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AmCham: Italia fuori dalla crisi, ma deve attrarre più investimenti

Secondo un paper realizzato da AmCham Italy con Ernst Young, il 2015 è stato un anno di inversione di tendenza per il nostro Paese, con un miglioramento dei principali indicatori economici, dopo il crollo registrato dal 2008 in poi – Per crescere ulteriormente, però, l’Italia deve diventare in grado di attrarre più investimenti esteri, soprattutto agendo sul piano delle riforme per rendere più efficienti burocrazia e sistema giudiziario.

L’Italia è uscita dalla recessione e dalla crisi. E a portarla fuori dalle secche di uno dei periodi peggiori per l’economia mondiale è stato, oltre ad un miglioramento della congiuntura internazionale, le riforme del Governo Renzi. A dirlo è il policy paper, sviluppato da AmCham Italy in collaborazione con EY e Legance Avvocati Associati e presentato al convegno “Italy is Back: Investment Climate 2016””, organizzato da American Chamber of Commerce in Italy.

Nel corso del 2015, infatti, si è registrato un miglioramento dei principali indicatori economici, tra i quali spicca l’incremento percentuale del PIL maturato nel corso del 2015, che ha giovato molto anche della politica monetaria espansiva varata dalla Banca Centrale Europea.

In ogni caso, l’Italia ha invertito la tendenza, dopo aver perso quasi il 9% del proprio Pil dal 2008. Un miglioramento sia dalle stime macroeconomiche elaborate per il futuro dal Fondo Monetario Internazionale sia soprattutto dalla crescita dell’Italia nelle principali classifiche internazionali, come il Doing Business, il World Competitiveness Report e l’Economic Freedom Score.

Una crescita che però, secondo il paper, non rispecchia ancora appieno il potenziale valore dell’ottava potenza industriale al mondo che ha il secondo sistema manifatturiero europeo, soprattutto sul fronte del rapporto tra investimenti esteri attratti rispetto al PIL. Secondo lo studio se l’Italia riuscisse a riallinearsi rispetto alla media europea su questo fronte, il PIL italiano subirebbe un incremento annuale di 3 punti percentuali equivalenti a 50 – 60 miliardi di euro all’anno.

Decisive, in ogni caso, sono state le politiche decise dall’attuale Governo che, dal suo insediamento nel febbraio 2014, ha immediatamente aperto il cantiere delle riforme, tra cui spiccano il Jobs Act, l’impostazione della riforma fiscale, la riforma della Pubblica Amministrazione, quella della Giustizia fino alla Riforma Costituzionale.

Uno degli obiettivi dell’esecutivo, infatti, è quello di risolvere quelle criticità strutturali che ostacolano una più cospicua attrazione degli investimenti diretti esteri, fondamentali per accelerare la crescita del Paese.

Il documento sviluppato da AmCham Italy, infatti, punta la sua attenzione proprio sugli investitori esteri, e in particolare quelli statunitensi: la dimensione dell’interscambio commerciale, pari a oltre 60 miliardi di dollari nel 2015 che rende gli Stati Uniti il terzo partner italiano e l’Italia il decimo partner commerciale americano, spiega quanto questo mercato sia importante per il nostro sistema.

Le criticità che impediscono all’Italia di diventare ancora più attraente dal punto di vista degli investimenti sono note: l’inefficienza della burocrazia, il funzionamento del sistema giudiziario, la pressione e la complessità del sistema fiscale, le difficoltà nell’accesso al credito e la rigidità del mercato del lavoro.

Criticità che devono essere superate l’implementazione delle riforme sopra citate, anche alla luce di uno scenario internazionale caratterizzato da forti incertezze di carattere geopolitico, come il rischio della Brexit e l’instabilità politica nell’area mediorientale.

“Lo sforzo fatto da AmCham Italy nell’elaborare questo documento – spiega Stefano Venturi, Presidente AmCham Italy e AD gruppo Hewlett Packard Enterprise in Italia – dimostra la grande attenzione rivolta al tema dell’attrattività degli investimenti, vero elemento su cui lavorare per migliorare la competitività del nostro Paese”. 

 Secondo Donato Iacovone, Ad di Ey in Italia e Managing Partner dell’Area Mediterranea, “Le eccellenze e le qualità del made in Italy sono ampiamente riconosciute a livello internazionale e si stima che la domanda di beni prodotti nel nostro Paese aumenterà globalmente nei prossimi anni”.

“L’apertura verso i mercati globali, supportata anche da processi di digitalizzazione – aggiunge Iacovone -, rappresenta uno dei principali driver di crescita per le realtà imprenditoriali e l’innovazione è la chiave di volta per accompagnare il percorso di sviluppo delle nostre PMI”.

La strada per rendere più attrattivo il nostro Paese è chiare, al Governo spetterà il difficile compito di mettere in campo tutti gli strumenti adatti per sfruttare le opportunità presenti e per costruirne di ulteriori, consapevoli delle nostre debolezze ma consci dei nostri punti di forza e delle eccellenze di capitale umano e produttivo che sono stati e sono lo scheletro su cui costruire il futuro del nostro Paese.


Allegati: Il paper di AmCham ed Ey

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