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Bielorussia: risanamento ed energia a rischio boomerang

Il paese è uscito dalla crisi della bilancia dei pagamenti del biennio 2010-2011 grazie all’apporto di capitali e investimenti di matrice russa. Ma, secondo Intesa Sanpaolo, la strada per raggiungere modernizzazione e sviluppo è ancora lunga.

Bielorussia: risanamento ed energia a rischio boomerang

Secondo le stime pubblicate nel focus Intesa Sanpaolo di marzo, nel corso del 2012 il tasso di crescita del PIL bielorusso è rallentato di 1,5% rispetto a 5,5% dell’anno precedente, principalmente a causa del rallentamento della congiuntura internazionale e delle misure di aggiustamento adottate dalle autorità per far fronte alla crisi della bilancia dei pagamenti del 2011. Se, da un lato, è stata registrata dal lato dell’offerta una caduta dell’attività edilizia (-9,8%) e dei servizi di vendita (-6,8%), ciò non ha tuttavia coinvolto il comparto manifatturiero (+6,4%), essendo la lavorazione di prodotti energetici, la chimica e il montaggio di veicoli i settori industriali più dinamici, nonostante la carenza di avanzamento tecnologico, coperta dalle forniture di energia a prezzi agevolati e dell’accesso privilegiato al mercato russo. Ma senza il necessario ammodernamento sistemico trainato da riforme strutturali e progresso tecnico, c’è il rischio che nel lungo periodo ciò si ripercuota come un boomerang, cristallizzando gli standard attuali dal punto di vista sia economico che sociale.  Anche la produzione agricola è cresciuta (+6%), spinta dai raccolti di granaglie (frumento, orzo), barbabietole e patate, anche se la sua produttività è ancora bassa e dipende dai sussidi statali. Dal lato della domanda, accanto a una crescita dei consumi (+5,5%), è stata invece registrata una caduta degli investimenti (-8%). In questo contesto, la stabilizzazione finanziaria grazie all’apporto di capitali esteri dovrebbe favorire un progressivo recupero degli investimenti, mentre per quanto riguarda i consumi è attesa una dinamica meno accentuata rispetto al 2012, a causa dell’andamento contenuto del reddito disponibile. Per l’economia bielorussa nel suo complesso le previsioni parlano di una crescita del 2,5% nel 2013, in accelerazione al 3,5% nel 2014, nonostante l’80% delle attività produttive resti ancora in mano statale, così come il 75% delle banche.

La Bielorussia ha affrontato una pesante crisi della bilancia dei pagamenti nel corso degli anni 2010 e 2011, causata da una politica economica particolarmente espansiva e un cambio reale fortemente sopravvalutato che, insieme, hanno favorito un sensibile aumento del deficit di conto corrente e a un forte drenaggio di riserve valutarie utilizzate per sostenere il cambio nominale. In seguito, il paese ha siglato con la Russia nuovi accordi per le forniture di petrolio e gas a prezzi agevolati in un quadro di rafforzamento delle relazioni economiche, che hanno portato a prestiti del valore di 1 miliardo di dollari (attraverso la banca statale Sberbank) e nuovi investimenti diretti (2,5 mld, inclusa la vendita alla russa Gazprom della quota di controllo dell’operatore della rete del gas nazionale Beltransgaz). Dopo un’iniziale difesa del cambio, le autorità sono state tuttavia costrette a svalutare in più fasi la moneta, il rublo, per passare, nell’ottobre 2011, ad un regime di fluttuazione controllata, abbandonando così l’aggancio, in vigore dal 2009, della moneta nazionale ad un paniere di valute composto dal dollaro, dall’euro e dal rublo russo. Nello stesso tempo il governo ha adottato sia una politica fiscale che una politica monetaria più restrittive. La Bielorussia ha potuto così attingere al Fondo anti-crisi EurAsEC (la Comunità Economica Eurasiatica di cui fanno parte oltre la Bielorussia, la Russia, il Kazakhstan, il Tagikistan e il Kirghizistan), per 1,2 miliardi di dollari. Questi flussi di fondi hanno portato nel 2011 ad un consistente surplus del conto finanziario (pari all’11,7% del PIL) e alla ricostituzione delle riserve tornate, a fine 2011, a 5,4 miliardi di dollari. Nel corso del 2012 il rublo si è stabilizzato, mentre l’inflazione si è sensibilmente ridotta, pur restando a due cifre decimali, con il tendenziale pari a 21,8% a dicembre 2012 rispetto a 109,7% a gennaio 2012.

Tuttavia la posizione esterna resta vulnerabile. Le riserve offrono una bassa copertura delle importazioni, mentre i saldi della bilancia dei pagamenti dipendono ancora fortemente dal sostegno, sotto-forma di trasferimenti, prestiti e forniture di gas e petrolio a prezzi agevolati, dai paesi amici, Russia in primis. Il mercato interno è ancora fortemente regolato, la presenza del settore privato è contenuta e soggetta tuttora a restrizioni, nonostante la Bielorussia presenti un reddito pro-capite relativamente elevato, un deficit pubblico basso e una base industriale estesa (anche se necessita di consistenti investimenti per essere modernizzata) e una forza di lavoro molto istruita.

Dal punto di vista merceologico, le risorse energetiche rappresentano la principale voce sia per quanto riguarda le importazioni (42% del totale) che l’export (36%), essendo esse importate dalla Russia e destinate in prevalenza ai mercati europei dopo alcune trasformazioni. Le altre voci principali sono legate a beni capitali, come macchinari meccanici, elettrici ed elettronici, veicoli e materie prime come ferro e acciaio. Inoltre, le altre voci principali dell’export sono rappresentate da mezzi di trasporto, fertilizzanti, macchinari meccanici e prodotti dell’agro alimentare.

In questo scenario i principali mercati di destinazione e di approvvigionamento delle merci sono quelli dei paesi CSI, in particolare la Comunità Economica Eurasiatica, e, al loro interno, la Russia, con la quale ha intrattenuto nel 2011 circa il 45% degli scambi. Con la istituzione di un’Unione Doganale nell’ottobre 2007, diventata operativa da inizio 2010, e la creazione di uno Spazio Economico Comune da gennaio 2012 tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, è stata costituita un’area di libero scambio di merci, capitali e lavoro, aperto a successive adesioni tra i Paesi CSI, la cosiddetta Area Eurasiatica.

La Bielorussia non rappresenta ancora per la bilancia commerciale italiana una quota significativa. Dal 2010 la ripresa ha consentito un rilancio e gli scambi hanno raggiunto i 550 milioni di euro (+20% ca.) nel 2011 e i 639 mln (+15%) nel 2012, grazie a una vivace crescita (+95%) delle importazioni italiane (176 mln), a fronte di un sostanziale consolidamento delle esportazioni a 463 mln (+0,04%). Il saldo commerciale è positivo per l’Italia, pari a 287 mln nel corso del 2012. E se l’export italiano riguarda in particolare macchinari meccanici per circa il 50% del totale, seguiti da metalli e prodotti in metallo (10,2%), tessile e abbigliamento (9,1%), chimica (7,9%), apparecchi elettrici (4,4%) e mezzi di trasporto (4,2%), le importazioni sono rappresentate da prodotti della raffinazione petrolifera per quasi il 60% del totale, seguiti da quelli chimici (17%), metallurgia (12,2%), tessile (7%), oltre a legno, carta e cellulosa (2,2%).

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