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Bankitalia: l’innovazione tecnologica offre nuove opportunità, ma occhio ai rischi. Lectio Magistralis di Perrazzelli

Via Nazionale ha accettato le sfide offerte dall’innovazione e ha assunto un ruolo di catalyst per promuovere soluzioni di sistema che favoriscano la crescita degli operatori e lo sviluppo della buona innovazione

Bankitalia: l’innovazione tecnologica offre nuove opportunità, ma occhio ai rischi. Lectio Magistralis di Perrazzelli

Il fatto che la digitalizzazione abbia pervaso il mondo finanziario, non significa necessariamente solo rischi, ma anzi offre molte opportunità di rilievo. Occorre distinguere, promuovendo le idee virtuose e vigilando su quelle che potrebbero danneggiare gli attori del settore. Il tutto tenendo il passo con la complessità e la velocità di trasformazione che caratterizza il mondo digitale.

E’ quanto emerge dall’ VIII lectio magistralis dell’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria (AIAF) “Innovazione digitale: sfide e opportunità per le banche centrali” tenuta da Alessandra Perrazzelli , Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia.

“Il nostro obiettivo come Autorità di supervisione e Banca Centrale è innanzitutto quello di sostenere lo sviluppo nella piazza finanziaria italiana di una innovazione virtuosa che favorisca l’integrità, la trasparenza e l’inclusione, la tutela del consumatore e la stabilità del mercato” dice Perrazzelli. “Le Banche Centrali e le Autorità di Vigilanza stanno osservando come l’innovazione tecnologica abbia prvaso anche il settore economico e produttivo come di quello finanziario, e monitorano le conseguenti sfide e opportunità“.

L’innovazione tecnologica crea opportunità, concorrenza e cooperazione

La digitalizzazione in atto nel settore bancario, finanziario e dei pagamenti spinge verso profonde trasformazioni di paradigmi consolidati: con nuovi servizi e processi, con l’entrata di nuovi operatori come le “BigTech” o piccole e agili “FinTech” e con nuove catene del valore. Ciò richiede di ridisegnare e sviluppare i presidi, i sistemi di controllo, gli strumenti e gli approcci.

Uno dei più importanti corollari dell’innovazione tecnologica nel settore finanziario è la riorganizzazione dei processi di intermediazione tradizionale che tra l’altro porta con sè nuove opportunità, consentendo anche ad intermediari più piccoli di rimanere sul mercato grazie alle collaborazioni e alle partnership con altri soggetti, spesso non finanziari.
Inoltre la presenza di operatori provenienti da settori economici diversi da quello finanziario da un lato accresce la concorrenza, come ad esempio nel settore degli strumenti di pagamento, dall’altro favorisce nuove forme di cooperazione soprattutto su temi di frontiera, che richiedono competenze specialistiche come l’intelligenza artificiale, le cosiddette tecnologie basate su registri distribuiti (DLT/ blockchain), l’internet of things, le applicazioni biometriche, il quantum computing, etc

L’interconnessione tra soggetti diversi è la cifra distintiva della finanza digitale che lega componenti tecnologiche ed operatori appartenenti a settori economici diversi, attraverso differenti canali” dice il vice Direttore Generale che cita l’outsourcing in favore di soggetti spesso di grandi dimensioni che offrono le partnership strategiche e tecnologiche, le infrastrutture tecnologiche e di rete, lo sviluppo di servizi basati su tecnologie innovative.

Gli elementi assolutamente necessari per poter far fronte a eventuali rischi

Occorre però essere consci dei rischi tra cui la sostenibilità del business e i profili di continuità operativa, la sicurezza informatica e la dipendenza dai fornitori in caso di esternalizzazione. E su questa strada Bankitalia individua elementi assolutamente necessari: dagli investimenti in nuove tecnologie, all’innovazione di prodotto e di processo, all’adeguamento delle conoscenze dei dirigenti e dei dipendenti “La strada da percorrere è ancora molta, ma i segnali che percepiamo attraverso le nostre indagini e il dialogo con il mercato sono incoraggianti” dice il vice Direttore Generale.

