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Apple e Amazon flop, Exor vende Partner Re per 7,7 miliardi

Le strozzature della logistica mettono in difficoltà anche i giganti di Internet – A piazza Affari invece si prevede una giornata scintillante per la scuderia Agnelli-Elkann dopo la vendita di Partner Re ai francesi di Covea – Salgono i rendimenti dei Btp

Apple e Amazon flop, Exor vende Partner Re per 7,7 miliardi

I “colli di bottiglia” possono frenare anche i giganti. Lo hanno sperimentato i due campioni dell’economia a stelle e strisce: Apple ed Amazon. Wall Street, incredula, ieri sera ha preso atto che il titolo della Mela aveva mancato per la prima volta dal 2016 le aspettative del consensus a livello di utili. Per carità, i ricavi segnalano comunque una crescita del 29% nel trimestre. Ma, come ha confessato lo stesso Tim Cook, gli ingorghi e le strozzature della complessa catena logistica del colosso dell’iPhone (38 miliardi di ricavi su 83 totali) ha comportato perdite per 6 miliardi di dollari. E così, nel dopo Borsa, il titolo Apple (+2,6% nel pomeriggio) è sceso in picchiata del 4%.

LA LOGISTICA STOPPA LA CORSA DEI GIGANTI

Stessa sorte per Amazon, che, causa la spirale in ascesa dei costi, ha largamente mancato l’obiettivo degli utili stimati dl mercato. Non solo. Il ceo Andy Jassy ha anticipato che nel quarto trimestre l’azienda dovrà fronteggiare l’aumento dei salari combinato con la mancanza di personale più l’impennata dei costi del trasporto marittimo. E così i ricavi della stagione natalizia non supereranno i 140 milioni di dollari, 2 in meno delle stime. Il mercato ne ha preso atto: -4% nel dopo Borsa, nonostante tra luglio e settembre i ricavi, saliti del 15% a 110 miliardi di dollari, siano stati appena sotto le stime degli analisti.

SONY SI ALLEA CON TAIWAN SUI CHIP

La battuta d’arresto dei due pesi massimi ha avuto l’effetto di rallentare stamane la corsa dei listini asiatici. Assai più della battuta d’arresto del Pil Usa del terzo trimestre (solo +2% contro +6,5% precedente) che, combinata con il calo delle materie prime, ha ridotto l’urgenza del rialzo dei tassi. Ma, soprattutto, ha innescato il calo del dollaro nei confronti di tutte le valute più importanti, compreso l’euro. I mercati segnalano così di non credere che la Bce potrà a lungo sostenere una politica monetaria ultra-espansiva, mentre prende il via il tapering della Fed.

Deboli il future del Nasdaq (-0,6%) e delle Borse orientali. L’indice Bloomberg APAC è in calo dello 0,3%, l’Hang Seng di Hong Kong perde lo 0,5%, il Kospi di Seul lo 0,7% (meglio Samsung di Apple) e l’S&P ASX 200 di Sidney l’1,1%. Salgono il Nikkei (+0,3%) e il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen (+0,3%).

Sony ha confermato ieri l’avvio della costruzione di un impianto di chip in Giappone assieme alla taiwanese Tsmc.

NASCE META, ZUCKERBERG CERCA DI SFUGGIRE ALL’ASSEDIO

Ieri sera, prima delle comunicazioni di Apple, il mercato Usa era in forte rialzo: Dow Jones +0,58%, S&P +0,98%, Nasdaq +1,39%.

Cambia nome l’impero di Mark Zuckerberg. La holding si chiamerà Meta e avrà per obiettivo di procedere alla creazione di un universo virtuale attraverso l’intelligenza aumentata. Sotto ci saranno Facebook, il social network sotto tiro, WhatsApp e Instagram.

SCENDE IL GAS, PETROLIO POCO MOSSO

Prosegue la fase di debolezza delle materie prime: l’indice Bloomberg Commodity stamattina perde lo 0,1%, quarto giorno consecutivo di ribasso. Il petrolio WTI è poco mosso a 82,9 dollari. Ieri il prezzo del gas naturale al terminale olandese è sceso dell’11%. Stamattina il future del gas naturale trattato a New York è in calo del 2%.

Il Treasury Note a dieci anni si indebolisce a 1,60% di rendimento, da 1,55% di ieri.

