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Acqua, Authority: raddoppiati gli investimenti

La relazione annuale Autorità energia – Nel 2015 aumento del 55% degli investimenti, ma la riforma tariffaria da sola non basterà a garantire la montagna di 60 miliardi per depuratori e riduzione degli sprechi – Elettricità più cara sul mercato libero – Rinnovabili al 40% della produzione elettrica nazionale

Acqua, Authority: raddoppiati gli investimenti

Elettricità e gas sono mediamente più cari sul mercato libero, ma come sempre nelle medie c’è chi paga di più e chi di meno.  E le famiglie italiane con consumi medio-bassi pagano la luce meno dei loro cugini europei, tutte le altre invece spendono di più. Il quadro è stato tracciato dall’Autorità per l’energia che ha tenuto stamane  la consueta relazione annuale in Parlamento.

ACQUA

Ma la principale novità, quest’anno, non viene dall’energia bensì dall’acqua, un settore affidato alla vigilanza dell’Authority nel 2011.  Per la prima volta si assiste ad una vera inversione degli investimenti: ne sono stati attivati per 5,5 miliardi per il periodo 2014-2017 con un aumento del 55% nel solo 2015. A fronte di questa svolta, le tariffe sono aumentate del  4,1% nel 2014 e del 4,5% nel 2015. Considerato che la media degli ultimi due anni va intorno a 1,5 miliardi l’anno contro una cifra inferiore al miliardo nel 2012, si può parlare di un sostanziale raddoppio.“Sembrano essersi create le condizioni favorevoli – ha sottolineato il presidente Guido Bortoni – per una rinnovata stagione degli investimenti nel settore che il paese deve cogliere e sfruttare “.

Anche se, avverte, le tariffe “non possono essere l’unico strumento per lo sviluppo degli investimenti ma uno stimolo e sostegno” a proseguire su questa traiettoria. La stima degli investimenti necessari, non solo per la manutenzione degli acquedotti ma per la realizzazione degli impianti di depurazione sui quali l’Italia è clamorosamente in ritardo rispetto agli standard europei (e per questo vanta più d’una procedura d’infrazione Ue), è infatti di 65 miliardi stimati dall’Authority nel 2012 per contrastare inquinamento e sprechi. Cifra che ora può scendere a 60 miliardi, comunque un ammontare rilevante e irraggiungibile, ha ancora rilevato Bortoni, senza una vera riroganizzazione del settore.

Anche qui, passi avanti sono stati compiuti: l’Autorità ha stabilito le tariffe 204-15 “per la prima volta con un metodo omogeneo” per 1.736 gestori che rigurdano 49 milioni di italiani. Si stima che le gestioni siano circa 2900 in Italia, un numero incompatibile con qualsivoglia sana gestione. Da qui l’appello rivolto alle Regioni perché completino il riassetto rioganizzativo degli Ato (Ambito territoriale ottimale): finora solo 10 regioni hanno optato per un’ambito unico regionale mentre in 5 (Liguria, Lombardia, Veneto, Marche e Campania) hanno scelto ambiti inferiori al territorio provinciale. In altre 6 Regioni (tra cui il lazio) si riscontrano “criticità” nel processo di costituzione degli enti di governo degli Ato. Resta quindi ancora molta strada da compiere per arrivare ad un sistema efficiente, nonostante gli sforzi dell’Autorità per creare un sistema regolatorio in grado di sostenere e accompagnare il processo.

ELETTRICITA’

E’ il settore che, più d’ogni altro, deve confrontarsi con cambiamenti che la stessa Authority ha definito epocali. Da un lato c’è il passaggio ad un sistema dove le fonti rinnovabili hanno raggiunto il 40%  della produzione, travolgendo il termoelettrico già messo a dura prova dalla crisi che ha ridotto i consumi del 3% ancora nel 2014. Dall’altro, si va sempre più – ha spiegato Bortoni – “verso l’affermazione dell’elettricità come vettore del futuro se vogliamo  andare nella direzione di una maggiore efficienza, sostenibilità e progresso nel settore dell’energia”. E il gas?  “Non perde d’importanza ma assumerà sempre più il connotato di fonte primaria”.  E questo sta portando a grandi cambiamenti anche sul piano delle tariffe: si va infatti verso l’abolizione della tariffa progressiva di rete contestualmente alla piena liberalizzazione del mercato nel 2018. Già oggi il 28% degli italiani ha scelto il libero mercato ma paga mediamente prezzi più alti , per l’elettricità, di chi è rimasto nel tutelato. 

Clicca qui se vuoi leggere l’intera Relazione annuale dell’Autorità

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