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Banche e Borsa, tensione da stress test e delusioni sui conti

Attesa nervosa per i risultati degli stress test sulle banche ma le Borse pagano anche qualche semestrale deludente – Soffre l’auto e Ford perde il 10% – La discesa del petrolio colpisce Saipem – Crolla Azimut nel risparmio gestito – Deboli le assicurazioni – Occhio a Enel e a Mediaset

Banche e Borsa, tensione da stress test e delusioni sui conti

La Banca del Giappone ha partorito il topolino. Il direttorio della BoJ ha annunciato il raddoppio degli acquisti di Etf (da 3,3 a 6 mila miliardi di yen), ma non ha messo in atto alcuna delle altre misure espansive attese dai mercati. Restano invariati gli acquisti di titoli sul mercato (80 mila miliardi di yen ) così come il tasso (lo 0,1%) dei depositi presso la stessa Boj. Resta invariato il costo del denaro a -0,1%. Insomma, non si sono viste le misure di cui si è a lungo parlato nei giorni scorsi, a partire dall’emissione di un bond a 50 anni. Il governatore Kuroda non ha speso munizioni (che ormai scarseggiato) in supporto al piano di espansione fiscale già anticipato dal premier Shinzo Abe. La Borsa di Tokyo, dopo un avvio in forte ribasso, è vicina alla parità. Lo yen mette a segno un robusto rialzo sul dollaro -1,9% a quota 103,27.

MPS, PASSERA-UBS CONTRO MEDIOBANCA-JP MORGAN

Si è aperto così, con una mezza delusione per i mercati, un venerdì di fuoco. L’appuntamento clou, naturalmente, sarà la pubblicazione degli stress test su 53 banche europee. Ma non meno importante sarà il diluvio di conti trimestrali in arrivo dalle aziende europee. Rilevanti anche i dati macro dell’Eurozona (disoccupazione, andamento del Pil e inflazione).

Ma il vero coup de théatre riguarda il Monte Paschi. Ieri, alla vigilia di una giornata comunque memorabile in cui si attendeva il via libera della Bce al piano di salvataggio messo a punto con gli advisors JP Morgan e Mediobanca e l’intervento di Atlante 2 sui non performing loans, è spuntata un’offerta alternativa messa a punto da Corrado Passera che può contare sul sostegno finanziario di Ubs, ma che ha alle spalle una cordata di fondi Usa. L’operazione potrebbe così rendere inutile l’intervento di Atlante. La proposta Passera-Ubs sarà esaminata oggi dal Cda per poi essere vagliata dalla Vigilanza della Bce, che dovrà accertare la consistenza del progetto.

Aumenta così, se possibile, l’attenzione per gli esami del comparto bancario, già ieri sotto forte stress. Le vendite si sono accanite su Deutsche Bank (-4,3%), ma non è stato risparmiato neanche il Banco de Santander (-3,9%). In forte ribasso anche il Crédit Suisse (-5,02%), nonostante il ritorno all’utile nel secondo trimestre. Sul listino italiano Intesa è scesa del 3%, Unicredit -3,7%. Arretrano anche Mediobanca (-1,2%), Banca Pop. Milano (-4,6%) e Banco Popolare (-2,9%). 

CROLLANO LE COMMISSIONI DI AZIMUT

Tra i titoli peggiori della giornata figura Azimut (-9,3%). Nel primo semestre la società ha registrato un utile netto più che dimezzato, a 68 milioni da 180 milioni, su ricavi a 313 milioni da 415 milioni. Il dato ha risentito del crollo delle commissioni di performance giù in parte scontato: il titolo ha accumulato una perdita da inizio che oggi sfiora il 40%. La società ha comunque confermato gli obiettivi finanziari al 2016 compresa la distribuzione della restante cedola da 1 euro nel quarto trimestre. Il gruppo ha annunciato la nomina ad Ad di Sergio Albarelli, ex country manager di Franklin Templeton. Deboli le assicurazioni: Generali -2,7%, Unipol -3,1%.