L’esempio della trasformazione nei pagamenti digitali

Nel settore dei pagamenti, l’utilizzo del contante sta progressivamente diminuendo in favore di servizi digitali. In Italia, il rapporto tra il valore dei pagamenti effettuati in contanti sul totale dei pagamenti al punto vendita fisico (POS) è diminuita di circa 20 punti percentuali, al 49% tra il 2016 e il 2022 e i pagamenti con carta costituiscono poco più del 40% dei pagamenti al POS, tenendo conto che il 92% per cento dei maggiorenni possiede almeno una carta di pagamento.

La spinta digitale sta favorendo lo sviluppo di canali innovativi, per esempio con la telefonia mobile e con app digitali, con nuovi modelli di business basati su logiche di “open banking”. Attraverso di esse nascono nuovi servizi offerti da operatori specializzati e innovativi che si affiancano a quelli tradizionali. E’ proprio di ieri il varo di Isybank, la nuova banca completamente digitale di Intesa Sanpaolo
“Lo sviluppo dei servizi legati ai “modelli open” favorisce un aumento della concorrenza, accresce il livello di efficienza complessiva del sistema, permette alle imprese di fornire servizi disegnati sulle specifiche esigenze della clientela garantendo allo stesso tempo un elevato grado di sicurezza” dice Perrazzelli.

I servizi di open banking stanno crescendo, secondo i dati raccolti dalla Banca d’Italia, sia in termini di numero di soggetti coinvolti sia di di volumi, cosicché il mercato domestico sarà in grado di accogliere le prossime iniziative legislative annunciate dalla Commissione europea che prevedono una revisione del quadro legislativo relativo ai servizi di pagamento e dell’applicazione del modello open anche ad altri servizi finanziari.

Le cripto attività: occorre distinguere quelle sicure

Le cripto‑attività pur registrando un crescente interesse, soprattutto tra le generazioni più giovani, ha ancora una diffusione limitata. Un’indagine sperimentale della Banca d’Italia ha evidenziato che solo circa il 6% delle famiglie detiene cripto-attività con un ammontare detenuto limitato (due terzi delle famiglie hanno riportato di possedere cripto‑attività per meno di 5000 euro). Anche a livello globale la diffusione di questi strumenti è ancora limitato al solo 1% delle attività finanziarie.

Si stanno già però delineando alcuni rischi potenziali, per esempio in funzione della esistenza o meno di un valore intrinseco. Da una parte infatti ci sono le cosiddette “unbacked crypto-assets”, cripto-attività prive di un meccanismo di stabilizzazione che ne ancori il valore a un’attività di riferimento (Bitcoin). Dall’altra ci sono le “asset linked stablecoins”, cripto‑attività garantite da attività sottostanti (es. valute ufficiali, crediti, merci) che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a una valuta fiat (es. Euro), un bene specifico o un pool o paniere di attività. “Le cripto-attività prive di qualsiasi valore intrinseco non possono essere idonee a svolgere una funzione né di pagamento né di investimento: per tale ragione, e per i rischi che le caratterizzano, il loro utilizzo non dovrebbe essere in alcun modo incentivato” dice il vice Direttore Generale.

Il prossimo 29 giugno arriva il nuovo regolamento comunitario Micar

Banca d’Italia già da tempo è al lavoro attravero comunicazioni agli addetti ai lavori per fare chiarezza, in attesa dell’entrata in vigore della normativa comunitaria (Regolamento MICAR) il prossimo 29 giugno prossimo, con alcune disposizioni che verranno applicate secondo semestre del prossimo anno.
“L’obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo, nell’ambito del sistema finanziario e dei pagamenti, di un’innovazione che favorisca l’integrità e la trasparenza, la tutela del consumatore e la stabilità del mercato. Quindi intendiamo presidiare adeguatamente i rischi che essa può comportare e favorire la diffusione di comportamenti e prassi operative virtuose a vantaggio del sistema economico e degli attori che lo compongono: consumatori, famiglie, enti della pubblica amministrazione e, ovviamente, imprese”

