A poche ore dall’accordo raggiunto dal Consiglio Ambiente dell’Unione europea sullo stop ai motori a combustione, gli attori del settore fanno il punto sugli impegni da prendere, i cambiamenti da affrontare e le oppurtunità all’orizzonte nel settore dell’automotive.
L’occasione è il convegno organizzato dalla Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo su “Trasformazione e sostenibilità: le sfide e le opportunità per la filiera automotive”.
Confermato lo stop alle emissioni di C02 entro il 2035
Nella notte fra martedì e mercoledì il Consiglio dei ministri Ue dell’Ambiente ha annunciato di aver raggiunto l’intesa sul pacchetto di misure green ’Fit for 55’ per il clima che prevede tra l’altro la riduzione del 100% delle emissioni di Co2 entro il 2035 per auto e furgoni nuovi, quindi lo stop alla vendita di vetture a benzina e diesel entro quella data, confermando la proposta avanzata nel luglio 2021 e sancendo così il passaggio completo ai motori elettrici.
Tuttavia su richiesta di alcuni Paesi – tra cui Germania e Italia – è stato anche deciso di prendere in considerazione un futuro via libera per l’uso di tecnologie alternative come combustibili sintetici o ibridi plug-in se possono ottenere la completa eliminazione delle emissioni di gas serra. Nel 2026 la Commissione valuterà i progressi compiuti e riesaminerà gli obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici.
In Borsa l’automotive europeo è in rosso dopo decisione Ue
Dopo la decisione europea il settore dell’automotive ha segnato un netto calo in Europa. a Milano Stellatins segna il secondo giorno di calo con un – 3,05% a 11,82 euro, mentre Ferrari è a 173,90 ero in calo di 0,88%.
A Francoforte negativa la performance di Bmw (-3,08% a 72,18 euro come quella di Daimler a 54,72 euro (-2,61%) e Volkswagen in calo del 7,01% a 125,46 euro.
“Il settore Automotive si trova in una fase di profonda trasformazione, anche alla luce delle ultime istanze provenienti dalle istituzioni europee, e sono inevitabili una revisione del business model tradizionale, cambiamenti strutturali degli investimenti, un’accelerazione della crescita di scala per tutte le aziende della filiera”, sottolineano a Intesa Sanpaolo.
Dati Acea indicano che l’8% del PIL dell’Unione Europea è rappresentato da ricavi generati dal settore Automotive, l’11,5% della forza lavoro manifatturiera e ben il 6,6% della forza lavoro complessiva in Europa è coinvolta nel settore.
Settore in recupero nei prossimi due anni, per l’elettrico la sfida viene dalle materie prime
“Nel 2035 i veicoli elettrici avranno la quota di mercato più alta nelle principali regioni del mondo, ma la loro crescita sarà ostacolata da un costo delle materie prime più alto del 125% rispetto ad una vettura tradizionale” dice una ricerca di AlixPartners che nel fare il punto del settore automotive prevede un recupero nei prossimi due anni, senza però raggiungere i livelli pre-crisi.
“I volumi complessivi di nuovi veicoli immatricolati subiranno nel 2022 una lieve flessione raggiungendo 79 milioni di vetture rispetto alle 80 del 2021 e ancora lontane dai livelli 2019 (90 milioni di veicoli).
Le previsioni stimano un recupero marcato nel 2023 e nel 2024, rispettivamente a 87 e 95 milioni di veicoli” ha spiegato Dario Duse, managing director di Alix Partners.
Alla base della ripresa si possono prevedere il rimbalzo del mercato europeo e americano insieme a una ulteriore crescita del mercato cinese che supererà la soglia di 30 milioni di veicoli nel 2026. Come corollario ci sarà una progressiva maggiore domanda e disponibilità di componenti (chip).
In questo contesto il mercato italiano – atteso nel 2022 pari a 1,5 milioni di veicoli (-0,6 milioni e – 28% rispetto al 2019) – è previsto in recupero a 1,8 milioni di veicoli nel 2025 (+19% ma inferiore di 0,3 milioni di veicoli rispetto al 2019). “Le difficoltà nella catena di fornitura continueranno fino al 2024, anche se in un contesto di progressivo miglioramento della disponibilità di chip” dice Duse.
La svolta delle auto elettriche: in Italia dal 4% del 2021 al 54% nel 2030
Secondo le ultime previsioni di AlixPartners, le auto elettriche supereranno i veicoli tradizionali in termini di quota in tutti i principali mercati, ma non prima del 2035.
La recente conferma del programma Fit for 55 in Europa supporterà un ulteriore incremento e accelerazione della penetrazione di veicoli BEV in Europa, che rappresenteranno il 44% e l’83% rispettivamente nel 2028 e 2035.
In Italia è previsto che i veicoli a batteria passino dal 4% del 2021 al 54% nel 2030 – inferiore agli altri principali paesi europei – per convergere nel 2035 ai valori definiti dal Fit for 55.
“Mentre molte aziende stanno pianificando la propria transizione, è necessario sviluppare ulteriormente la capacità di riprogettare la catena di fornitura e gestire la transizione per limitarne il costo: i 70 miliardi di dollari di costo complessivo per l’industria fino al 2030 possono essere dimezzati con una gestione attenta e proattiva” dice Duse.
Le future richieste del consumatore: prezzo di acquisto, costo proprietà, comodità di ricarica
In futuro i nuovi acquirenti si concentreranno maggiormente sul prezzo di acquisto, sui costi di proprietà e sulla comodità di ricarica, il che richiederà uno spostamento della focalizzazione di costruttori e fornitori dal time-to-market alla competitività sui costi e un continuo investimento sulla rete di ricarica, che oltre alla capillarità dovrà anche raddoppiare l’utilizzazione (tempo in cui viene effettivamente erogata energia) per essere economicamente sostenibile e produrre ritorni sugli ingenti investimenti, dice AlixPartners.
Italia all’avanguardia per i sistemi di ricarica
Da questo punto di vista l’Italia che attualmente ha circa 28 mila punti di ricarica (14 mila colonnine, nella maggior parte a bassa potenza) potrà sfruttare i 750 milioni di euro previsti nel PNRR per installare ulteriori 21 mila punti di ricarica (10.500 colonnine), prevalentemente a media e alta potenza, potenzialmente sviluppando una capacità sufficiente nel 2025 al parco elettrico previsto nel 2030.
L’Italia è inoltre uno dei paesi all’avanguardia per lo sviluppo di sistemi di ricarica alternativi come l’induzione già in sperimentazione sulla autostrada Brebemi, tra Milano, Bergamo e Brescia.
“Il nostro gruppo si conferma non solo a supporto dell’economia, ma intende farsi parte attiva nell’anticipare i grandi cambiamenti strutturali e tecnologici dell’industria automobilistica sostenendo i piani di consolidamento e di sviluppo per l’intera filiera produttiva” ha detto Mauro Micillo, Chief della Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo. “Il settore Automotive ha sempre rappresentato un vertice tecnologico e un elemento essenziale del sistema produttivo italiano”.
L’emendamento Ferrari a beneficio dei marchi del lusso
I ministri europei dell’Ambiente riuniti a Lussemburgo hanno anche approvato una proroga di cinque anni dell’esenzione dagli obblighi di Co2 concessa ai produttori cosiddetti ‘di nicchia’, ovvero quelli che producono meno di 10.000 veicoli all’anno, fino alla fine del 2035. La clausola, talvolta chiamata ‘emendamento Ferrari’, andrà a beneficio in particolare dei marchi del lusso. Le misure deovranno essere negoziate con i membri del Parlamento europeo.