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Trento, Cesare Battisti chi era costui?

Cesare Battisti tra Vienna e Roma. Trento, Castello del Buonconsiglio, dal 12 luglio al 6 novembre 2016

Trento, Cesare Battisti chi era costui?

Nonostante gran parte degli italiani abbiano sentito pronunciare almeno una volta il nome di Cesare Battisti, pochi ne conoscono la vita, la storia umana, le battaglie politiche, la passione per la storia, la geografia, la scrittura. La maggior parte delle persone associa Cesare Battisti alla sua tragica fine nella cosiddetta Fossa dei Martiri del Castello del Buonconsiglio di Trento, il 12 luglio 1916. Emblematica la frase con la quale lo storico Mario Isnenghi definisce Battisti come “una delle personalità più citate ma meno conosciute del Novecento.”

Nell’ambito delle iniziative sulla Prima Guerra Mondiale e in occasione del centenario della sua morte, la mostra intende, attraverso una selezione di preziose opere d’arte dell’epoca e di rare testimonianze storiche, illustrare al grande pubblico una personalità di grande spessore umano e culturale che ha avuto un ruolo importante nella storia recente non solo del Trentino ma anche dell’Italia e merita di essere conosciuto nella sua complessità e modernità. La sua vicenda umana, dipanata tra forti ideali e appassionata azione, diviene chiave di lettura della singolarissima temperie sociale e culturale del Trentino allo spartiacque tra Ottocento e Novecento, laddove convivevano nello stesso territorio fermenti ispirati alla civiltà di segno italico e fermenti stimolati dalle esperienze transalpine, conducendo a un’esperienza collettiva feconda ma travagliata, che di lì a poco sarebbe stata destinata a subire i colpi del netto cambiamento determinato dalla fine della Grande Guerra e dall’annessione al Regno d’Italia. Il 12 luglio 1916 segnò l’epilogo di una vita condotta senza risparmio, fino all’arruolamento nel corpo degli Alpini e alla cattura sul Monte Corno. In quel giorno, imprigionato in una delle celle ricavate nella Loggia del giardino del Castello del Buonconsiglio, per essere poi processato e condannato alla forca dal tribunale militare austriaco, le cui sedute si svolgevano nell’antica Stua de la famea, salì infatti sul capestro eretto nel cortile retrostante l’edificio.

Da quel momento la sua tragica fine, assieme a quella di Fabio Filzi e di Damiano Chiesa, attribuì all’antica dimora dei principi vescovi trentini il ruolo di vero e proprio “luogo deputato” della memoria battistiana, forse anche più del suo mausoleo sul Doss Trento. Al contempo non mancò di essere spunto formidabile per la propaganda bellica, per poi proseguire e consolidarsi quale mito collante per l’ideale nazionale di un’Italia uscita scossa e malconcia dalla Grande Guerra. Grazie alla grande disponibilità di istituzioni museali italiane e straniere che ne hanno concesso il prestito, la rassegna prevede l’esposizione di dipinti, sculture, libri, documenti, fotografie, cartografie, cimeli storici, attraverso i quali si snoda l’itinerario nelle sale. L’approccio storico e l’approccio storico-artistico al tema, condotti in parallelo e in stretta interconnessione, hanno consentito di gettare nuova luce su molti aspetti e nessi finora poco esplorati e di scoprire episodi ancora sconosciuti. La prima sezione traccia un quadro della vivace situazione culturale del Trentino nel contesto austro-ungarico prima del 1914, con dipinti di Giovanni Segantini, Eugenio Prati, Bartolomeo Bezzi, Alcide Davide Campestrini, Umberto Moggioli, ma anche Franz von Defregger, Albin Egger-Lienz. I paesaggi di Guglielmo Ciardi e le fotografie di illustrazione di un trentino ancora prevalentemente rurale accanto ai dipinti di argomento sociale di Felice Carena introducono nella seconda sezione il crescente impegno di Battisti, ormai rientrato a Trento dopo la laurea a Firenze, nelle questioni sociali, politiche e culturali della sua terra, dalla militanza socialista all’elezione a deputato a Vienna, che egli conduce assieme all’ esperienza di giovane geografo sul campo con le sue innovative ricerche sui laghi del Trentino.

Al periodo immediatamente precedente all’entrata in guerra dell’Italia, durante il quale la gente trentina venne invece coinvolta subito nell’impegno bellico austro-ungarico, è dedicata la terza sezione, che vede Battisti impegnato nella campagna interventista nelle città italiane, la chiamata alle armi, i profughi di Katzenau, e, in parallelo, le opere di Depero, di Balla, di Bonazza, ma anche di Kriegsmaler, come Alfons Walde, Albin Egger-Lienz, Hans Josef Weber-Tyrol, Hans Bertle, quest’ultimo primo testimone della cattura di Battisti sul Monte Corno. Altre testimonianze storiche e figurative – quelle di Beltrame, Pogliaghi, Sartorio, Sottssass, D’Andrea, Guala, Viani, Mantelli, Morando – raccontano gli anni cruciali della guerra, le immane fatiche condotte sulle cime alpine e la macchina militare austro-ungarica, acquartierata nelle sale cinquecentesche del Castello del Buonconsiglio. Alla creazione del mito di Battisti è infine dedicata l’ultima parte, con fondamentali opere che ne costruiscono l’iconografia, come i dipinti di Carrà e di Barbieri, eseguiti nel 1934 per l’importante ma ancora poco noto “Concorso della Regina”, le sculture di Minerbi, di Wildt, i bozzetti per il Monumento alla Vittoria di Bolzano e il Monumento di Cesare Battisti a Trento, affiancati a progetti decorativi per il Castello del Buonconsiglio finora poco se non del tutto sconosciuti, che videro all’opera personalità di grande spicco dell’arte tra le due guerre. Quale ausilio alla visita e alla comprensione anche di carattere emotivo delle sezioni sarà proposta una serie di story-telling con apposite installazioni video che accompagni gli snodi cruciali della narrazione espositiva, basandosi soprattutto sulla documentazione epistolare e su altre fonti disponibili.

L’iniziativa, promossa ed organizzata dal museo del Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali, vede il coinvolgimento della Fondazione Museo Storico, del Museo della Guerra di Rovereto, dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Fondazione Bruno Kessler, della Società di Studi Trentini, del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, e del Comune di Trento.

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