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Tour, Nancy fa bene agli italiani: vince Trentin, Nibali in giallo

Per il corridore trentino è la seconda vittoria al Tour dopo quella dell’anno scorso a Lione. Secondo, ancora battuto, Peter Sagan. Non cambia nulla nelle zone alte della classifica. Ancora cadute alla vigilia delle prime salite sui Vosgi

Tour, Nancy fa bene agli italiani: vince Trentin, Nibali in giallo

Gli altri cadono, gli italiani vincono: a Nancy, dopo l’assolo di Nibali a Sheffield, è la volta di Matteo Trentin che beffa nientemeno che Peter Sagan. Il Tour sorride al pedale azzurro come da decenni non capitava mentre continua mietere vittime nelle file altrui: oggi è stato il turno a ruzzolare per terra di Teejay Van Garderen, l’americano leader della Bmc,  che ha perso oltre un minuto dai migliori. Nancy è da sempre un traguardo che ha visto trionfi d’epoca del grande ciclismo italiano: nel Tour del 1949 nella cronometro di 137 km che partiva da Colmar, la più lunga mai disputata in un una corsa a tappe, Coppi inflisse distacchi abissali: oltre sette minuti a Bartali, 11 a Marinelli, 12 a Magni, 13 a Robic. Nel 1952 bis del campionissimo sui 60 km contro il tempo con partenza da Metz: fu il primo acuto nel suo secondo trionfo al Tour.

Anche per Trentin quello di ieri è un prestigioso bis al Tour dopo il successo dell’anno scorso a Lione, che fu l’unico per la pattuglia azzurra allora piuttosto disarmata. Una vittoria importante perché ottenuta su un Peter Sagan  che, assetato di rompere il lungo digiuno, stufo dei troppi piazzamenti, pensava di aver risolto la partita a suo favore quando sulle ultime due salite finali, la Cote de Maron e la Cote de Boufers,  i velocisti puri come Kittel, Degenkolb e Greipel, ad uno ad uno, si erano lasciati sfilare dal gruppo di testa finendo nelle retrovie della corsa. Ma lo slovacco in maglia verde non aveva fatto i conti con Trentin, che dopo il ritiro di Cavendish è diventato una delle pedine su cui l’Omega Pharma Quick conta per le vittorie di tappe. E Trentin, con un entusiasmante fotofinish precedendo Sagan e Gallopini, ha ripagato la fiducia e la libertà che gli ha accordato il suo team.

Per Nibali una tappa tutto sommato tranquilla, anche se Contador ha tentato di disturbarlo con un allungo sulla scia del compagmo Roche. Un piccolo assaggio di quel  che potrà accadere da oggi quando il Tour affronterà per tre giorni i Vosgi, montagne meno fascinose delle Alpi ma non povere di insidie e di pendenze importanti soprattutto nella tappa di lunedì che finirà in cima alle Planches des Belles Filles, un traguardo che due anni fa vide la prima esplosione di potenza di Froome che staccò lo stesso Wiggins, che era il suo capitano. Al termine della prima settimana di Tour Nibali si trova in una situazione di forza che era difficilmente prevedibile alla partenza da Leeds. Ritirato Froome, Contador lontano oltre 2 minuti e mezzo: un ritardo che lascia più che aperta la partita ma più del vantaggio è l’autorevolezza con cui corre a far di Nibali in  maglia gialla l’uomo più in forma e più brillante del Tour. 

Senza dimenticare che se il duello tra Nibali e Contador resta il tema centrale della Grande Boucle, in corsa ci sono ancora nomi da non sottovalutare: dal giovane Kwiatkowski distanziato di appena 50” alla vecchia volpe di Valverde (ottavo nella generale a 2’11”; da Richie Porte, alfiere del Team Sky dopo il ritiro di Froome, al campione del mondo  Rui Costa e all’americano Andrew Talanski, il vincitore del Delfinato, che ieri è volato sull’asfalto nel rush finale in una carambola innescata da Simon Gerrans. Senza grosse conseguenze se è vero quel che ha detto il suo team manager Jonathan Vaughter: “Andrew è più furioso che ferito”.  Un altro americano, Van Garderen, sbalzato dalla bici a pochi km dall’arrivo, ha invece pagato la iella con un ritardo di oltre un minuto che l’ha fatto precipitare al 18esino posto in classifica a 3’14” da Nibali, con non poche recriminazioni non solo contro il Movistar che gli agganciato la ruota, ma anche con il compagno Van Avermaet che, mentre era lui terra, è partito all’attacco con un’accelerazione che ha reso impossibile il rientro in gruppo dello sfortunato statunitense.

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