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Banca d’Italia, Visco e il sistema bancario che verrà

La conferma o meno del Governatore della Banca d’Italia, in scadenza a fine ottobre, cade in un momento politico e istituzionale molto delicato per l’avvicinarsi delle elezioni e sul tappeto restano le molte questioni che riguardano il futuro dell’intero sistema bancario italiano

Dalla notte dei tempi le nomine elettive o su designazione dei cittadini a ricoprire cariche pubbliche è un tema di grande interesse e irresistibile fascino.

Il mondo è ricco di esempi e aneddoti per fissare le regole necessarie per la scelta dei migliori governanti. Una deliziosa favola di Fedro racconta molto degli interessi in gioco e delle sollecitazioni che vengono dai sudditi, quando si discute di chi sia il sovrano più gradito. 

Allorché le rane, chiassose e dissolute, racconta Fedro, chiedono a Zeus di nominare un re visto che non riescono ad accordarsi tra di loro su chi eleggere, questi pensa di accontentarle con un re inconsistente e senza valore. Un re Travicello.

Le rane si risentono, ritornano da Zeus e questa volta si ritrovano l’esatto opposto del primo, un re tiranno, un serpente che inizia a divorare quelle improvvide. Fedro sembra dunque consigliarci che e’ meglio tollerare una situazione spiacevole che cambiarla in peggio. Una versione ante litteram di ottimo paretiano.

Questa favola ci è venuta in mente ora che e’ iniziato l’assalto politico/mediatico alla Banca d’Italia per la riconferma o meno del Governatore Visco. Nessuno però ne indica meriti o demeriti, cioè spiega perché dovrebbe essere confermato o sostituito; sono spesso prese di posizioni per conto terzi, a seconda delle convenienze politiche o peggio ancora partitiche, a tenere aperto il dibattito.

È noto che il Parlamento – oggi in scadenza – non ha gran voce in capitolo nella nomina del Governatore, in quanto la procedura è estremamente articolata e coinvolge i massimi vertici dell’ordinamento repubblicano, con una posizione di rilievo del Capo del Governo e del Presidente della Repubblica.

L’articolo 19, comma 8, della Legge 28 dicembre 2005, n. 262 (Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari) recita infatti che la nomina del Governatore è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Il procedimento si applica anche per la sua revoca. La carica, fino al 2005 senza limite di mandato, dura ora sei anni, ed è rinnovabile una sola volta. 

È anche fuor di dubbio che la riconferma o meno del dottor Visco, che scade il 31 ottobre, sarebbe opera di un governo che potrebbe essere completamente diverso nel 2018, dopo le elezioni politiche. Il Governatore si potrebbe trovare nella circostanza di non essere in sintonia, ferme restando le prerogative di indipendenza della Banca d’Italia, con il prossimo governo, nelle scelte di lungo termine che si dovranno compiere.  

Non sono poche infatti le istanze che, relativamente al sistema creditizio, sono da risolvere in una prospettiva che richiederà diversi anni.

Tra queste, ricordiamo l’avvio della riforma del sistema del credito cooperativo, che nel suo insieme rappresenta la terza banca del paese, e l’attenzione richiesta dal processo di consolidamento avviatosi in questi mesi con il salvataggio di un cospicuo numero di banche locali in crisi e che è probabilmente destinato a proseguire.

Parimenti in questo lungo elenco si possono annoverare la necessita’ della riconfigurazione industriale del sistema, ancora troppo labour intensive (fino al 2023 le uscite nette di personale sono stimate in oltre 50.000 unità) e continuerà la chiusura di sportelli (6000 unità tra il 2008 e il 2017, di cui ben 1.000 nel primo semestre di questo anno), con la necessaria crescita degli investimenti per accrescere il tasso di automazione dei servizi bancari.

Vi sono poi le trattative in sede europea su questioni fondamentali come la costituzione di un sistema unico di garanzia dei depositi tra i paesi dell’Unione, le modalità di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’ESM in caso di crisi, nonché l’assimilazione delle peculiarità nazionali a quelle dell’Unione bancaria.

Permane infine ancora elevato, seppure in discesa, lo stock delle sofferenze bancarie nette, che a luglio 2017 erano ancora pari a 66 miliardi, contro i 36 all’inizio della crisi.

Non è un elenco esaustivo, ma di per sé da’ l’idea della portata delle questioni in gioco, che richiedono massima autorevolezza e assoluta unità di intenti.

Sono questioni di natura strutturale richiamate anche nel convegno sulla Buona Finanza, tenutosi nei giorni scorsi a Roma, su iniziativa della CGIL, che ha visto la partecipazione del ministro Padoan, del Presidente dell’ABI Patuelli e dei vertici generali e di settore di quel sindacato. L’enfasi è stata ovviamente diversa da oratore a oratore, ma le preoccupazioni sono comuni a tutti.

È infatti in predicato il processo di ammodernamento del sistema bancario che è questione vitale per la capacità della nostra economia di competere efficacemente con i nostri naturali concorrenti.

La nostra proposta è allora semplice: proroga dell’attuale Governatore fino alla costituzione del nuovo governo nel 2018, che, dopo il voto, potrà occuparsi della sua riconferma o della sua sostituzione con più legittime motivazioni, in un contesto di regia strategica delle rilevanti problematiche avanti menzionate.

Come ci ricorda Fedro, se ognuno di noi ha quel che si merita, come governanti almeno rispettiamo questo principio fino in fondo: e’ pur sempre il bello della democrazia e fa nulla che il nuovo Governatore non debba andare in Parlamento a presentare il suo programma, come accade invece in Usa, per la Federal Reserve e in Europa per la Bce, quando devono scegliere un nuovo Presidente.

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