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Tutti gli affari del calcio: Andrea Agnelli non resterà in panchina. Sceicchi in corsa per i club inglesi

Il calcio è sempre più nei radar dei grandi affari: sceicchi e miliardari si contendono la Premier League, l’Arabia Saudita punta sulle Coppe. E Agnelli….

Tutti gli affari del calcio: Andrea Agnelli non resterà in panchina. Sceicchi in corsa per i club inglesi

Il calcio è ancora sotto shock per le dimissioni di Andrea Agnelli, il cambio di vertice nella Juventus, le sfide di campionato e gli appetiti degli investitori internazionali sullo sport “più bello che c’è”.

“L’interesse per il calcio è più vivo che mai. Lo dimostra tra l’altro il nuovo fenomeno dei multi club ownership. Siamo partiti dal Manchester City che ha 11 club e vediamo Red Bull o Red Birds o 777. Ci deve essere interesse forte di investitori. Ma non c’è risposta dei nostri regolatori che non colgono differenze tra gioco e industria”. L’addio di Andrea Agnelli alla guida della Juventus l’uscita dai Cda di Stellantis e Exor, tradisce più di un rimpianto. Anzi, dalle parole del presidente che più ha vinto con il club (29 trofei in tutto, comprese le vittorie delle ragazze bianconere) emerge, specie per chi lo conosce, la voglia di restare nel mondo del pallone, oggi un business tra i più promettenti, sia per il giro d’affari in crescita verticale (43 miliardi di euro) che per le prospettive geopolitiche di un sistema in cui vanta contatti ed esperienze di alto livello.

Calcio: un business promettente. Cosa può succedere ora

Certo, prima sarà necessario fronteggiare l’offensiva della Procura di Torino decisa a mandarlo a processo per le plusvalenze e le manovre sugli stipendi dl club. Certo, dopo aver rinunciato alle cariche in Exor e Stellantis, Andrea Agnelli resta a pieno titolo nella Giovanni Agnelli & C. Ma è difficile che, forte di un patrimonio di tutto rispetto (non solo la quota in Exor) si riduca ad una vita da rentier. Anche perché non passa giorno senza che il calcio non offra nuovi motivi di appeal. 

Manchester United in vendita, offerta di Ratcliffe. Ma arriva l’Arabia Saudita

E’ di stamane la notizia che Jim Ratcliffe, proprietario di Ineos nonché l’uomo più ricco del Regno Unito ha confermato l’intenzione di acquistare il Manchester United, il club messo in vendita dai Glazer. Valore del club? Si parte dice Bloomberg, da 5 miliardi di sterline almeno per la società quotata a Wall Street. Ma Ratcliffe, sconfitto l’anno scorso nella gara per il Chelsea, poi ceduto al miliardario Usa Todd Boehly, dovrà vedersela con l’Arabia Saudita. Il ministro dello sport, il principe Abdulaziz bin Turki Al-Faisal è uscito allo scoperto alla Bbc, confermando l’interesse per i Reds o, in alternativa, per il Liverpool.

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L’attenzione di Riyad per la Premier League, di gran lunga il campionato più seguito (in testa per audience il 51 emittenti europee su 55) si scontra con le mire dei cugini del Qatar, proprietario  del Paris Saint Germain, pronto a far offerte sul Tottenham, oltre che sui soliti Liverpool e Man United. L’imprenditore del Qatar Al Khelaifi, successore di Agnelli alla guida dell’associazione dei club europei e grande sostenitore del presidente Uefa Ceferin (alla faccia del fair play finanziario) ha recentemente espanso la sua influenza con l’acquisto di quote di minoranza (23%) sullo Sporting Braga (Portogallo). E ora si parla di un suo possibile sbarco nella Premier League mentre non è in vendita l’altro ricchissimo club della città inglese, il City controllato dallo sceicco di Abu Dhabi

Calcio: la Premier League vale tre volte il campionato italiano

Non stupisce l’attenzione per la Premier, la competizione inglese che rappresenta il maggiore campionato per fatturato con un valore che viene ad essere stimato a 7.110 milioni di euro nel 2022/03, quasi tre volte il valore del campionato italiano (2.400 milioni di euro). Ma non si esaurisce lì l’attenzione dei Paesi del Golfo per il calcio europeo, come è dimostrato dalla finale della Super Coppa italiana tra Milan ed Inter a Ryiad  che segue di pochi giorni il mini torneo (semifinali e finale) che ha assegnato la Coppa di Spagna.

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E domani toccherà all’esibizione che segna l’esordio di Cristiano Ronaldo nel calcio saudita, affamato di grandi appuntamenti da rivendere nei circuiti tv. Con un obiettivo preciso: fare dell’Arabia Saudita, intenzionata a diventare una potenza turistica, una tappa fissa per il grande calcio in vista dell’assegnazione dei Mondiali del 2030. E per riuscirci il regno del petrolio si è affidato ad un manager di casa nostra: Romy Gai, cresciuto alla Juventus quando Andrea era un ragazzino, oggi advisor dei sauditi per l’assegnazione della Supercoppa italiana, ma anche direttore commerciale della Fifa, l’organo che assegna i Mondiali. 

Chi pensava che l‘interesse dei principi del petrolio fosse destinata a calare dopo i Mondiali del Qatar ha dovuto ricredersi. L’enorme investimento sostenuto dalla cassaforte del gas deve ancora maturare i frutti più succosi. Se si dovessero infatti sommare i costi totali, tenendo in considerazione non solo dei costi di costruzione di nuovi stadi e di ristrutturazione di quelli esistenti, ma anche di tutto il denaro speso per le infrastrutture, la Coppa del Mondo di quest’anno in Qatar è stata di gran lunga la più costosa di sempre, pari a circa 220 miliardi di dollari, rispetto agli 11.6 miliardi russi o dei 15 miliardi brasiliani. Un fiume di denaro, insomma. Ma ne valeva la pena. I Paesi del Golfo, alla ricerca di investimenti in grado di garantire un futuro all’area anche dopo la fine dell’energia fossile (ancor ben lontana) hanno deciso di puntare sull’entertainment sportivo, ripetendo in grande la scalata al vertice del traffico aereo che ha fatto di Emirates e Qatar Airways due compagnie al top nelle rotte tra Europa ed Asia. 

Stavolta la concorrenza è ancora più difficile. Anche i grandi dello sport americano sono pronti a competere per la leadership del calcio, lo sport più popolare che vanta grandi margini di crescita nelle Americhe e soprattutto in Asia, come ha dimostrato il Mondiale. Una tendenza che Andrea Agnelli non sottovaluta di sicuro.  “Negli ultimi anni sono state concluse molte operazioni M&A. Il Chelsea è stato ceduto per 3 miliardi, il Milan per 1 miliardo, il 47% Atalanta è passato di mano”, ha ricordato. “Fa riflettere chi sono gli acquirenti di queste società: fondi sovrani, consorzi, fondi privati. In serie A abbiamo ricevuto offerte per la cessione di una percentuale della Lega. In Serie A dopo l’approccio di CVC stesso abbiamo ricevuto altre due lettere di intenti all’inizio di quest’anno e la Bundesliga sta valutando la cessione della parte di media internazionali”. 

Il mondo del pallone, insomma, corre. Difficile che Andrea resti a lungo in panchina. 

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