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Agricoltura Ue: la guerra condiziona la politica della sostenibilità, ma 17 Associazioni vogliono difenderla

Per far fronte alle difficoltà poste dalla guerra, in molti sostengono la necessità passare a un’agricoltura Ue meno sostenibile, ma 17 Associazioni italiane si oppongono

Agricoltura Ue: la guerra condiziona la politica della sostenibilità, ma 17 Associazioni vogliono difenderla

In tema di agricoltura Ue, la politica incentrata sulla sostenibilità e sui programmi di abbattimento delle emissioni inquinanti non va abbandonata. Lo sostengono 17 fra Associazioni italiani (ambientaliste, dei consumatori e dei produttori biologici), replicando a quanti sostengono la necessità di sospendere le norme della Politica agricola post 2022.

L’appello per tutelare l’agricoltura Ue

“Indebolire le Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversità 2030 dell’Unione Europea e rivedere le norme ambientali della nuova Pac sarebbe un grave errore e non risolverebbe i problemi collegati all’aumento dei prezzi e disponibilità di materie prime, problemi ulteriormente aggravati dalla guerra in Ucraina che stanno mettendo in grave difficoltà le aziende agroalimentari europee e nazionali”. Questo l’appello al governo – in particolare ai ministri Patuanelli e Cingolani – sottoscritto da organizzazioni in prima linea nella transizione green, tra cui Associazione Consumatori Acu, Associazione Italiana Biodinamica, Associazione Terra, FederBio, Greenpeace Italia, Isde Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu-BirdLife, Slow Food Italia e Wwf Italia.

Patuanelli aveva detto che bisogna posticipare l’entrata in vigore delle misure introdotte dalla Pac (perché limitano la produzione) e incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche. La tesi di fondo è che l’agricoltura Ue non garantisca l’autosufficienza su alcune produzioni, soprattutto perché la guerra sta cambiando molti scenari.

L’aumento dei prezzi

Pur di garantire gli approvvigionamenti e non avere contraccolpi di lungo periodo sui prezzi, anche nelle Regioni si sta facendo strada una richiesta di sospensiva verso la Pac. La sicurezza alimentare in Europa e in Italia si difende puntando sulla transizione ecologica dell’agricoltura, non indebolendo norme ottenute con fatica e lunghissime mediazioni fra i 27 governi, dicono invece le Associazioni.

Al G7 straordinario sull’agricoltura l’Italia aveva espresso la preoccupazione per il conflitto sia per la reperibilità che per l’aumento incontrollato dei prezzi. Effetti pesanti soprattutto per il mancato approvvigionamento di cereali e di semi oleosi, di cui l’Ucraina è uno dei maggiori esportatori. Il calo delle esportazioni riguarda anche fertilizzanti e carburanti, ma da parte della Russia per effetto delle sanzioni.

La guerra ha messo a nudo criticità strutturali nelle produzioni agricole di casa nostra, compensate da anni da alti livelli di import. Le finalità della politica agricola europea rapportate agli obiettivi del Green Deal sarebbero una morsa troppo stretta, ma si farà di tutto per non restare schiacciati. Le associazioni, infatti, insistono. La sicurezza agroalimentare in Europa passa anche dalla riduzione del numero degli animali allevati, che “consentirebbe di liberare terreni per colture alimentari, capaci di soddisfare meglio diete diversificate e a basso impatto sul clima”, scrivono ancora le Associazioni.

I numeri dei due Paesi in guerra chiariscono lo sfondo su cui si sta consumando la polemica. Russia e Ucraina insieme hanno in mano il 30 % del commercio mondiale di grano e il 19% di mais destinato agli allevamenti. Per l’olio di girasole – alla base di decine di prodotti alimentari della grande industria – l’Ucraina controlla l’80% del mercato globale e l’industria italiana è già corsa ai ripari.

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