Condividi

Tour: spettacolare tris di Nibali ricordando Bartali e Casartelli

Era dal Tour vinto da Gimondi nel 1965 che un italiano non vinceva una tappa vestendo la maglia gialla – Staccati Valverde e i francesi Bardet e Pinot – Cotta per Richie Porte che arriva con quasi 9 minuti di ritardo

Tour: spettacolare tris di Nibali ricordando Bartali e Casartelli

Impressionate, autorevole, irraggiungibile: per il Nibali di questo Tour non basta il dizionario per trovare gli aggettivi appropriati. Lo Squalo ha da giorni le chiavi in mano della corsa, sia per la superiorità dimostrata in ogni tappa, sia per il caso che messo fuori gioco prima Froome e poi Contador. Avrebbe potuto vivere di conserva da qui a Parigi, controllando rivali sempre più evanescenti, ma da attaccante nato, proprio per dare spettacolo in un un Tour fin troppo presto deciso, ha scelto la prima tappa delle Alpi per compiere un’altra impresa delle sue. Il giorno era speciale, il 18 luglio: ieri cadeva il centenario della nascita di Gino Bartali e erano 19 anni esatti dalla morte di Fabio Casartelli nella discesa del Portet d’Aspet. A 5 km e mezzo dall’arrivo in cima alla Chamrousse, ecco Nibali allungare con una progressione potente lasciando esterrefatti di Valverde e Thibaut Pinot, che alzavano subito bandiera bianca. In un attimo la maglia gialla agganciava anche Leopold Konig e Rafal Majka che erano al comando della corsa. Per un chilometro Nibali sembrava pago della sua azione: la giornata si stava chiudendo per lui in maniera più che positiva. Valverde staccato, Richie Porte, che era secondo classifica a Saint-Etienne, disperso nelle retrovie in preda a una brutta cotta: la classifica generale parlava sempre più a favore del leader del Tour. Ma Nibali a quel punto voleva lasciare la sua griffe sul primo traguardo alpino, un commosso omaggio a Bartali e a Casartelli: ed eccolo ripartire e involarsi verso l’arrivo per la sua terza vittoria di tappa, a mani alzate come se volesse esultare al mondo mettendo a tacere le malelingue che si aggrappano ai dubbi sollevati da “Le Monde” per i watt registrati dal campione d’Italia nella salita alla Planche des Belles Filles, una potenza eccezionale tanto da suscitare, secondo il quotidiano parigino, il sospetto di qualche pozione magica. L’Astana nel recente passato è stata coinvolta in alcuni casi di doping. Vinokourov, oggi team manager,  è stato fermato per due anni per trasfusioni sanguigne proibite. Lo stesso Nibali, l’altro giorno, è intervenuto in difesa del nuovo corso intrapreso dal team kazako pur non negando il passato. Anche per questo, per sottolineare il cambio di direzione, lo Squalo ha voluto con sé il suo allenatore personale, Paolo Slongo che lo segue da anni prima alla Liquigas e poi alla Cannondale.  

Troppo forte per non suscitare ammirazione ma anche invidie: Nibali ne è cosciente, non vorrebbe strafare, padrone ma non dittatore e così  sulla salita interminabile della Chamrousse, estenuante se saffrontata  ad alta velocità e sotto una calura asfissiante (che aveva già messo ko Daniel Navarro e Acevedo), la maglia gialla all’inizio era stata a guardare cosa combinavano i suoi diretti rivali. Oltretutto l’Astana aveva i suoi problemi: a Michele Scarponi si era accesa la spia della riserva mentre quel diesel che è Jacob Fuglsang era malconcio dopo una brusca caduta nella discesa del Col du Palaquit, scivolando su una borraccia gettata avventatamente da Jurgen Van der Broeck, recidivo nel lancio avendo già provocato nella tappa di Planches des Belle Filles una vittima illustre: Alberto Contador.

A movimentare le acque nel gruppetto dei migliori era la profonda crisi di Porte che nell’ascesa finale vedeva sfumare i suoi sogni di alta classifica: arriverà 27esimo a quasi 9 minuti da Nibali, precipitando all’11esimo posto della generale.  La giornataccia dell’australiano se tranquillizzava ancora più  Nibali che saliva senza mai scomporsi, con una facilità scoraggiante per gli altri, metteva il pepe a Valverde, che vedeva spianata la strada al secondo posto in classifica, e ai francesi Bardet e Pinot in corsa per il podio. Ed erano  appunto il murciano della Movistar e Pinot i più lesti ad attaccare, ma più che affossare Porte -che stava spegnendosi da solo – la loro mossa scatenava la reazione immediata di Nibali: una controffensiva che scardinava le ultime recondite speranze di Valverde e C. Erano dai tempi di Felice Gimondi che un italiano in maglia gialla non vinceva una tappa al Tour. Per Nibali, primo in cima alla Chamrousse, un hors catégorie che assegnava punti doppi per la maglia a pois, anche leadership degli scalatori  cui punta Purito Rodriguez, ieri totalmente in bambola tanto da arrivare con una ventina di minuti di ritardo. Valverde giungeva quarto a 50 secondi dallo Squalo, preceduto anche da Majka e Konig.  In classifica Nibali ha ora 3’37” di vantaggio sul secondo che è Valverde. Terzo è Romain Bardet a 4’24”.  Oggi seconda tappa alpina con arrivo in salita a Risoul dopo aver affrontato l’Izoard dalla parte di Briançon: un passo leggendario nella storia del Tour con una discesa verso Guillestre che è da brividi nello scenario impareggiabile della Casse deserte.

Commenta