VOLA L’EX GOOGLE. BEZOS È PIÙ RICCO DI BUFFETT

La discesa del petrolio, compensata dai risultati dei Big della tecnologia, ha caratterizzato la seduta di Wall Street. Il Dow Jones ha perso lo 0,09% mentre l’S&P 500 è salito dello 0,22% e il Nasdaq dello 0,3%. Sul listino ancora un segno più per Apple, salita dell’1,4%. Su dell’1,3% anche Facebook dopo i buoni conti trimestrali. Parziale recupero di Twitter (+3,4%) dopo il calo del giorno prima.

Straordinari i conti di Alphabet. I ricavi dell’ex Google sono saliti del 21,3%, a 21,5 miliardi di dollari nel trimestre, mentre i profitti sono passati da 3,93 a 4,88 miliardi di dollari. È l’effetto di una formidabile ascesa degli introiti della pubblicità sul mobile. Nel dopo Borsa il titolo è salito del 6,5%, a 816 dollari.

Molto bene nel dopoborsa Amazon, +2,08% grazie al boom delle vendite su Internet e all’ottimo andamento del servizi odi video streaming. La fortuna di Jeff Bezos ha intanto superato quella di Warren Buffett: il terzo uomo più ricco del pianeta (dopo Carlos Slim e Bill Gates) adesso è lui.

BTP, NUOVO RECORD PER I 5 ANNI

Tensioni in vista degli stress test, ma anche delusione per alcune trimestrali sotto tono. Rallentano così le Borse europee, e Milano si tinge di rosso cupo. Ieri Piazza Affari ha chiuso la seduta in ribasso del 2%, a 16.523 punti. Meglio hanno fatto Parigi (-0,6%), Francoforte (-0,4%) e Londra (-0,4%).

Il Tesoro ha collocato 8,5 miliardi di euro, l’importo massimo, di Btp e Ccteu, tra cui 4,5 miliardi del nuovo decennale dicembre 2026. Il rendimento è sceso al nuovo minimo storico per il Btp a 5 anni e ha eguagliato il minimo storico dell’asta di marzo per i 10 anni. Stabile il clima di fiducia nell’Eurozona in luglio ma in netto calo a livello europeo a causa della flessione registrata nel Regno Unito.

ATLANTIA CONQUISTA NIZZA, MEDIASET- VIVENDI IN TRIBUNALE

Sempre più stretto il rapporto d’affari, non sempre facile, tra Roma e Parigi. L’ultimo episodio in ordine di tempo riguarda Atlantia (-0,90%), che ieri sera, a Borse chiuse, si è aggiudicata in consorzio con Edf il 60% di Aeroports de la Cote d’Azur (ACA), società pubblica che controlla gli aeroporti della costa azzurra (Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez) con un’offerta di 1,222 miliardi. “L’aeroporto di Nizza è un asset unico – ha commentato l’ad Giovanni Castellucci – al servizio di una delle più importanti destinazioni turistiche mondiali, con un forte potenziale di crescita”.

Sempre ieri si è consolidato l’asse tra Caltagirone e Suez-Gaz de France. Il gruppo francese aumenterà la propria presenza in Acea (-0,34%) passando dall’attuale quota del 12,5% al 23,3% grazie all’acquisto di azioni dal gruppo Caltagirone, che detiene il 15,8% della società capitolina. Caltagirone riceverà in cambio nuove azioni Suez pari al 3,5% del capitale, per un valore ai prezzi di ieri di 293 milioni di euro.

Ieri infine è andata in onda la replica di Mediaset (-2,8%) allo strappo con Vivendi. Il Cda della controllata di Fininvest, riunito per l’approvazione dei conti (in rosso per 27 milioni proprio per gli oneri legati all’accordo, sostiene il Biscione), ha respinto la proposta alternativa di Vivendi giudicandola “irricevibile perché incompatibile con il contratto vincolante già firmato”. I vertici del Biscione hanno quindi dato mandato agli “amministratori di adottare tutte le opportune azioni finalizzate ad ottenere l’adempimento del contratto da parte di Vivendi e, in caso di inerzia di quest’ultima, di agire in sede civile ed eventualmente anche penale a tutela degli interessi della società”.

Immediata la replica di Vivendi, che dice: “Noi onoriamo i nostri impegni e non accettiamo di essere accusati del contrario”, quindi, i francesi fanno sapere di riservarsi “il diritto di querelare per diffamazione” Mediaset.