Imprescindibile il dialogo con il mercato per poter intervenire

“Ritengo che il dialogo con il mercato sia oggi uno strumento imprescindibile per comprendere i trend e le prospettive evolutive, per conoscere le rapide trasformazioni in atto nel sistema finanziario e per poter intervenire efficacemente e tempestivamente come regolatori e supervisori” dice Perrazzelli. “In questo contesto, estremamente dinamico e in forte accelerazione, la Banca d’Italia ha accettato le sfide che l’innovazione ci pone davanti e ha assunto un ruolo di catalyst per promuovere soluzioni di sistema che favoriscano la crescita degli operatori e lo sviluppo della buona innovazione, le cui caratteristiche fondamentali devono essere quelle della sicurezza, dell’inclusione, della stabilità, della sostenibilità e dell’efficienza a beneficio di tutti gli stakeholder”.

I facilitatori dell’ innovazione già in azione

In linea con le migliori prassi adottate a livello internazionale, nel corso degli ultimi anni sono stati sviluppati tre diversi e integrati canali di dialogo con il mercato: il Canale Fintech Milano Hub e la Sandbox regolamentare, che costituiscono “la spina dorsale” dell’interazione tra l’Autorità e il mercato, e sono ulteriori strumenti della cassetta degli attrezzi delle autorità pubbliche per favorire l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte del sistema finanziario.

ll “Canale FinTech”, attivo dal 2017 sul sito di Bankitalia, risponde rapidamente alle diverse esigenze degli operatori. Milano Hub è lo spazio dedicato allo sviluppo di progetti innovativi a sostegno del sistema paese in una logica di “network”

La Sandbox regolamentare, consiste in un ambiente controllato dove intermediari e operatori del settore FinTech possono testare soluzioni tecnologicamente innovative. Insieme ad altre Autorità di settore e sotto il coordinamento del Ministero dell’Economia abbiamo avviato i lavori per semplificare il quadro normativo in modo da rendere più flessibile e agile il processo di adesione degli operatori

Benefici e rischi dell’euro digitale

Anche il tema dell’euro digitale è nel radar della Banca centrale italiana che evidenzia anche in questo caso benefici e rischi
“Sono diversi i potenziali benefici, tra questi vorrei richiamare: il mantenimento della fiducia del pubblico nella moneta – in un contesto di progressiva espansione dei pagamenti digitali; la promozione della concorrenza e dell’efficienza nel mercato dei servizi di pagamento, a livello nazionale, europeo e anche cross-border. Questo progetto, secondo alcune valutazioni, non è comunque scevro da rischi per la disintermediazione dei depositi bancari, per il costo e la volatilità della raccolta degli intermediari, per la trasmissione della politica monetaria e per la stabilità finanziaria. Sono rischi di cui siamo consapevoli e sui quali poniamo la massima attenzione e cautela” dice Perrazzelli.
L’euro digitale sarebbe una moneta sovrana offerta dalla BCE sotto forma elettronica, utilizzabile da chiunque – famiglie, imprese, commercianti – per effettuare o ricevere pagamenti al dettaglio ovunque nell’area dell’euro. Fornirebbe ai cittadini i medesimi servizi che oggi essi ottengono dalle banconote cartacee, ossia l’accesso a uno strumento di pagamento sicuro, privo di costi, di facile utilizzo, accettato da tutti. L’euro digitale si affiancherebbe alle banconote, senza sostituirle. Permetterebbe ai cittadini un accesso più ampio e agevole ai pagamenti elettronici, promuovendo l’inclusione finanziaria. A differenza del contante, potrebbe essere utilizzato non solo per scambiare denaro tra persone o per gli acquisti presso gli esercizi commerciali, ma anche per le spese online. Essendo una passività della Banca Centrale, l’euro digitale non avrebbe alcun rischio – di mercato, di credito, di liquidità – come le banconote.

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