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Tari: +72% in 7 anni, ma i rifiuti diminuiscono

Secondo l’Osservatorio di Confcommercio, nel 2017 la Tari è arrivata complessivamente a 9,3 miliardi di euro, 3,9 miliardi più del 2011, anche se nello stesso periodo la differenziata è cresciuta del 20% e la produzione totale di rifiuti è diminuita: ecco perché

Tari: +72% in 7 anni, ma i rifiuti diminuiscono

I rifiuti da raccogliere diminuiscono, ma la loro raccolta è sempre più inefficiente e soprattutto la Tari continua a salire. Il paradosso emerge da un rapporto di Confcommercio, che ha inaugurato mercoledì il portale http://www.osservatoriotasselocali.it, strumento permanente dedicato alla raccolta e all’analisi di dati relativi alla tassa rifiuti pagata da cittadini e imprese del terziario.

Secondo l’analisi, nel 2017 la Tari è arrivata complessivamente a 9,3 miliardi di euro, con un incremento del 72% negli ultimi sette anni, corrispondente ad un incremento complessivo di 3,9 miliardi di euro, nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti.

Una spesa crescente malgrado nello stesso periodo la percentuale di raccolta differenziata sia aumentata di oltre il 20% e il costo di gestione dei rifiuti differenziati (15,12 centesimi di euro al kg) continui a essere circa un terzo rispetto a quello degli indifferenziati (40,79 centesimi di euro al kg).

L’aumento della tassazione è doppiamente ingiustificato se si considerano i dati riguardo alla produzione totale di rifiuti che, in controtendenza, nel periodo considerato ha subito un rallentamento. Le imprese, infatti, continuano a pagare di più nonostante la produzione dei rifiuti sia decresciuta da 32,4 milioni  di tonnellate del 2010 a 30,1 milioni nel 2016.

Per le imprese del terziario, Confcommercio denuncia “sempre più evidenti distorsioni e divari di costo tra medesime categorie economiche a parità di condizioni e nella stessa provincia: ad esempio, un albergo con ristorante di 1.000 mq paga 4.210 euro/anno a San Cesario (Le) mentre ne paga 7.770 euro/anno a Lecce; per la stessa attività in provincia di Padova si passa da 4.189 euro/anno di Abano Terme a 5.901 euro/anno del capoluogo”.

Inoltre, l’associazione sottolinea l’inefficienza delle Amministrazioni locali, rimarcando che, in media, il 62% dei Comuni capoluogo di provincia registra una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni. I costi per cittadini e imprese ammontano a un miliardo l’anno a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi comunitari di raccolta differenziata (siamo al 52% contro il 65% fissato a livello europeo).

Il risultato è che in molti casi “le imprese pagano costi per un servizio mai erogato (con aggravi di oltre l’80%) o per il mancato riconoscimento della stagionalità delle attività – conclude l’Osservatorio – Ad esempio, nel primo caso, a Roma, un distributore di carburante di 300 mq paga 2.667 euro mentre l’importo corretto dovrebbe essere di 446 euro; nel secondo caso, un campeggio di 5.000 mq nel Comune di Fiumicino paga 13.136 euro quando per i soli 5 mesi di attività dovrebbe pagare 5.473, oppure uno stabilimento balneare di 600 mq, nello stesso comune, paga 1.037 euro a fronte dei 432 che dovrebbe pagare”.

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