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Bce difende la politica dei tassi e avverte: “Le prospettive su Pil e inflazione restano incerte”

Nel nuovo bollettino economico la Bce ha lanciato un campanello d’allarme su inflazione e Pil: “Prospettive incerte. Pesano guerra e clima”

Bce difende la politica dei tassi e avverte: “Le prospettive su Pil e inflazione restano incerte”

La Bce difende la politica dei tassi. Nel nuovo bollettino economico la Banca centrale europea ha ribadito che nonostante “l’inflazione continua a diminuire, ci si attende ancora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo prolungato”. Motivo per cui “il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”. Ogni decisione sui tassi sarà basata “sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”. E avverte: “Le prospettive sulla crescita e l’inflazione restano incerte”.

Attività economica 

“Le prospettive economiche a breve termine per l’area dell’euro si sono deteriorate, principalmente a causa dell’indebolimento della domanda interna”, si legge nel bollettino. L’elevata inflazione e le condizioni di finanziamento più restrittive comprimono la spesa. A risentirne di più, il prodotto del settore manifatturiero, frenato anche dalla debole domanda estera. Anche gli investimenti delle imprese e quelli nell’edilizia residenziale mostrano segnali di debolezza. I servizi continuano a evidenziare una maggiore tenuta, specialmente nei sottosettori ad alta intensità di contatti, come il turismo. Tuttavia, anche il comparto dei servizi ha perso slancio. L’economia dovrebbe rimanere debole nel breve periodo. Nel corso del tempo il calo dell’inflazione, l’incremento dei redditi e il miglioramento delle condizioni dell’offerta dovrebbero sostenere la ripresa

Il mercato del lavoro resta solido. Il tasso di disoccupazione si è mantenuto a maggio sul minimo storico del 6,5% e si stanno creando molti nuovi posti di lavoro, in particolare nel settore dei servizi. Allo stesso tempo, gli indicatori prospettici suggeriscono che questa tendenza potrebbe moderarsi nei prossimi mesi e divenire negativa per il comparto manifatturiero.

Con il venir meno della crisi energetica i governi dovrebbero revocare il più velocemente possibile – “e in maniera concertata” – le misure di sostegno adottate. Ciò è essenziale per evitare di spingere al rialzo le pressioni inflazionistiche di medio termine, che altrimenti richiederebbero una risposta di politica monetaria più “risoluta”.

Valutazione dei rischi per crescita e inflazione

Le prospettive per la crescita economica e l’inflazione “restano estremamente incerte”. Sulla crescita pesa la guerra in Ucraina che potrebbe frammentare il commercio internazionale e quindi gravare sull’economia dell’area dell’euro. Anche i possibili effetti della stretta monetaria più forte delle attese potrebbero gravare sul Pil. Mentre sull’inflazione gravano possibili nuove pressioni verso l’alto sui costi dei beni energetici e alimentari, legate anche al ritiro unilaterale della Russia dall’accordo sul grano, e le condizioni metereologiche avverse che potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari più del previsto. Oltre a ciò, un incremento duraturo delle aspettative di inflazione al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo, oppure aumenti delle retribuzioni o dei margini di profitto maggiori di quanto anticipato, potrebbero spingere al rialzo l’inflazione, anche nel medio termine. Per contro, una domanda più debole, riconducibile ad esempio a una più intensa trasmissione della politica monetaria, condurrebbe a un allentamento delle pressioni sui prezzi, soprattutto nel medio periodo. Inoltre, l’inflazione si ridurrebbe più velocemente se il calo delle quotazioni dell’energia e i minori rincari dei beni alimentari si trasmettessero ai prezzi degli altri beni e servizi più rapidamente di quanto attualmente atteso. 

Condizioni finanziarie e monetarie 

L’inasprimento della politica monetaria continua a trasmettersi con forza alle condizioni di finanziamento più generali. I tassi di interesse privi di rischio sulle scadenze a breve-medio termine sono aumentati dopo la riunione di giugno e il finanziamento è divenuto più oneroso per le banche, in parte per via del graduale venir meno delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT) della Bce. “I consistenti rimborsi delle OMRLT in giugno sono avvenuti senza problemi. I tassi medi sui prestiti alle imprese e sui mutui ipotecari sono saliti nuovamente a maggio, rispettivamente al 4,6 e al 3,6%”.

I più elevati tassi di interesse debitori e i connessi tagli ai programmi di spesa hanno determinato un ulteriore brusco calo della domanda di credito nel secondo trimestre. Su cui pesano le condizioni di finanziamento più restrittive che rendono a sua volta l’acquisto di abitazioni “meno accessibile e meno appetibile come investimento e la domanda di mutui è calata per il quinto trimestre consecutivo”. 

Decisioni di politica monetaria 

Il Consiglio direttivo, il 27 luglio, ha deciso di alzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce.

Quanto al programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. 

Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP “per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia”. 

A fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nell’ambito delle OMRLT,”il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente il contributo fornito all’orientamento della politica monetaria dalle operazioni mirate e dai relativi rimborsi in atto”. 

Inoltre, “il Consiglio direttivo ha inoltre deciso di fissare la remunerazione delle riserve obbligatorie allo 0%” e che la variazione decorrerà dal 20 settembre 2023.

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