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Unipol-Fonsai, inizia la rivoluzione post-Ligresti

Lunedì si chiuderà la maratona delle cinque assemblee necessarie la nascita di un gruppo assicurativo: il primo in Italia nei danni, il quinto nel vita – Cimbri: “Concentrarsi sull’attività core, abbandonando diversificazioni e avventure” – Dall’integrazione, sinergie complessive al 2015 pari a circa 350 milioni di euro e un utile netto di 800 milioni circa.

Unipol-Fonsai, inizia la rivoluzione post-Ligresti

Il complicato parto di Unipol Fonsai è cominciato stamane alle 9 a San Lazzaro di Savena, periferia di Bologna. E’ proseguito alle 10 con l’assise dei soci Fonsai presieduta da Fabio Cerchiai. E si concluderà lunedì a Milano quando, salvo colpi di scena (non impossibili), gli azionisti di risparmio della Milano chiuderanno la maratona delle cinque assemblee necessarie per imprimere il sigillo definitivo alla nascita di un gruppo assicurativo che, con 16 miliardi di raccolta premi calcolati al 2012, è il primo nei danni e il quinto in Italia nel vita, con una copertura territoriale di 4500 agenzie, 1200 dipendenti, e quattro poli direzionali (Bologna, Milano, Torino, Firenze).

“E’ una grande operazione di consolidamento che parte dalla situazione di criticità di Fonsai”, ha esordito stamane Carlo Cimbri, l’ad della vecchia e della nuova Unipol, sottolineando che il focus è sull’attività caratteristica, “abbandonando le avventure”. La missione del nuovo gruppo, ha aggiunto, sarà “concentrarsi sull’attività core, sull’attività di una compagnia assicurativa, cioè proporre sicurezza e gestire al meglio le attività affidate dagli assicurati, abbandonando diversificazioni, attivi e avventure varie che nel passato hanno caratterizzato la vita di Fonsai, e concentrarsi su quello che le compagnie in passato hanno dimostrato di saper fare e che sapranno fare ancor meglio in futuro”.

Basta con un passato agitato, si augura Cimbri. Difficile accontentarlo. Non solo perché le cronache giudiziarie saranno costrette ad occuparsi per un bel po’ del passato remoto e prossimo di Fonsai. Ma anche perché il tramonto e la caduta dell’impero Ligresti chiama in causa numerosi personaggi illustri. E così, facile previsione, non mancheranno rivelazioni e novità nelle ricostruzioni di una storia infinita, che ha preso il via nel 2001 . 

Ma partiamo dal fondo, cioè dall’Unipol Fonsai del domani che, nei voti di Cimbri e delle Coop (cui farà capo da lunedì il 63% di UnipolSai) starà alla larga sia dai cavalli di Lionella Ligresti che dalle aule dei tribunali. 

IL GRUPPO DOMANI… 

Dall’integrazione a quattro, ha detto Cimbri presentando il piano industriale, sono attesi questi risultati: sinergie complessive al 2015 pari a circa 350 milioni di euro e un utile netto di 800 milioni circa; un combined ratio, l’indicatore dell’efficienza tecnica di una compagnia, del 93%; un indice di solvibilità nel 2015 è stimato superiore al 180% con un payout tra il 60% e l’80% degli utili. Il gruppo potrà contare fin d’ora su una base di 14 milioni di clienti e la più grande rete di agenti in Italia che raccoglieranno premi per 8,9 miliardi nel ramo danni e 6,7 miliardi in quello vita. 

Il nuovo piano aggiornato prevede inoltre un rafforzamento delle riserve sinistri di esercizi precedenti per circa 900 milioni (superiore di 400 milioni rispetto alla versione precedente), di cui 750 milioni nel 2012. Un gruppo più robusto, insomma, grazie ad uno sforzo non indifferente: un doppio aumento di capitale con 1,7 miliardi complessivamente raccolti sul mercato. 

Quattrini necessari perché senza l’aumento di capitale da 1,1 miliardi in Fonsai, ha spiegato Cimbri, la situazione dell’ex compagnia dei Ligresti sarebbe negativa per 600 milioni di euro. Al contrario, oggi “il solvency ratio è al 119%, ancora al di sotto di quel 120% che non è un minimo di legge ma che rappresenta quel capitale minimamente adeguato per evitare obiezioni da parte dell’autorità di vigilanza”. 

…IL GRUPPO OGGI… 

Riuscirà Cimbri a centrare questi numeri? Gli analisti correggono verso il basso alcune stime sia per quanto riguarda il combined ratio (95% contro 93%) che le sinergie (280 milioni contro 350 milioni), ma sono fiduciosi sull’esito del complesso matrimonio a quattro che consentirà non poche sinergie di scala: in alcune regioni la nuova Unipol controllerà fino al 30 % del mercato Rc Auto. Prima, però, sarà necessario cedere, come disposto dall’Antitrust, premi per 1,7 miliardi. Le attività sono nel mirino del gruppo assicurativo belga Ageas e di diversi private equity. Valore: tra i 500 e i 600 milioni. 

Più difficile liberarsi di un’altra ipoteca del passato. Stavolta eredità della vecchia Unipol: tra le richieste fatte in sede di approvazione della fusione da parte dell’Ivass figura quella di una progressiva riduzione del portafoglio strutturati nel bilancio della compagnia (5,2 miliardi di euro per Unipol Assicurazioni) da cui risulta una minusvalenza di 413 milioni. 

E poi, come si conviene ad una storia così complicata, non manca un giallo. In assemblea Carlo Cimbri il presunto incontro del dicembre 2012 con un rappresentante della Consob nella sede bolognese del gruppo assicurativo. “Mai nessun uomo Consob è stato presso la società a tenere alcuna riunione o asserita tale” ha detto Cimbri in assemblea, in merito ad indiscrezioni di stampa che riportavano un’informativa di polizia, in merito ad un incontro relativo all’operazione Unipol-Fonsai.

…E GLI SCHELETRI DI IERI.

Ci vuole ben altro per impressionare i soci, specie quelli sopravvissuti alla vecchia Fonsai, che negli ultimi 12 anni, da quando Vincenzo Maranghi, la sera di una domenica d’estate, inventò la soluzione Ligresti per sfilare la compagni fiorentina (con i suoi preziosi pacchetti in Mediobanca) dalla Montedison ormai conquistata da Fiat e Edf. 

Un risultato “pagato con un prezzo elevato in termini di immagine e di rapporti personali” confessò lo stesso Maranghi in una lettera del 2002 in cui chiese, invano, a Salvatore Ligresti un “cambio di passo” nella conduzione del gruppo. Al contrario, Mediobanca pur di non perdere il sostegno interessato di uno dei suoi scudieri più fedeli, ha impegnato, in dieci anni, oltre 1,2 miliardi di euro. Quando Alberto Nagel, nuovo amministratore della banca, cerca una via d’uscita, Ligresti si ribella, tentando senza risultato un’alleanza con Groupama. 

Infine, Unicredit, altro grande creditore, tentò il salvataggio con un aumento di capitale di 450 milioni, operazione oggi sotto inchiesta a Torino perché sarebbe stata realizzata sopravvalutando la riserva sinistri per 538 milioni. Il resto è cronaca: dal papello di richieste presentato ad Alberto Nagel, all’arresto di don Salvatore Ligresti e delle figlie Jonella e Giulia. Ora le nozze. E chissà che capiterà dopo la luna di miele…

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