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Addio a Guido Ghisolfi, imprenditore innovativo: si è sparato nella sua auto

Aveva 58 anni e aveva lanciato la Beta Renewables tra i leader del bioetanolo di seconda generazione, quello che si produce da fibre non alimentari. Esportava tecnologia Made in Italy in Brasile e in Oriente. Il padre aveva fondato il gruppo Mossi e Ghisolfi, multinazionale che produce il Pet per imballaggi. In politica la simpatia per Renzi.

Addio a Guido Ghisolfi, imprenditore innovativo: si è sparato nella sua auto

Un colpo di fucile e Guido Ghisolfi, straordinario e innovativo industriale, ha deciso di uscire di scena. Lo hanno trovato morto ieri sera nella sua auto a Carbonara Scrivia, in provincia di Alessandria. Aveva 58 anni. Figlio di Vittorio, il «re» dei polimeri, Guido Ghisolfi aveva puntato sull’innovazione verde e dopo anni di faticosi percorsi autorizzativi era riuscito ad inaugurare il nuovo stabilimento per la produzione di biocarburanti a Crescentino, in provincia di Vercelli. 

La sfida bio

Ghisolfi aveva giocato le sue carte di imprenditore sulle produzioni bio e portato Beta Renewables, la controllata del gruppo dedicata alla produzione di biocarburanti, a livelli di leadership internazionale, con un anticipo tecnologico di almeno due anni sugli altri concorrenti. L’asso nella manica è stato il brevetto Proesa, su tecnologia sviluppata all’interno del gruppo, per la produzione di bioetanolo di seconda generazione utilizzando gli scarti della canna da zucchero o bagassa (in Brasile dove aveva aperto uno stabilimento su licenza) o da piante fibrose non alimentari come canneti o paglia di riso. La tecnologia sviluppata consente la separazione, ad alte temperature, della lignina dalla cellulosa liberando gli zuccheri necessari alla produzione del biocarburante.

Tecnologia Made in Italy

Questa tecnologia è valsa all’azienda di Guido Ghisolfi un accordo prima con il fondo americano Tpg e poi con il più importante produttore mondiale di enzimi, la danese Novozymes. E la notorietà internazionale celebrata dal Wall Street Journal. Mossi e Ghisolfi, il gruppo fondato dal padre Vittorio, è un gruppo multinazionale (Usa, Europa  e America Latina) che produce il Pet, il polietanolo da imballaggi, e vanta un fatturato di 3 miliardi di dollari e 2100 dipendenti. Niente da invidiare alla Ferrari che fattura grosso modo la stessa cifra ma è molto più conosciuta. In Italia, diceva Guido Ghisolfi nel presentare l’impianto di bioetanolo aperto a fine 2013 a Crescentino, “abbiamo assunto 250 giovani ricercatori, uno a settimana dal 2007 ad oggi. In questo impianto abbiamo investito 200 milioni di euro”. Era lui il vice presidente e la guida operativa del gruppo.

La Politica e Renzi

Ghisolfi era uno uomo innovativo anche in politica. Uomo solido, di sistema, legato al territorio, non ha mai nascosto la sua simpatia per il Pd di cui aveva la tessera e per Sergio Chiamparino che ha contribuito a finanziare in campagna elettorale lo scorso anno. Ma prima ancora è stato un estimatore di Matteo Renzi sin dalla prima ora, quando avviava il rinnovamento del partito dalla Leopolda. Proprio lì alla Leopolda Ghisolfi, che non amava i riflettori e preferiva il lavoro in azienda al palcoscenico, ha portato le sue idee liberali:salari legati alla produttività, flessibilità nel mercato del lavoro, più investimenti in ricerca e innovazione. Anche al premier Ghisolfi ha garantito il suo sostegno con 120.000 euro per supportarlo alle primarie nel 2013. Nel 2014 però più nulla, solo la tessera del Pd. “Ora è diventato premier e segretario del Pd – diceva- ha i suoi canali di finanziamento”. E Matteo lo ricambiava: due gli imprenditori di riferimento. Il più famoso è Sergio Marchionne; l’altro, meno conosciuto ma altrettanto stimato, era Guido Ghisolfi. Il presidente della Regione Piemonte, Chiamparino, lo ricorda così: «Ho perso prima di tutto un amico, l’Italia e il Piemonte perdono un grande imprenditore, un grande innovatore, un uomo di grandissima passione civile». 

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