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Bce: la stretta è lontana, l’inflazione calerà nel 2022

Le previsioni di medio termine parlano di un aumento dei prezzi ancora inferiore al 2%, perciò l’Eurotower conferma i tassi al minimo storico – Lagarde: “Penso che il Pepp finirà a marzo”

Bce: la stretta è lontana, l’inflazione calerà nel 2022

“Ci attendiamo altri rialzi” dell’inflazione a breve termine, “ma poi una moderazione il prossimo anno”: per questo, la stretta monetaria nell’Eurozona è ancora lontana. Lo ha confermato giovedì Christine Lagarde, numero uno della Banca centrale europea, dopo l’ultima riunione del Consiglio direttivo.

I margini d’incertezza sulla ripresa e la natura “temporanea” dell’aumento dei prezzi – due aspetti su cui l’Eurotower insiste da tempo – giustificano il mantenimento di una politica monetaria espansiva. La Bce ha quindi lasciato ai minimi storici i tassi d’interesse: a zero quello sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0,25% quello marginale e a -0,50% quello sui depositi presso la Banca centrale stessa.

Cosa ancora più importante (ma non sorprendente per il mercato), l’istituto di Francoforte ha confermato la forward guidance: in sostanza, la Bce non toccherà il costo del denaro finché non riterrà che l’inflazione sia destinata a raggiungere il 2% “molto prima” della fine dell’orizzonte temporale delle proiezioni macroeconomiche elaborate dalla stessa Bce. Non solo: per giustificare un aumento dei tassi, il rialzo dell’inflazione dovrà anche essere considerato “durevole”.

Proprio questo aggettivo è cruciale nel determinare l’indirizzo attuale della politica monetaria: malgrado i recenti rialzi, infatti, “continuiamo a prevedere che l’inflazione sul medio termine resterà al di sotto del nostro obiettivo del 2% – ribadisce Lagarde – A settembre l’inflazione dell’area euro ha raggiunto il 3,4% e ci attendiamo che salga ancora quest’anno, ma anche che cali nel corso del prossimo anno. Il rialzo riflette ampiamente una combinazione di tre fattori: i prezzi dell’energia, che sono saliti bruscamente, e che a settembre hanno pesato per circa metà dell’inflazione complessiva. Secondo, i prezzi salgono anche perché il recupero della domanda dovuto alle riaperture supera l’offerta, lo si vede nei prezzi dei beni di consumo più colpiti dalle penurie sulle forniture. Terzo, ci sono gli effetti di base dovuti al taglio dell’Iva in Germania (durante i primi mesi di crisi da lockdown) che stanno ancora contribuendo. Ci attendiamo che l’influenza di tutti e tre questi fattori si allenti o vada a calare nel paragone su base annua” il prossimo anno.

La Banca centrale ha poi confermato a 1.850 miliardi di euro la dotazione del Pepp, il piano di acquisto titoli varato contro l’emergenza pandemica. “A questo stadio – aggiunge la numero uno dell’Eurotower – penso che il Pepp si concluderà a fine marzo 2022”, ossia alla scadenza naturale.  

Infine, il Consiglio direttivo ha confermato che il quantitative easing tradizonale proseguirà al ritmo di 20 miliardi di euro al mese. Restano immodificate anche le politiche di reinvestimento e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine.

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