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America Latina: nuova frontiera per nearshoring e libero scambio? Svetta il Messico e calano gli scambi commerciali tra Usa e Cina

Il Messico ha superato la Cina come primo partner commerciale degli Stati Uniti, mentre la Ue ha perfezionato l’accordo con il Cile sulla liberalizzazione di commercio e investimenti

America Latina: nuova frontiera per nearshoring e libero scambio? Svetta il Messico e calano gli scambi commerciali tra Usa e Cina

Per la prima volta dopo 20 anni il Messico ha superato la Cina qualificandosi come primo partner commerciale degli Stati Uniti. I dati pubblicati dallo U.S. Census Bureau evidenziano che il deficit commerciale degli Usa con la Cina si è ridotto notevolmente lo scorso anno, con le importazioni di merci dal Paese del Dragone in calo del 20% a 427,2 miliardi di dollari, mentre le esportazioni messicane si sono attestate a 475,6 miliardi. 

Scambi Stati Uniti-Cina in calo: ecco perché

Gli economisti affermano che la diminuzione degli scambi commerciali con la Cina è chiaramente legata alle tensioni che hanno significativamente logorato i rapporti commerciali tra i due Paesi negli ultimi anni, ed in particolare ai dazi imposti dall’amministrazione Trump e poi mantenuti dall’amministrazione Biden.

Tuttavia, una ricerca condotta dalla School of Global Policy and Strategy dell’Università della California a San Diego, ha mostrato che gli scambi commerciali con la Cina sono diminuiti per i prodotti soggetti a dazi elevati, come cacciaviti e rilevatori di fumo, mentre il commercio di prodotti esenti da dazi, come asciugacapelli e forni a microonde, ha continuato a crescere.

Pertanto, la riduzione degli scambi commerciali statunitensi con la Cina potrebbe non essere così drastica come sembra, anche perché molte multinazionali hanno spostato parte della loro produzione dalla Cina verso altri Paesi, continuando però a procurarsi alcune materie prime e componenti da Pechino. In altri casi, le compagnie potrebbero semplicemente far passare merci effettivamente prodotte in Cina attraverso altri Paesi per evitare i dazi statunitensi.

Gli Usa e il fenomeno del nearshoiring

È, tuttavia, un dato di fatto che i rischi geopolitici stanno chiaramente spingendo le imprese a guardare ad altri mercati, in particolare quelli con costi bassi e relazioni commerciali stabili con gli Stati Uniti, come il Messico. È il fenomeno del nearshoring, che consiste nel ri-orientamento delle catene di fornitura globali in Paesi che sono vicini sia fisicamente che politicamente. Il confronto tra Stati Uniti e Cina per la leadership mondiale, i problemi alle lunghe catene del valore acutizzati dalla pandemia e, da ultimo, il conflitto tra Russia e Ucraina, infatti, hanno spostato l’attenzione dall’efficienza e i costi alla resilienza e l’affidabilità. 

In questa situazione, il Messico si è distinto come potenziale beneficiario a lungo termine di questo trend, non solo grazie alla sua posizione geografica privilegiata, ma anche per il convenientissimo costo del lavoro (i minimi in media si aggirano intorno ai 4,90 dollari l’ora, contro i 7,25 degli Stati Uniti). Mentre gli IDE nei Paesi in via di sviluppo sono calati del 9% nel 2023, i flussi di tali investimenti verso il Messico sono invece aumentati del 21% lo scorso anno, secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo.

Un’altra economia coinvolta nei cambiamenti di rotta tra Stati Uniti e Cina è la Corea del Sud. Come il Messico, la Corea del Sud è soggetta a dazi più bassi perché ha un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Le aziende sudcoreane, inoltre, stanno beneficiando particolarmente dell’Inflation Reduction Act varato dall’amministrazione Biden per favorire la transizione green, grazie al quale possono contare sulla concessione di crediti d’imposta ai consumatori che acquistano veicoli elettrici. 

L’accordo sul commercio tra Unione europea e Cile

Allo stesso tempo, il 29 febbraio scorso il Parlamento europeo ha approvato l’accordo quadro avanzato Ue-Cile e l’accordo complementare sulla liberalizzazione del commercio e degli investimenti. L’accordo di associazione UE-Cile è entrato in vigore nel 2005, ma poiché le relazioni commerciali e di investimento non hanno raggiunto il loro pieno potenziale, le due parti hanno concordato di modernizzare l’accordo. 

I nuovi accordi definiscono il quadro per una cooperazione politica ed economica più profonda e più ampia tra i partner che sono in linea sugli stessi standard in merito a questioni globali, come le questioni estere e di sicurezza, lo sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente, il cambiamento climatico, l’energia sostenibile, lo stato di diritto e i diritti umani. Per la prima volta in un accordo Ue, c’è un capitolo dedicato al commercio e al genere, con l’impegno di entrambe le parti a eliminare le discriminazioni nei confronti delle donne.

Nell’ambito del pilastro commerciale, circa il 99,9% delle esportazioni dell’Ue sarà esente da dazi, ad eccezione dello zucchero, con un aumento del valore delle esportazioni dell’Ue fino a 4,5 miliardi di euro. I prodotti agricoli più sensibili sono esentati dalla piena liberalizzazione. Tra questi vi sono la carne, alcuni prodotti ortofrutticoli e l’olio d’oliva. Si prevede che l’accordo garantirà un migliore accesso alle materie prime e ai combustibili puliti come litio, rame e idrogeno.

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