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Acqua, un altra estate a rischio: inefficienza e sprechi del 50%. Investire sulle reti comunali, indagine Openpolis

L’acqua è una risorsa indispensabile che in Italia resta critica per la gestione delle reti. Dal Pnrr 900 milioni di euro di investimenti. Ecco le aree in cui si spreca di più

Acqua, un altra estate a rischio: inefficienza e sprechi del 50%. Investire sulle reti comunali, indagine Openpolis

Sarà un’altra estate a rischio per la carenza d’acqua. L’idrico resta il settore dei servizi pubblici italiani con maggiore spreco. Nonostante si estraggano 155 metri cubi pro capite all’anno, l’acqua ancora non viene assicurata a tutti i cittadini. Il 49% si disperde durante il trasporto. Lo documenta l’ultima indagine pubblicata da Openpolis, la Fondazione che pubblica indagini giornalistiche basate sui dati e aperte a tutti.

Una delle ultime indagini di Openpolis, che ha rielaborato dati Ispra e Istat, riguarda appunto l’acqua. I piani preparati da governi di ogni colore non sono andati al fondo del problema che in alcune Regioni è diventato insostenibile. I mesi estivi sono quelli della disfatta in molti territori, tanto le famiglie sono abituate ai razionamenti. Chi non vorrebbe essere smentito? Gli ultimi rilevamenti, purtroppo, confermano le brutte previsioni perché all’origine ci sono carenze storiche. Bisogna mettere mano alle reti, agli invasi, ad opere di desalinizzazione, separare gli usi civili da quelli agricoli e così via. Se ne parla almeno da dieci anni e non è affatto sicuro che i 900 milioni di euro previsti nel PNRR siano sufficienti a migliorare la situazione.

Indagine Openpolis sull’acqua: un sistema di acquedotti frammentato

Il primo e più evidente risultato è la frammentarietà della gestione degli acquedotti con livelli di gestione inefficiente. Ancora una volta, è il caso di dire. Sul sistema, però, incidono ormai anche i cambiamenti climatici. Come abbiamo visto di recente a periodi di siccità si susseguono violente e disastrose alluvioni. Ed è proprio in ragione di questi eventi che bisogna mettere insieme competenze, risorse e piani territoriali. D’altra parte, la domanda di acqua potabile è aumentata soprattutto nei grandi agglomerati urbani. L’altro risultato è che “il 25 % delle famiglie non si fida a bere l’acqua del rubinetto”. Al suo posto si usa acqua in bottiglia, per lo più in confezioni di plastica. La somma di problemi è davanti a tutti con implicazioni ambientali che potremmo evitare.

Acqua: in Val d’Aosta la migliore distribuzione, Chieti disperde il 71%

L’Italia è il secondo Paese europeo per estrazione di acqua pro capite, ma ciò non le risparmia di vivere una perenne contraddizione tra captazione e distribuzione. La maggior parte dei comuni che hanno perdite consistenti sono al Sud (anche qui niente di nuovo) mentre è soprattutto al Nord che viene erogata più acqua. Tra le Regioni la Valle D’Aosta , dispone di un alto livello di distribuzione con 438 litri pro capite erogati al giorno. Il flusso di acqua disponibile è mediamente più alto in tutto il Nord. Il Nord, secondo lo studio, beneficia di maggiore acqua per la presenza del fiume Po. Qui va detto che i distretti idrografici sono molto importanti, sebbene siano stati trascurati dalle politiche di infrastrutturazione. Recentemente l’Unione Europea ha messo a disposizione 18 milioni di euro per il progetto CLIMAX PO per l’adattamento del bacino al cambiamento climatico. Una ricognizione più puntuale sui bacini e la loro funzione strategica potrebbe generare altri progetti e soldi.

Con il PNRR si rilanceranno almeno i progetti comunali ? Le aspettative dei sindaci sono alte e lo stesso vale per le utilities che gestiscono le reti. Nella classifiche delle città capoluogo in deficit di acqua, le perdite più ingenti si hanno a “Chieti (71,7%), Latina (70,1%), Siracusa (67,6%)”. Intanto Utilitalia è impegnata con il progetto Innovation che terminerà il 17 ottobre a Milano. 450 imprese si confronteranno sulle tecnologie e sulle opportunità finanziarie per far crescere la qualità dei servizi offerti ai cittadini. L’acqua bene primario ma pure modello di gestione in chiave sostenibile. Chissà se l’assise di Milano sarà l’inizio di una svolta.

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