LA BCE LIQUIDA IL PEPP, MA AI MERCATI NON BASTA

Poche le sorprese dal direttorio Bce. Almeno all’apparenza, perché, se era largamente scontato che la Banca centrale mantenesse invariata la politica dei tassi, hanno sorpreso le parole sul programma Pepp: la governatrice Lagarde ha confermato che il programma terminerà a marzo, ma non ha detto se e come verrà sostituito. La vera domanda, a questo punto, è che tipo di programma verrà dopo il Pepp. Lagarde si augura che la flessibilità del Pepp continui a essere una caratteristica dei programmi futuri, ma non è affatto chiaro se ci sia accordo nel Consiglio dell’istituto su questo punto: i falchi (a dicembre ancora forti della presenza di Jens Weidman) non vedono di buon grado che, con la fine della fase più severa della pandemia, la Bce debba continuare a essere così attiva sul mercato. Le colombe pensano invece che la ripresa sia ancora debole e che, perciò, ci voglia un nuovo strumento di stimolo dell’economia. Il nodo cruciale riguarda “l’inflazione, l’inflazione, l’inflazione”, ha ripetuto tre volte Lagarde: la Bce ritiene che le cause dell’aumento dei prezzi (energia, supply chains e l’effetto dell’aumento dell’Iva tedesca) siano destinati a diminuire nei prossimi mesi. Perciò non è il caso di programmare aumenti dei tassi, mentre il mercato, a giudicare dai prezzi, prevede la svolta a fine 2022.

L’INCERTEZZA PESA SUI “PERIFERICI”

Come finirà? Una risposta arriverà nella riunione del 16 dicembre, quando la Bce pubblicherà le nuove previsioni macro (che includeranno il 2024) e annuncerà come il Pepp sarà rimpiazzato. Ma i silenzi di ieri sul tema lasciano intuire che ci siano divergenze non solo tra il mercato e la Bce, ma anche all’interno del Consiglio: trovare un compromesso che riesca ad accontentare tutti non sarà facile. “Intanto – nota Fabio Castaldi di Pictet – i mercati obbligazionari restano impostati al ribasso, con perdite amplificate sui titoli di stato periferici (BTP in testa)”.

SCHIZZANO I RENDIMENTI DEI BTP, SPREAD A 118

Il titolo più colpito è stato il Btp decennale, risalito oltre l’1%, sui massimi da fine maggio: l’incremento giornaliero di 14 centesimi è il più consistente da aprile dell’anno scorso. In chiusura di seduta il Btp a 10 sale allo 0,982%, dopo aver superato l’1%. Si allarga la forbice con il Bund: lo spread è a quota 118,16 punti. Nell’asta a medio e lungo termine, in cui ha debuttato il nuovo Btp a 10 anni giugno 2032 assegnato per 3,75 miliardi, il Tesoro ha infatti dovuto pagare il massimo da agosto 2020 sul tratto decennale e quello da settembre dell’anno scorso sul titolo a cinque anni.

SALE MILANO, SHELL E VOLKSWAGEN FRENANO I LISTINI

Piazza Affari si concentra sulle trimestrali e chiude con un progresso dello 0,31% a 26.890 punti base.

Il Consiglio dei ministri ha approvato la nuova legge di Bilancio. L’importo complessivo delle misure previste è di 30 miliardi, di cui 23,4 in deficit. “Questa è una legge espansiva, in piena coerenza con gli altri documenti che guidano l’azione di governo”, ha dichiarato il premier Mario Draghi durante la presentazione della manovra.

Debole Francoforte (-0,09%). I prezzi al consumo, secondo i dati preliminari dell’istituto di statistica Destais, sono saliti dello 0,5% in ottobre rispetto a settembre, portando l’inflazione a +4,5% annuo, al massimo dal 1993. Le attese erano per un valore del 4,4%. Il dato armonizzato mostra un incremento congiunturale dello 0,5% e tendenziale del 4,6%.

Volkswagen -4,47% dopo aver tagliato le previsioni per le consegne di auto e aver riportato un utile trimestrale al di sotto delle attese a causa della carenza globale di chip.

Contrastati gli altri listini: Amsterdam -0,38%; Parigi +0,75%; Madrid +0,63%; Londra -0,07%.

Royal Dutch Shell -3,24% sotto la pressione del fondo activist di Daniel Loeb che chiede la creazione di due società (una verde, l’altra per il petrolio), dopo aver registrato utili al di sotto delle aspettative per il terzo trimestre.

MA LA BIRRA ANHEUSER FA FOLLIE: +10,3%

Corre il settore Food & Beverages: Anheuser Bush Inbev, il maggior produttore di birra al mondo, avanza del 10,33% a Bruxelles dopo aver alzato le previsioni.

Airbus +1,82% sulla scia del rialzo i target finanziari 2021.

EXOR CEDE PARTNER RE A COVEA PER 7,7 MILIARDI DI EURO

Exor prenota un posto da protagonista nella seduta di stamane. La holding di casa Agnelli e Covéa hanno firmato ieri un nuovo memorandum d’intesa secondo il quale il gruppo cooperativo francese, una volta consultati i propri comitati aziendali, sottoscriverà l’accordo definitivo per comprare PartnerRe. Il prezzo è quello fissato prima della rottura all’inizio del Covid: 9 miliardi di dollari (pari a 7,7 miliardi di euro), da versare in contanti a metà 2022. Il corrispettivo si basa su un valore del patrimonio netto di Partner-Re di 7 miliardi di dollari, che con la chiusura del bilancio 2021 potrà vedere aggiustamenti. Non solo: le parti si sono accordate per estendere gli accordi di collaborazione firmati nell’agosto 2020, quando era iniziato il disgelo. Exor acquisirà partecipazioni di Covéa in veicoli speciali di riassicurazione gestiti da Partner-Re per 725 milioni di dollari e le due compagnie continueranno a investire in fondi gestiti da Exor.

