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Tabacco, Marino: né minori né proibizionismo

Il senatore Pd Ignazio Marino, nel corso della presentazione in Senato dello studio curato dall’associazione i-think, il think tank di cui è presidente: “Tutti gli strumenti di deterrenza e di prevenzione per dissuadere i giovani dal cominciare a fumare e aiutarli a smettere – annuncia Marino – sono contenuti nel disegno di legge bipartisan”.

Tabacco, Marino: né minori né proibizionismo

Un quindicenne ha una probabilità di morire di cancro tre volte maggiore rispetto a chi inizia dieci anni più tardi e circa l’87% dei fumatori comincia entro i 20 anni. Nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni, fuma il 15,9% dei maschi e il 21,8% delle femmine. Circa un milione e mezzo di ragazzi”. Questi alcuni dei principali dati, annunciati dal senatore Pd Ignazio Marino, nel corso della presentazione in Senato dello studio curato dall’associazione i-think, il think tank di cui è presidente. Il dato che più allarma però è che ogni giorno tra gli 80.000 e i 100.000 ragazzi iniziano a fumare. “La vita di un fumatore abituale è di circa 10 anni inferiore rispetto a quella di un non fumatore – riferisce il Presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale – e il consumo di sigarette giornaliero medio di un ragazzo non si discosta significativamente da quello di un adulto. I giovani di questo tempo, sul tema del fumo sono proiettati nel presente, non vedono la loro salute futura a rischio. Anzi, il rischio diviene valore, il danno cui ci si espone diventa indice di coraggio”.

Il ddl anti-fumo
. Marino ha anche parlato del ddl “Disposizioni per la tutela della salute e per la prevenzione dei danni derivanti dal consumo dei prodotti del tabacco” di cui è primo firmatario insieme al presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Antonio Tomassini“Tutti gli strumenti di deterrenza e di prevenzione per dissuadere i giovani dal cominciare a fumare e aiutarli a smettere – annuncia Marino – sono contenuti nel disegno di legge bipartisan”. “Il ddl non ha costi – ha aggiunto Tomassini – ed ha già ottenuto la procedura deliberante dalla Commissione Sanità. Poi però toccherà alla Camera”. Ma è possibile che il testo possa trasformarsi in un emendamento al Decreto Sanità in arrivo, come confermato dal Ministro della Salute Renato Balduzzi. “Ho detto che su alcuni punti del Decreto Legge sulla Sanità il Governo ha aperto una finestra e che da questo punto di vista vedo favorevolmente una integrazione di questi contenuti nel caso in cui ci sia un accordo all’interno della maggioranza che sostiene il Governo”.

Sulla stessa linea dello studio i-think la multinazionale come la British American Tobacco. “Anche noi – ha dichiarato Giovanni Carucci Vice Presidente di British American Tobacco Italia, che ha anche finanziato lo studio indipendente – condividiamo l’impianto generale del ddl, che riteniamo molto efficace per contrastare il fumo minorile, concentrando gli sforzi sulla prevenzione e l’informazione e non su provvedimenti puramente interdittivi. Al contrario di ciò che sembra emergere a livello europeo, dove si stanno elaborando misure irragionevolmente restrittive, fino a rasentare il proibizionismo, che non ridurranno l’incidenza del fumo minorile ed aumenteranno il contrabbando”. Il riferimento è alla revisione della Direttiva sui prodotti del tabacco avviata da parte della DG SANCO della Commissione Europea, di cui ha parlato anche il Ministro Balduzzi. “Certamentegli interessi delle imprese non possono certo prevalere sulla salute. Per quanto riguarda il tema della Direttiva invito la Commissione ad andare avanti, ma con gradualità ed equilibrio”.

La direttiva UE sul tabacco. Come anticipato nei giorni scorsi dal quotidiano tedesco Die Welt (senza smentite da parte della Commissione), le principali disposizioni della Direttiva sarebbero indirizzate ad una stretta quasi-proibizionista. Il testo infatti prevedrebbe, l’occupazione del 70% del pacchetto con avvertenze sanitarie e di immagini (cd. pictorials) shock finalizzate alla descrizione visiva degli effetti del fumo sulla salute, sul modello di quanto deciso in Australia nei mesi scorsi. Ma le opinioni sul tema sono alquanto divergenti. Lo stesso presidente Tomassini ha sottolineato come “non esistano evidenze dei risultati di questo tipo di scelta”, ed un recente studio di “The European House – Ambrosetti” ha evidenziato la mancanza di proporzionalità tra i risultati attesi per la salute pubblica con l’adozione del pacchetto generico e le conseguenze economiche e sociali per gli attori della filiera che rappresenta un importante volàno per l’occupazione, coinvolgendo in totale oltre 200mila addetti: 53mila nella tabacchicoltura, 5.500 nella prima trasformazione, 740 nella manifattura, 2.700 nella distribuzione dei prodotti da fumo e 140mila nelle rivendite di tabacchi. Il nuovo quadro di regole non genererebbe benefici certi, ma penalizzerebbe significativamente agricoltori, trasformatori, produttori e rivenditori, alimentando il contrabbando e la contraffazione con conseguenze significative sull’erario e sull’economia generale del paese. Dallo stesso studio emerge invece l’importanza di regolamentare dispositivi quali le sigarette elettroniche o alternative come lo Snus, un tabacco umido in polvere per uso orale, autorizzato in Svezia ma non negli altri stati membri compresa l’Italia, dove ha quasi soppiantato il consumo di sigarette.

Il possibile impatto economico. Le parole “tiepide” sul tema Direttiva da parte del Ministro Balduzzi derivano anche da una serie di inevitabili preoccupazioni. Infatti, l’introduzione del pacchetto generico stimolerebbeulteriormente il già rilevante fenomeno della contraffazione oltre che determinare significativi effetti collaterali, come l’abbassamento dei prezzi (peraltro già avvenuto in Australia) con conseguente, e paradossale, aumento del numero dei fumatori e una notevole riduzione del gettito fiscale, riconducibile a causa delle minori vendite dei prodotti del tabacco ed all’aumento del mercato illegale. Si pensi solo che allo stato attuale l’UE e i suoi stati membri perdono fino a 10 miliardi di euro l’anno di tasse non pagate a causa dei prodotti del tabacco contraffatti e contrabbandati.

Tutti rischi che emergono chiaramente dallo studio iThink, che infatti rifugge da indicazioni proibizioniste, ma punta su soluzioni quali lo stanziamento di fondi dedicati alla lotta al tabagismo, l’adozione di campagne di prevenzione dell’iniziazione al fumo sin dai primi anni di età scolare, terapie di sostegno garantite dal Servizio sanitario nazionale per i fumatori che intendono smettere, la regolamentazione di nuovi prodotti a base di tabacco ma a rischio ridotto (es. Snus), in un’ottica di ampliamento dell’offerta delle nicotine replacement therapies (NRT) e un aumento bilanciato della tassazione su tutti i prodotti a base di tabacco

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