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Transizione verde, il Governo accelera e dà più poteri a Cingolani

Alla riunione del Comitato per la transizione ecologica le tappe verso il 2030 e 2050. Via libera al nuovo MITE.

Transizione verde, il Governo accelera e dà più poteri a Cingolani

Il ministro Roberto Cingolani non si preoccupa delle intese a metà del recente G20 sul clima. Aspetta il parere della conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni parlamentari per vedere in campo nelle prossime settimane il piano green italiano. Intanto il Consiglio dei ministri dice ok al Decreto di riorganizzazione del Ministero della Transizione ecologica. Cingolani a Roma ha presieduto la seconda riunione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica – CITE per approfondire quel testo che è tra i punti cardine del governo di Mario Draghi. Sul tavolo è stata messa una proposta di Piano come strumento dinamico per andare avanti secondo quanto inserito nel PNRR. Alla riunione c’erano molti Ministri a qualificare un lavoro di squadra che da un lato rispetta le indicazioni della Ue e dall’altro racchiude la trasversalità di interventi pluriennali che ad oggi valgono circa 70 miliardi di euro. Finalmente si scorge un metodo di lavoro proficuo su un tema cruciale.

Nella riunione non saranno mancati scambi di idee sulle osservazioni arrivate nelle settimane scorse da organizzazioni ambientaliste, associazioni di categoria, sindacati, Regioni. Queste ultime avranno una nuova occasione di farsi sentire attraverso la Conferenza Stato Regione. Ma è chiaro che tutti giocheranno a carte scoperte perché nei prossimi cinque anni bisognerà rivedere alla base modi e tempi di vivere, lavorare e consumare. C’è spazio anche per i sindaci come per gli industriali che sono entrambi determinanti per il successo. In autunno molte città vanno al voto e gli squilibri ambientali sono nelle corde di molti candidati sindaci che si raccorderanno con le Regioni ed il governo centrale per avere soldi freschi dal Recovery plan. Il Governo, a sua volta, sulla transizione ecologica, come su quella digitale, sulle riforme e sulla ripresa post Covid scommette la propria credibilità. Draghi lo ha ripetuto più volte e come gli sta capitando spesso riceve consensi più rapidi fuori dall’Italia che dentro il perimetro della maggioranza parlamentare. Il balletto sulla riforma della giustizia non potrà ripetersi sulla rivoluzione verde che interessa milioni di cittadini, la salute, posti di lavoro, investimenti colossali.

Cingolani al CITE ha spiegato le ragioni per le quali la transizione verde avrà grandi impatti culturali, tecnologici e socio-economici. Il documento in esame al Comitato Interministeriale fissa gli obiettivi generali ,coerenti con gli impegni internazionali ed europei e mantiene al 2030 e al 2050 i limiti temporali per la svolta. L’Europa valuterà le performances, a fronte delle quali l’Italia insisterà su cinque macro-obiettivi: neutralità climatica, azzeramento dell’inquinamento, adattamento ai cambiamenti climatici, ripristino della biodiversità , transizione verso l’economica circolare e la bioeconomia.Tra le novità che segneranno i passaggi operativi, la formazione di speciali gruppi di lavoro per otto ambiti di intervento: dalla decarbonizzazione, alla mobilità sostenibile, al miglioramento della qualità dell’aria, al contrasto al consumo di suolo e dissesto idrogeologico, alla tutela del mare, all’agricoltura sostenibile.

Il senso di marcia di un impegno collettivo ha trovato poi nel Consiglio dei Ministri l’unanimità sul decreto che riorganizza il Ministero della Transizione ecologica. “Una vera e propria rigenerazione che consentirà di superare quegli ostacoli di origine burocratica, tecnologica e strutturale e rendere la pubblica amministrazione efficacemente al servizio dei cittadini e dell’ambiente” ha detto Cingolani. In via prioritaria il Ministero, nato con il governo Draghi, modifica l’organizzazione delle strutture amministrative che prima erano del Ministero dell’Ambiente.Ora sono integrate con le competenze in materia energetica in precedenza assegnate al Ministero dello sviluppo economico. Insomma, le gestioni dei precedenti Ministri Cinquestelle vanno in archivio senza troppa nostalgia. Il nuovo ministero si articola in tre Dipartimenti e dieci Direzioni generali, rendendolo di fatto la punta di eccellenza della politica energetica ed ambientale dell’Italia. Ma al comando non c’è un uomo solo.

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