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Pil e crescita: l’Italia riduce il divario con l’area Euro

FOCUS BNL – L’aumento del Pil del secondo trimestre porta la crescita annua dell’Italia all’1,5%: è il valore più elevato degli ultimi sei anni – Un anno fa il tasso di incremento del Pil italiano era pari alla metà di quello Ue, oggi la nostra crescita è salita a due terzi di quella dell’area Euro – La sfida più impegnativa resta ora quella di ridurre la disoccupazione

Pil e crescita: l’Italia riduce il divario con l’area Euro

Grazie ad un aumento sul primo trimestre pari a quattro decimi di punto percentuale, la crescita annua del PIL italiano sale all’1,5 per cento nel secondo trimestre del 2017 rispetto all’1,2 per cento del primo trimestre. Si tratta del valore più elevato degli ultimi sei anni. Con il dato del Q2 2017 il ritmo tendenziale di sviluppo torna in Italia ai valori precedenti la crisi dei rischi sovrani.

Il dato del secondo trimestre segna una ulteriore e significativa riduzione del divario di crescita accusato dall’Italia nei confronti dell’Area dell’euro. Un anno fa, al secondo trimestre del 2016, il tasso di incremento del PIL italiano era pari alla metà di quello dell’Unione monetaria (+0,8% contro +1,7%): al secondo trimestre di quest’anno la crescita italiana è salita ai due terzi di quella dell’Area euro.

Il primo settembre saranno diffusi i dettagli sulla dinamica delle componenti lato domanda aggregata del PIL italiano nel corso del secondo trimestre. Nell’attesa di questi dati si può osservare come l’aumento del saggio annuo di sviluppo del prodotto interno lordo italiano nel secondo trimestre si associ al positivo andamento della produzione industriale che a giugno 2017 ha segnato un incremento annuo di misura doppia rispetto a quanto rilevato dal complesso dell’Area euro: +5,3% in Italia contro +2,6% nell’Eurozona.

I risultati del PIL italiano nel secondo trimestre confermano e rinforzano i segnali di ripresa dell’economia italiana. Nondimeno, il percorso di recupero del divario di crescita accumulato nel passato appare ancora lungo. Alla metà del 2017 il volume del PIL rimane in Italia ancora di due punti percentuali inferiore a quello rilevato alla metà del 2011 e di sei punti più basso rispetto al dato dell’inizio del 2008 alla vigilia della prima delle due grandi recessioni subite dall’economia nazionale nell’arco dell’ultimo decennio.

Per l’Italia come per altri paesi la sfida più impegnativa rimane quella di tradurre l’accelerazione del PIL in una riduzione più marcata della disoccupazione. Tra giugno 2016 e giugno 2017 il tasso di disoccupazione è sceso dall’11,7% all’11,1% in Italia e dal 10,1 al 9,1% nella media dell’area euro. Dieci anni fa, prima della crisi e delle recessioni, il tasso di disoccupazione ammontava ad appena il 6 per cento in Italia e al 7,5 per cento nella media dell’eurozona.

Per l’Italia come per altri paesi sarà ora importante proseguire nel percorso di riforme e di azioni concrete destinate a migliorare la competitività e rafforzare il rilancio degli investimenti. Andando per questa via rendere compatibili il consolidamento della ripresa e il rilancio dell’occupazione non è impossibile. Lo dimostra l’esempio della Germania, dove il tasso di disoccupazione a giugno 2017 è sceso al 3,8%, il minimo dall’inizio del secolo.

I dati di PIL del secondo trimestre confermano l’immagine di un’Italia che, con costanza, riduce il divario di crescita tra noi e il resto dell’unione monetaria. La rincorsa italiana si accompagna ad una limitata creazione di nuovo debito, pubblico e privato. Con un rapporto tra deficit pubblico e PIL inferiore di circa un terzo a quello di Spagna e Francia e un “ratio” tra debiti delle società non finanziarie e prodotto lordo fermo all’82% contro il 108% della media dell’Eurozona, la ripresa dell’economia italiana più di altre si mostra sobria nell’alimentarsi di nuovi debiti. Saper crescere con poco aiuto: per lungo tempo un vincolo, ora potrebbe diventare una qualità distintiva nella ripresa dell’economia italiana.

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