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Banca d’Italia: l’economia lombarda mostra segnali di ripresa, anche se il baluardo dell’export…

“Dati contraddittori, ma aspettative positive”: questo, in estrema sintesi nelle parole del dg di Bankitalia in Lombardia, Giuseppe Sopranzetti, lo stato di salute dell’economia lombarda, che però mostra diversi segnali preoccupanti, dal crollo dei prestiti alle imprese all’export che rimane importante ma perde colpi – Bene la domanda (anche interna).

Banca d’Italia: l’economia lombarda mostra segnali di ripresa, anche se il baluardo dell’export…

“I dati sono contraddittori, ma le aspettative positive”. Questo, in estrema sintesi nelle parole del direttore generale della Banca d’Italia in Lombardia, Giuseppe Sopranzetti, lo stato di salute dell’economia lombarda, stando ai dati dell’aggiornamento congiunturale reso noto oggi. Una situazione, quella della Regione italiana più produttiva, che rispecchia sostanzialmente quella del Paese: timida fiducia, confortata da alcuni numeri ma anche smentita da altri.

Sicuramente il bicchiere mezzo pieno è quello della domanda, che nei primi mesi del 2013 è tornata a crescere anche a livello interno: la curva ricomincia dunque a salire, anche se al momento è appena superiore ai minimi della prima metà del 2009. Più produzione dunque? No. O meglio, solo per le grandi imprese, quelle con oltre 200 addetti, e appena del +0,4% nel primo semestre, mentre la media è trascinata in segno negativo in particolare dal -0,8% delle aziende con meno di 50 addetti. Evidentemente molte aziende si sono ridimensionate (il tasso di utilizzo degli impianti è stabile rispetto al 2012 e ancora molto basso, al 71%) e stentano a riprendere la strada degli investimenti.

Questo anche perché, come emerge da un outlook sull’intermediazione finanziaria ancora meno ottimistico rispetto ai riscontri dell’economia reale, le aziende ricevono sempre meno prestiti. Qui il dato è particolarmente significativo: mentre i finanziamenti bancari alle famiglie resistono intorno a un livello di crescita zero, quello alle imprese (soprattutto alle grandi, che però paradossalmente sono quelle che vanno meglio) è nuovamente precipitato a livelli ancora più bassi rispetto a quelli del primo trimestre 2010, che erano i minimi dalla grande crisi in poi: -3,2% a giugno sui dodici mesi, -4,7% ad agosto.

Il settore più colpito rimane quello dei servizi (-5,9%, -3,9% nel 2012), seguito dal manifatturiero (-4,1%, -3,4% nel 2012), mentre il calo più contenuto è quello dei prestiti al comparto delle costruzioni (-1,7%, -1,8% l’anno scorso). La sorpresa è però che nonostante il calo oggettivo, le imprese sono meno pessimiste sull’accesso ai finanziamenti: sarà per i segnali di ripresa, sarà per le forme di credito alternativo (bond, mini-bond), ma mentre nel 2012 un’impresa su 4 lamentava un inasprimento dell’accesso al credito bancario, adesso è il 18% di loro a farlo. Inasprimento che è anche logico visto che secondo i dati raccolti da banche e società finanziarie il livello di insolvenza delle aziende lombarde ha superato qualsiasi massimo storico degli ultimi anni: nei 12 mesi terminati a giugno il flusso di nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti di inizio periodo ha raggiunto il 2,1%, valore in crescita dall’1,7% di fine 2012 e superiore a quello registrato durante la recessione del 2008-2009. Le imprese fanno dunque sempre più fatica a pagare, e come rilevato proprio oggi dal Cerved sempre più numerose chiudono i battenti: nel 2013 in Italia siamo già a quasi 10mila default, di cui un quarto proprio in Lombardia.

Del resto, tornando all’economia reale, sono forse più i mezzi bicchieri vuoti di quelli pieni: è sostanzialmente solo la manifattura a salvarsi, mentre ancora negativi sono i trend di costruzioni e servizi, e pure sul versante opere pubbliche, nonostante l’imminenza dell’Expo 2015, continua la discesa dopo il boom dell’inizio 2010, quando furono avviati molti grandi cantieri. L’occupazione, comunque, regge al 64,8% nel primo semestre, tasso superiore alla media del Paese anche se con la disoccupazione in leggero aumento.

In ogni caso, nonostante la leggera ripresa della domanda interna e in attesa di un ritorno alla produzione al massimo del suo potenziale, è ancora una volta l’export a salvare l’economia lombarda. La novità, semmai, è che anche questo baluardo sta scricchiolando nel 2013: il commercio verso i Paesi europei è infatti ulteriormente sceso dal -1,4% del 2012 al -2,9% dei primi sei mesi di quest’anno, ma soprattutto l’àncora di salvezza dell’export extra-Ue, quello dei famosi Paesi emergenti che fanno incetta di made in Italy (ma quest’anno siamo andati particolarmente bene solo in Russia e in Cina), è crollato passando dal +10,1% del 2012 al +3,2% attuale.

L’export fuori dall’Europa costituisce, comunque, quasi la metà delle esportazioni totali fatte dalla Lombardia: 25,4 miliardi di euro su 54,1 complessivi. Andando a vedere però nei singoli settori, i dati sono più che contrastanti e per alcuni comparti anche preoccupanti. Come quello del coke e dei prodotti petroliferi raffinati, che precipita dal +12,2% al -27,2%, o come il minerario, da -1,7% nel 2012 a -15,8% nei primi sei mesi 2013. O ancora come l’energia, da -2,9% a -7,3%. Torna invece in positivo il Food&Beverage, affondato l’anno passato al -4,5% e ora sul +0,5%, risale anche il metalli, seppur ancora in territorio negativo, ma l’exploit migliore arriva dai prodotti dell’agricoltura e della pesca: dal -5,4% del 2012 all’attuale +6,6%.

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