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Utili PetroChina in frenata

La prima società petrolifera dell’Asia nel quarto trimestre ha visto calare i profitti del 67% e sta varando una serie di tagli alle spese e di cessioni – Intanto i vertici devono anche fare i conti con le indagini anticorruzione avviate da Pechino

Utili PetroChina in frenata

Il quarto trimestre dello scorso anno ha visto gli utili di PetroChina calare del 67%, più di quanto ci si aspettasse. Il dato è di 11,2 miliardi di yuan (1,8 miliardi di dollari), contro i 34,3 dell’anno precedente. Nell’intero 2014 i profitti di PetroChina sono stati di 107,2 miliardi di yuan, in calo del 17% sull’anno precedente.
La risposta del principale produttore asiatico di petrolio e gas è stata immediata: disinvestire e ridurre ancora una volta spese e investimenti. Quest’anno il capital spending sarà tagliato del 10%, a 266 miliardi di yuan (circa 43 miliardi di dollari), per compensare la flessione delle entrate dovuta ai bassi prezzi del greggio.

Le misure di PetroChina intendono anche soddisfare le più stringenti norme anti-corruzione volute da Pechino. Proprio PetroChina e Cnpc (China National Petroleum Corp, la società controllante) sono al centro di un’importante inchiesta governativa, lanciata nel 2013 contro la corruzione. Le indagini riguardano direttamente i vertici delle due società, quelli stessi che stanno portando avanti, dopo molti rinvii, un consistente piano di cessione di gasdotti e oleodotti.

Tra le ipotesi allo studio ci sono anche scambi di assets: in particolare PetroChina vorrebbe liberarsi di alcune proprietà nordamericane nel settore delle fonti energetiche non convenzionali. Negli ultimi anni infatti la società si era assicurata assets in Canada nei comparti degli scisti e delle sabbie bituminose.

D’altra parte il gruppo cinese non esclude acquisizioni, considerando che il basso livello del petrolio favorisce anche operazioni che possono rivelarsi economicamente vantaggiose. Tra gli impegni della società ci sono quello di riportare in utili il settore della raffinazione e quello di ridurre il costo delle importazioni di gas naturale.

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