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Unicredit, Mustier festeggia il ritorno all’utile: “Stiamo diventando una grande banca paneuropea”

Mustier: “Il nostro utile del quarto trimestre 2017 è il migliore dell’ultimo decennio” e i ricavi sono vicinisssimi ai 20 miliardi di euro — “Dopo il 2019 vedremo se ci saranno opportunità per acquisizioni”

Unicredit, Mustier festeggia il ritorno all’utile: “Stiamo diventando una grande banca paneuropea”

“Che annata: sono molto orgoglioso, siamo sulla strada giusta per diventare una grande banca paneuropea”. Queste le prime parole dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean-Pierre Mustier, nel commentare il più che soddisfacente 2017 della banca di piazza Gae Aulenti, tornata all’utile dopo un periodo movimentato che aveva visto l’istituto chiudere in rosso di 11,8 miliardi nel 2016 e necessitare di un aumento di capitale da record, per 13 miliardi. Nell’anno solare appena chiuso, Unicredit ha registrato un utile netto di 5,5 miliardi, che rettificato vale 3,7 miliardi, molto vicino all’obiettivo dei 4,7 fissato per fine 2019. Il solo utile contabile del quarto trimestre ha sfiorato il miliardo di euro: “Il nostro miglior quarto trimestre dell’ultimo decennio”, ha ricordato il banchiere francese.

L’utile netto rettificato è frutto degli effetti delle cessioni di Bank Pekao e Pioneer, operazione che Mustier ha rivendicato rispondendo sia agli analisti che alla stampa: “E’ importante che la banca continui ad essere l’attività core business, perchè è questa la banca del futuro”. “Abbiamo rispettato tutti i target del piano industriale”, ha tenuto anche a sottolineare il manager francese spiegando che Unicredit è sulla strada giusta nel raggiungere tutti gli obiettivi – alcuni dei quali quasi completamente già raggiunti – del piano Transform 2019, inaugurato nel 2017 e che nelle intenzioni di Mustier farà di Unicredit una delle poche banche paneuropee vincenti: “Se serviranno delle acquisizioni per questo? Il nostro piano è una maratona – ha risposto Mustier in conferenza -, fino al 2019 saremo concentrati su quello. Dopo il 2019, vedremo se ci saranno delle opportunità per delle acquisizioni e per crescere organicamente. Ma per ora pensiamo solo al piano”.

Un piano che è già “sulla buona strada, con risultati tangibili”. La strategia di derisking ha già portato alla cessione di 17,7 miliardi di Npl (-15,5% sull’anno), con un rapporto tra crediti deteriorati lordi e crediti totali ancora superiore al 10%, mentre quello tra crediti deteriorati netti e totale è già inferiore al 5%. l margine operativo netto è cresciuto di 73,7%, a 5,7 miliardi, così come sono migliorati i ricavi, ormai vicinissimi ai 20 miliardi rispetto ai 19,2 miliardi del 2016, grazie alla performance commerciale e alla gestione dei costi e del rischio. I costi operativi infatti sono già stati abbattuti del 4% a 11,4 miliardi: nel 2019 dovranno essere inferiori agli 11 miliardi, con un rapporto cost/income fissato al 52% dal 57,9% di oggi, in calo dal 61,3% del 2016. Sulle 944 filiali da chiudere da qui ai prossimi due anni, 682 già sono state chiuse, il 72%.

Unicredit, che ha anche fissato il 12 aprile l’assemblea che proporrà agli azionisti la nomina di Fabrizio Saccomanni come presidente e la conferma di Jean-Pierre Mustier come amministratore delegato (oltre a diverse novità nella composizione del futuro Cda), ha già incassato il plauso dei mercati: nel pomeriggio quello di piazza Gae Aulenti è di gran lunga il miglior titolo del FtseMib. In controtendenza con la giornata “no” di Piazza Affari, Unicredit guadagna il 3,5% sopra i 18 euro per azione.

A quel punto, a chiusura della conferenza a Mustier non è rimasto che rispondere alla domanda sulle imminenti elezioni politiche italiane e sugli scenari che potrebbero delinearsi all’indomani per Unicredit e per le banche. “Vi racconto un aneddoto – ha risposto Mustier -: all’indomani della vittoria di Macron su Le Pen alle elezioni presidenziali francesi dell’anno scorso, il titolo bancario europeo che ha guadagnato di più in Borsa non è stato né Bnp Paribas, né Société Générale, né Deutsche Bank, ma Unicredit. Questo significa che ciò che è buono per l’Europa è buono per l’Italia ed è buono per Unicredit. Perciò qualsiasi coalizione vinca, è bene che lavori a favore dell’Europa”.

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