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Vino, food, agricoltura: i giovani motore della ripartenza

Nell’era della transizione ecologica e digitale le nuove generazioni sono il vero motore della ripresa economica italiana. La pandemia non ha fermato il numero dei giovani che ritornano ai lavori della terra, dove l’agricoltura non è più vista come un ripiego ma come opportunità di occupazione e crescita. Vino, agroalimentare e agricoltura sono i settori in cui l’imprenditoria giovanile presenta un trend destinato a crescere

Vino, food, agricoltura: i giovani motore della ripartenza

Innovazione, sostenibilità e creatività: queste sono le basi per la ripartenza economica italiana, con i giovani alla guida. È così che si possono cambiare le cose, con i nuovi arrivati che portano una ventata d’aria fresca nel mondo, reinterprentadolo secondo le sfide e i trend del momento.

L’impatto della pandemia da Covid-19 ha sottolineato la necessità di avviare una nuova fase per la ripresa, concretizzata dall’opportunità di utilizzare le risorse previste dal Recovery fund. Il nostro Paese vanta un patrimonio enogastronomico e paesaggistico unico al mondo, per questo motivo bisogna tutelarlo e valorizzarlo il più possibile. Come farlo? Sono sempre di più i ragazzi che decidono di investire il proprio futuro nell’imprenditoria enogastronomica o agricola, due settori fondamentali per la ripresa economica italiana.

Giovani viticoltori italiani

Riciclo, energie rinnovabili, mobilità elettrica, selezioni mirate dei fornitori e certificazioni riconosciute: fare il vino è sempre più green per le nuove generazioni, che fanno della sostenibilità un fattore di competitività. È quanto emerso dal sondaggio di Agivi, l’Associazione giovani imprenditori vinicoli italiani under 40 di Unione italiana vini.

Il sondaggio ha coinvolto, in 3 casi su 4 , membri appartenenti ad aziende di famiglia. L’età dei rispondenti varia dai 25 ai 39 anni, il fatturato medio aziendale invece è di 7,9 milioni di euro con una produzione media di circa 1,6 milioni di bottiglie all’anno.

Secondo il sondaggio, la quasi totalità dei giovani imprenditori vinicoli intervistati (circa il 94%) ritiene che la sostenibilità possa rappresentare un fattore decisivo per la competitività nei mercati nazionale ed estero, e sono il 64,7% quelli che hanno optato per dei packaging con una ridotta impronta ambientale. Sette aziende su dieci dichiarano di avere delle certificazioni green, circa un terzo quelle che propongono vini certificati biologici. Meno attraente il biodinamico, grande assente tra le pratiche degli associati rispondenti al questionario. Sul fronte della mobilità, il 57% degli intervistati pensa di dotarsi di colonnine di ricarica o di mezzi commerciali ad alimentazione ibrida o elettrica.

“Da tempo in Associazione registriamo una sensibilità diffusa e crescente su questi temi – ha spiegato Violante Gardini Cinelli Colombini, Presidente di Agivi –, per questo abbiamo deciso di provare a misurare quanto il rispetto per l’ambiente influenzi le scelte aziendali, anche in un’ottica di nuove chance commerciali. Ne è emerso un quadro interessante: quasi 7 intervistati su 10 hanno dichiarato di selezionare i fornitori in base alla sostenibilità delle loro proposte, e sono l’83% le aziende che dichiarano di avere progetti o piani sul tema della sostenibilità, già ultimati o in corso di realizzazione in 8 casi su 10”.

Giovani agricoltori italiani

Nonostante la crisi sanitaria ed economica, nel 2020 si è registrato un incremento del 14% del numero di giovani imprenditori in agricoltura, rispetto a cinque anni fa. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle iscrizioni al registro delle Imprese di Unioncamere che evidenziano un maggior interesse degli under 35 verso la terra e meno alle altre attività produttive, dall’industria al commercio.

Il rinnovato interesse dei giovani per la campagna si riflette soprattutto nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un comparto in grado di offrire opportunità occupazionali e di crescita, destinate ad aumentare nel tempo. Ma la vera sorpresa riguarda i giovani che hanno deciso di investire in questo settore nonostante le proprie origini. Tra i nuovi agricoltori non ci sono solo giovani che hanno continuato e preservato l’attività di famiglia, ma anche quelli che provengono da altri settori o esperienze familiari lontani dalla natura e dalla terra. Con la loro capacità di innovazione, passione e propensione alla sostenibilità, i giovani sono il vero motore della ripartenza per un’economia che presentava già molte criticità: un PIL pro capite e un tasso di occupazione tra i più bassi tra i paesi dell’OCSE.

“Con oltre 55mila under 35 alla guida di imprese agricole e allevamenti, l’Italia – ha spiegato Coldiretti – è leader europeo nel numero di imprese condotto da giovani, anche grazie alla svolta green nei consumi e nel lavoro favorita dalla pandemia. Il risultato è che oggi in Italia 1 impresa su 10 condotta da giovani svolge una attività rivolta all’agricoltura e allevamento per garantire la disponibilità di alimenti sani e di qualità alle famiglie italiane in un momento drammatico per l’economia e l’occupazione”.

“La presenza dei giovani – ha continuato Coldiretti – sta rivoluzionando il lavoro nei campi dove sette imprese under 35 su dieci operano in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili”.

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