ALLARME FORD, SBANDA FIAT CHRYSLER

Arriva da Detroit la gelata sul mondo a quattro ruote. Fiat Chrysler ha lasciato sul terreno l’8,05%. Secondo Exane Bnp Paribas (underperform) il target della società sui margini dell’area Nafta, pari a circa il 10% entro la seconda metà del 2017, è troppo elevato. Il giudizio trova conforto nei conti di Ford (-10%), che ha chiuso il secondo trimestre con un calo dell’utile superiore alle aspettative, nonostante la crescita dei ricavi.

Il risultato netto è 1,97 miliardi di dollari, in calo da 2,16 miliardi di dollari di un anno prima. Il management ha messo in guarda che nella seconda parte del 2016 ci potrebbe essere un calo dei margini in Nord America, l’area che nel secondo trimestre ha generato 2,7 miliardi di dollari di utile prima delle tasse. Il margine lordo di queste attività si è attestato all’11,3%, in discesa dal livello record del primo trimestre del 2016. L’allarme ha preso contagiato anche Gm (-4%).

PRECIPITA SAIPEM, BENE SARAS

Deboli i prezzi del petrolio: l’eccesso di scorte Usa, cresciute per la prima volta da tre mesi, ha spinto il Wti al ribasso di 78 centesimi, a 41,14 dollari al barile, così come il Brent consegna a settembre, giù di 79 centesimi a quota 42,68 dollari. In Europa l’indice Stoxx del settore Oil è sceso dell’1,5%, Eni ha perso ieri il 2,5%. Tenaris -2,9%.

Drastico e drammatico tonfo di Saipem, in ribasso del 9,7% dopo avere annunciato una revisione delle stime di ricavi e utile dell’intero 2016. Il profit warning non spaventa però più di tanto gli analisti. Citigroup ha confermato il giudizio Buy con un target di 0,52 euro. Mediobanca ha ribadito Outperform, target 0,47 euro. Goldman Sachs ha confermato il giudizio Buy, abbassando il target price a 0,59 euro da 0,62 euro. Saipem è un Buy anche per SocGen che ha lasciato il target invariato a 0,52 euro. Infine, Kepler-Cheuvreux ha ritoccato il prezzo obiettivo a 0,44 euro da 0,40 euro. Giudizio Hold invariato.

Alla Borsa di Amsterdam, Royal Dutch Shell perde il 3,7% dopo avere chiuso il trimestre con un utile che è meno della metà di quanto previsto dagli analisti. Opposta la situazione del settore raffinazione che, in caso di calo del greggio, può adeguare al rialzo i margini di lavorazione.

Quello di Saras è stato non a caso uno dei titoli migliori di oggi con un rialzo del 3,8% a 1,5160 euro. Il concorrente Neste Oil (Finlandia) stamattina ha pubblicato dati del secondo trimestre in robusta crescita e superiori alle attese: il titolo è volato sul nuovo massimo storico a Helsinki con un guadagno del 10%. Ieri mattina Macquarie ha annunciato di aver avviato la copertura di Neste e Saras con un giudizio Outperform. Il target price di Saras è stato fissato a 2 euro.

FINMECCANICA, OK I CONTI. ENEL-METROWEB, È FATTA.

Calano i ricavi ma crescono utili ed ordini per Finmeccanica/Leonardo. Il risultato netto cresce dell’89%, includendo ance la cessione di Fata. L’utile netto ordinario è stato di 200 milioni (+120%).

Il board di Enel ha approvato l’integrazione tra la controllata Open Fiber e Metroweb. La società, ha rivelato l’ad Francsco Starace, ha avviato discussioni sulla fibra anche con Iliad. Il board ha anche approvato la semestrale annunciando l’aumento dei target per il 2016.

Colpo di scena in casa Moncler. Nella società di Remo Ruffini che controlla la società dei piumini entrano Temasek, veicolo di investimento di Singapore e il proprietario di Dufry. Dalla finanziaria Ruffini Partecipazioni è uscito Gianni Tamburi che ora detiene una partecipazione diretta del 5,1% in Moncler. Goldman Sachs e JP Morgan hanno confermato il giudizio positivo alzando il rispettivo target price a 18,90 euro (da 18,60 euro) e a 19 euro (da 18 euro).

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