Condividi

Astrazeneca-Italia: la guerra sui vaccini in 4 punti

Cosa sta succedendo tra Astrazeneca e l’Italia? Perché il Premier Draghi ha bloccato l’esportazione dei vaccini? Cosa faranno gli altri Paesi? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Astrazeneca-Italia: la guerra sui vaccini in 4 punti

Tra Astrazeneca e l’Italia e scoppiata la guerra sui vaccini. Il premier Mario Draghi lo aveva preannunciato lo scorso 25-26 febbraio nel corso del Consiglio europeo –  tenutosi in videoconferenza – chiedendo alla Commissione Ue vincoli più rigidi sull’esportazione di dosi prodotte nella Ue. “Le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate”, aveva detto il Presidente del Consiglio in quell’occasione. 

I FATTI

Dalle parole ai fatti è passata meno di una settimana. Ieri, giovedì 4 marzo, l’Italia ha bloccato l’esportazione di oltre 250mila dosi del vaccino Astrazeneca, infialate nello stabilimento Catalent di Anagni e destinate a percorrere parecchi chilometri fino a Camberra, Australia. Draghi, inoltre, potrebbe aver fatto da apripista, dato che la presa di posizione italiana potrebbe essere presto imitata da altri Paesi. Anche la Francia “potrebbe fare la stessa cosa”, ha annunciato il ministro della Salute transalpino, Olivier Veran, in un’intervista a Bfmtv. “Stiamo discutendo a stretto contatto con gli italiani per avere un approccio europeo in merito”, ha aggiunto. 

Lo stop imposto da Draghi, di concerto con Bruxelles, rappresenta una prima, forte, risposta, ai ritardi di produzione – e conseguentemente di consegne – ripetutamente stabiliti da Astrazeneca. Lo scorso 22 gennaio, la società britannico-svedese aveva annunciato un taglio del 60% alle consegne destinate alla Ue nel primo trimestre del 2021. Successivamente, dopo una serie di colloqui, la riduzione era stata contenuta al 25%, ma il cambio di programma sta comunque incidendo sull’efficiacia della campagne vaccinali in tutta Europa, Italia compresa. 

L’annuncio sui tagli aveva già provocato la dura reazione delle istituzioni comunitarie, che avevano accusato Astrazeneca di dirottare fuori dai confini Ue una parte dei vaccini prodotti nel Vecchio continente. L’ad della casa farmaceutica, Pascal Soriot, aveva però smentito i sospetti.

LA REAZIONE DELL’AUSTRALIA

L’Australia, almeno per il momento, mostra comprensione: “In Italia le persone muoiono al ritmo di 300 al giorno: quindi posso certamente capire l’alto livello di ansia in Italia e in molti Paesi in tutta Europa. Sono in una situazione di crisi senza freni. Questa non è la situazione in Australia”, ha affermato il primo ministro australiano Scott Morrison. 

“Questa è una dimostrazione di quanto bene continui a fare l’Australia rispetto alla disperazione di altri Paesi”, ha detto il ministro australiano delle Finanze, Simon Birmingham, aggiungendo però che “avrebbe preferito che questa decisione da parte dell’Italia non ci fosse stata. Il mondo è in territorio inesplorato, e non è sorprendente che alcuni Paesi straccino le regole quando si trovano in queste condizioni”. Il ministro della Salute Greg Hunt ha spiegato che Canberra ha chiesto alla Commissione di rivedere la decisione.

LE REGOLE

Lo stop all’export dei vaccini prodotti nel nostro Paese è stato possibile grazie al “meccanismo temporaneo di trasparenza e autorizzazione”, un provvedimento comunitario entrato in vigore lo scorso 31 gennaio che impone alle case farmaceutiche che producono nella Ue di chiedere un’autorizzazione per vendere ed esportare i loro preparati a Paesi terzi. Ogni società deve compilare una richiesta da presentare ai Paesi in cui il vaccino viene prodotto o infilato contenente alcune specifiche informazioni. Prima fra tutte: il totale delle dosi già esportate e quelle da esportare. 

Il Governo che riceve la richiesta informa la Commissione Ue che a è chiamata ad esprimere un parere sulla questione. A quel punto l’ultima parola spetta comunque al Governo nazionale, che sceglie se autorizzare o no l’export dei vaccini. Bruxelles non ha avuto alcun rilievo da fare sulla decisione presa dal nostro Esecutivo. Secondo il Financial Times infatti l’Italia ha comunicato alla Ue la decisione di bloccare l’export dei vaccini già la scorsa settimana. La Commissione aveva il potere di respingere la decisione, ma non l’ha fatto. 

Il meccanismo temporaneo di trasparenza e autorizzazione è stato introdotto, tra l’altro, proprio per scongiurare il ripetersi delle tensioni vissute a gennaio con Astrazeneca, accusata da Bruxelles di privilegiare la distribuzione dei vaccini in Paesi extracomunitari, come il Regno Unito.

I MOTIVI DEL NO 

Tre i motivi che hanno portato Draghi a dire no. Li ha indicati uno per uno il ministero degli Esteri. Motivo numero uno: L’Australia non è considerata un Paese “vulnerabile”: ha in media 8 nuovi contagi al giorno. Nel corso di tutta la pandemia ha avuto 29mila casi di Covid-19, meno dei contagi registrati dall’Italia in un solo giorno durante i picchi della prima e della seconda ondata. I decessi complessivi sono 909. Motivo numero due: le dosi non possono essere esportate considerato “il permanere della penuria di vaccini nella Ue e in Italia e i ritardi nelle forniture dei vaccini da parte di AstraZeneca nei confronti dell’Ue e dell’Italia”. Tre: sono troppi i vaccini già usciti dall’Europa. Il ministero parla infatti di un “elevato numero di dosi di vaccino oggetto della richiesta di autorizzazione all’esportazione rispetto alla quantità di dosi finora fornite all’Italia e, più in generale, ai Paesi dell’Ue”. Secondo Repubblica, “la richiesta arrivata da Catalent per esportare un grande quantitativo di fiale non è l’unica: ce n’è un’altra pervenuta al nostro governo da 500 mila dosi”. 

Commenta