i diritti per fare cassa e avere le risorse con cui seguire l’aumento, ma anche gli esperti cedono le opzioni perché scommettono di poterle ricomprare su livelli più bassi, mentre gli arbitraggisti guadagnano sulla differenza tra i prezzi di azioni e dell’opzione.

A render più amara la mattinata contribuisce probabilmente il confronto con il Banco de Santander +1,4%. Il gruppo spagnolo, cui l’Eba aveva chiesto una ricapitalizzazione di 15 miliardi (l’unica superiore alle richieste avanzate per Unicredit) è riuscito nell’intento di rafforzare i mezzi propri senza dover affrontare il mercato, quello che, a detta dei mercati, forse non riuscirà a Mps (i cui guai sono cominciati, per la verità, proprio con l’acquisto a caro prezzo di Banca Antonveneta al Santander). La banca toscana accusa in Borsa una perdita pari al 6,8%: in quattro sedute, ovvero dalla chiusura del 3 gennaio il calo è del 21%. Secondo le indiscrezioni circolate la scorsa settimana, il piano di Mps dovrebbe prevedere la cessione di attivita non core e cartolarizzazioni in modo da rafforzare il capitale per 1,7-1,8 miliardi ed evitare cosi l’aumento di capitale da 3,2 miliardi indicato dall’Eba che attende indicazioni entro il 20 gennaio. Migliore la performance delle altre banche: Intesa +0,09%, Ubi +0,28%, Banco Popolare + 0,92. Arbitraggi in casa Ligresti: continua il volo di Premafin +10,15%, in caduta libera Fondiaria -9,95%.

Intanto sui mercati finanziari si registra l’ennesima anomalia che conferma lo stato di tensione dell’eurozona: per posteggiare i quattrini in titoli di Stato tedesco è necessario sopportare un interesse negativo. Stamane, infatti, la Germania ha collocato titoli del Tesoro a 6 mesi per 3,9 miliardi di euro: le obbligazioni hanno un rendimento negativo pari allo 0,0122%. Il bid-to-cover ratio è stato pari a 1,8 volte per una domanda pari a 7,08 miliardi.

Il differenziale di rendimento tra Italia e Germania sulla scadenza decennale ha aperto a 526 si è spinto fino a 531 e quindi è rientrato a quota 519. Il rendimento del Btp decennale è al 7,14 per cento sostanzialmente invariato rispetto a venerdì (7,13%). Il Btp a due anni rende il 4,94% e il cinque anni 6,21%. Altro segnale di nervosismo: i depositi bancari a un giorno presso la Bce toccano un nuovo record a 463,6 miliardi di euro contro i 455,3 miliardi del giorno predente, segnando il livello più alto dall’introduzione dell’euro.

L’attenzione dei mercati è rivolta anche al vertice tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, prima tappa della maratona diplomatica che dovrebbe preparare il vertice dell’eurozona del 23 gennaio. Intanto il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schauble, ha ammesso le difficolta del fondo salva-stati, Fesf, a trovare investitori privati. Il politico ha infatti riconosciuto che gli investitori privati erano evasivi a impegnarsi nel fondo e chiedevano garanzie supplementari. “Le difficolta nella ricerca di investitori privati sono aumentate perche gli investitori chiedevano garanzie maggiori”, ha commentato anche Klaus Regling, direttore del Fesf. “Questo non significa che il fondo non abbia mezzi – ha sottolineato Schauble – la scorsa settimana ha collocato obbligazioni con successo. La situazione, però, dimostra l’incertezza che regna nel mondo degli investitori finanziari”.

A Milano spicca la performance negativa di Atlantia (-2,14%), in attesa di novita sul pacchetto di liberalizzazioni che verranno varate dal governo. Positiva invece Mediolanum (+1,73%) dopo tre giorni di forte flessione. L’Eni rimbalza +0,8% al traino delle quotazioni del greggio di nuovo sopra quota 100 dollari al barile. Buona performance anche di Saipem +0,95%. Spiccano anche i ribassi di Fiat -2,41% mentre Ferragamno ritraccia -1,92% seguito da Tod’s -1,35%.

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