STELLANTIS DIFENDE I TARGET, FERRARI VERSO IL RECORD

Ieri intanto ha chiuso in rosso Stellantis (-1,56%) dopo una seduta quasi sempre in terreno positivo. Il mercato ha comunque apprezzato nella trimestrale la conferma del target relativo al margine di utile operativo adjusted a circa il 10% per l’intero esercizio, a fronte di un calo del fatturato del trimestre legato alla crisi dei chip.

Ferrari (+2,26%) sembra di nuovo lanciata verso un nuovo record storico in vista della prossima trimestrale (2 novembre).

STM IN RALLY A PIAZZA AFRFARI E A PARIGI

Come capita solo ai grandi campioni, Stm (+6,41%) chiude la giornata in testa al Giro d’Italia ed al Tour de France, dopo aver battuto le previsioni degli analisti di Milano e di Parigi. Il titolo della jv europea dei semiconduttori sale ai massimi dal 2001 nonostante l’impatto negativo dei blocchi della produzione in Malesia, che pesano sulle vendite legate al settore automotive. La forte domanda globale e i programmi di coinvolgimento dei clienti nel Personal Electronics hanno contribuito a far sì che le entrate siano state in linea con le attese.

CORRE DIASORIN AL TOP DEL SETTORE EUROPEO

Un altro lampo illumina Piazza Affari: Diasorin +4,7%, miglior titolo dell’indice Stoxx Healthcare europeo, a sua volta bene intonato con un rialzo dello 0,6%. Il rialzo ha coinciso con la conclusione dell’acquisizione definitiva dell’americana Luminex.

SAIPEM CROLLA DOPO IL PIANO, CADE ANCORA NEXI

Saipem lascia sul terreno il 10,98% dopo la presentazione dei conti e del piano strategico al 2025. Il neo ad Francesco Caio davanti agli analisti ha detto che si tratta del risultato “di scelte del passato che dobbiamo gestire in una fase di transizione e di derisking. Sarà poi il mercato a giudicare la nostra azione sulla base dei fatti. Noi abbiamo indicato una strada e su quella strada il mercato ci misurerà”.

In scia, chiudono deboli gli altri petroliferi e le utility: Eni -1%, Tenaris -2%, A2A -2,5% e Italgas -1,7%.

Profondo rosso per la seconda giornata consecutiva anche per Nexi (-9,06%), che ha continuato i cali del mercoledì (-6,64%) in scia alle perdite del competitor francese Worldline.

TIM AI MINIMI, VIVENDI METTE NEL MIRINO GUBITOSI

Non meno triste la congiuntura di Telecom Italia (-5%), ai minimi da un anno dopo che il gruppo telefonico ha nuovamente rivisto al ribasso la guidance sul 2021 a causa del peggioramento delle condizioni del mercato domestico. Dopo due allarmi utili in quattro mesi, tre piani industriali disattesi e dopo che la capitalizzazione del titolo si è dimezzata nell’arco di quattro anni, l’ad di Tim Luigi Gubitosi si trova stretto alle corde. Mercoledì sera, fonti vicine al primo azionista del gruppo telefonico, ovvero Vivendi (23,9% di Tim), si sono dette “deluse dai risultati”, ma vicine “all’azienda e alle istituzioni tricolori”. In proposito Vivendi avrebbe chiesto la convocazione di un cda straordinario per correre ai ripari.

VOLA AMPLIFON. PREMIATA UNICREDIT: “MPS, PER NOI È CHIUSA”

Corre Amplifon (+3,34%), all’indomani della pubblicazione dei risultati dell’ultimo trimestre. Il titolo è finito sotto la lente degli analisti: Equita Sim (rating hold e target price a 39 euro) ha segnalato i risultati del terzo trimestre in linea con le attese, con una crescita organica guidata dalle Americhe.

In evidenza anche Unicredit (+1,2%) che ha migliorato la guidance su utili e ricavi per il 2021 dopo i conti del terzo trimestre migliori delle attese, a poco più di un mese dalla presentazione del nuovo piano strategico, il primo firmato dal Ceo Andrea Orcel, il 9 dicembre. “I risultati del terzo trimestre sono nettamente migliori alle attese, principalmente grazie a maggiori ricavi e soprattutto a un più basso costo del rischio”, commenta Equita nel report giornaliero. A proposito di Mps, Orcel è stato drastico: “La finestra che si era aperta per un accordo con Mps ora per noi si è chiusa”.

TECHNOGYM INCIAMPA SULLA TRIMESTRALE

Spicca Gvs (+8,7%), promossa a Buy da Goldman Sachs. Tonfo di Technogym (-5,52%): dopo i conti, Banca Akros ha ridotto la raccomandazione sul titolo da neutral a reduce, con prezzo obiettivo che scende da 11 a 8 euro.

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