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L’occupazione in Italia prima e dopo la crisi: numeri a confronto

FOCUS BNL – In Italia il tasso di occupazione nel 2015 ha raggiunto il 56,35, in aumento rispetto al 55,7% dell’anno precedente, ma nei confronti della media europea si tratta di un aumento più contenuto (+0,6% contro + 0,8%) – In valori assoluti gli occupati sono aumentati in Italia di 186 mila unità, più al Sud che al Nord ma il Mezzogiorno aveva pagato un prezzo più alto negli anni più bui della crisi che lo ha portato ai livelli della Grecia.

L’occupazione in Italia prima e dopo la crisi: numeri a confronto

Nel 2015 gli occupati nell’Area euro sono aumentati di 1,4 milioni, facendo segnare un recupero solo parziale del livello occupazionale pre-crisi. Rispetto al 2008 il numero degli occupati risulta inferiore di circa 3,2 milioni di unità. In Italia il tasso di occupazione nel 2015 ha raggiunto il 56,3% in aumento dal 55,7% dell’anno precedente.

Il mercato del lavoro in Italia ha presentato durante la crisi dinamiche diverse a livello sia territoriale sia settoriale. Osservando le variazioni tra il 2008 e il 2015, a livello territoriale si evidenzia come il Mezzogiorno sia stata l’area più colpita in termini di contrazione dell’occupazione. A fronte di una flessione degli occupati pari a 626mila unità a livello nazionale, nel Mezzogiorno sono stati persi 62mila
posti di lavoro, con una contrazione dell’occupazione pari al 7,5%. Il Nord ha registrato una riduzione di 232mila unità, con un’incidenza percentuale molto più ridotta (1,9%) mentre nelle regioni del Centro l’occupazione è aumentata di 88 mila unità (+1,8%).

Tra i settori di attività economica, i 626mila occupati persi rispetto a prima della crisi derivano da un saldo negativo di 905mila registrato nell’industria, da uno positivo per 291mila nei servizi, mentre l’agricoltura ha perso circa 11mila occupati con una contrazione di poco superiore all’1%. Dei 186 mila nuovi occupati del 2015, oltre il 90 per cento è ascrivibile al settore dei servizi, l’unico a registrare un ammontare di occupati superiore a quello pre-crisi. 

Durante la crisi l’occupazione ha presentato dinamiche differenziate anche in funzione della fascia di età, della tipologia contrattuale e del livello di istruzione dei lavoratori. Nell’arco temporale 2008-2015, a fronte di una riduzione dell’occupazione pari a quasi due milioni di unità per la classe 15-34 anni si è registrata una contrazione molto meno accentuata per la classe 35-49 anni (-500 mila unità) e un incremento di 1,8 milioni per gli over 50. Tra le varie categorie contrattuali il lavoro part-time è stata l’unica a crescere costantemente anche durante la crisi. Rispetto al 2008 gli occupati permanenti con un lavoro part-time sono aumentati di 687 mila unità (il 26,8 per cento).

Tra il 2008 e il 2015, a fronte di un calo generalizzato del tasso di occupazione, le difficoltà sono state inferiori per i possessori di un titolo di studio più elevato. Non solo in valore assoluto il tasso di occupazione risulta più alto a fronte di un titolo di studio superiore, ma anche in termini relativi, le variazioni negative registrate durante la crisi sono risultate più contenute. Nel 2015, in fase di ripresa del mercato del lavoro, pur aumentando per tutti i livelli di istruzione, il tasso di occupazione è cresciuto in misura maggiore per i laureati.


Allegati: FOCUS BNL

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