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Wind Tre interessata alle infrastrutture di Opnet per lo sviluppo del 5G

Con questa operazione Wind Tre si rafforzerebbe, dal punto di vista della dotazione frequenziale grazie i 60 Mhz di spettro a disposizione di Opnet

Wind Tre interessata alle infrastrutture di Opnet per lo sviluppo del 5G

Potrebbe sembrare un dettaglio. Ma potrebbe anche essere un sassolino che andrebbe ad inserirsi nell’impalcatura di quel risiko della telefonia che si sta delineando. Wind Tre sta mettendo gli occhi sulla parte infrastrutturale di Opnet, ex Linkem, scrive il Sole24Ore. Con questa operazione Wind Tre si rafforzerebbe, dal punto di vista della dotazione frequenziale, per lo sviluppo del 5G, grazie i 60 Mhz di spettro a disposizione di Opnet nella banda 3.5-3.7. Wind Tre per la verità ha già un accordo con Fastweb, risalente al 2019, per lo sviluppo comune della rete 5G e uno con Iliad sempre per lo sviluppo della rete attraverso la società Zefiro. Ma quella di Opnet e della parte rete della ex Linkem potrebbe essere valutata come un’opportunità.

Linkem, fondata nel 2001 dall’imprenditore Davide Rota, ha cambiato nome in Opnet nel 2022 dopo l’operazione di scorporo societario del ramo retail e della sua fusione per incorporazione in Tiscali, la società fondata da Renato Soru, pioniere di internet in Italia. E’ proprio per la parte restante, che riguarda l’infrastruttura, che a fine 2023 sarebbero partite le prime discussioni tra Wind Tre e Opnet.

Il vantaggio strategico per Wind Tre

Per Wind Tre si tradurrebbe in un vantaggio strategico, perché le frequenze di Opnet servirebbero a rimpolpare i 20 MHz nella banda 3,6-3,8 GHz e i 200 MHz in quella “millimetrica” 26,5-27,5 GHz che hanno rappresentato il corrispettivo per Wind Tre dell’esborso da 516,7 milioni di euro a valle dell’asta per le frequenze 5G di ottobre 2018 che fruttò 6,55 miliardi di euro allo Stato, scrive il quotidiano. Quell’asta miliardaria ha pesato non poco sul settore, con Tim e Vodafone a guidare nella classifica degli esborsi: 2,4 miliardi di euro ciascuna.

La ex Linkem, dal canto suo, con quelle frequenze ha molto spinto sul suo core business: il fixed wireless access – la tecnologia ultrabroadband “fissa” ma con ultimo miglio coperto con frequenze “millimetriche” del 5G – è considerata un’alternativa ai collegamenti in fibra Ftth (fibra fino a casa) o Fttc (fibra con l’ultimo tratto in rame): essa diventa ineludibile nelle aree dove quelle soluzioni non sono percorribili per l’impossibilità di scavare o per i costi eccessivi in zone disagiate o isolate.

Gli intrecci nella telefonia

L’operazione con Optec cade in un contesto della telefonia che vede intrecci, proposte e alleanze.
La stessa Wind Tre è in trattative con il fondo svedese Eqt per lo scorporo della sua, e il closing dell’operazione, su cui gravano per la verità non poche nubi, è fissata per 12 febbraio. Ma gli intrecci non finisco qui. Secondo alcune indiscrezioni la più vicina a una soluzione potrebbe essere la partita Vodafone-Iliad, in cui si inserisce anche l’elvetica Swisscom, casa madre di Fastweb. In tutto ciò si inserisce la questione di Zefiro, jv di WindTre e Iliad. Guardando più avanti poi nel risiko è destinato a inserirsi anche Tim che ha avuto l’ok del suo cda alla “madre di tutte le operazioni di scorporo”: quella separazione e vendita della rete che vede impegnati l’ex monopolista e Kkr con il Mef atteso all’ingresso in partita.

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