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Svimez, sorpresa: il Sud cresce più del Nord, Pil +0,8%

A trascinare la crescita del Mezzogiorno è l’agricoltura, che segna un aumento del 7,3% contro il +1,6% del Nord – Migliorano anche l’occupazione e le esportazioni, sempre trainate dal settore primario.

Svimez, sorpresa: il Sud cresce più del Nord, Pil +0,8%

Il Sud Italia cresce più del Centro Nord. A raccontare questo dato, piuttosto sorprendente, è il rapporto Ismea-Svimez, secondo cui il Pil del Mezzogiorno è cresciuto dello 0,8% a cavallo tra 2015 e 2016, contro lo 0,5% del Centro-Nord. Un risultato legato soprattutto al settore primario, l’agricoltura, che segna un aumento del 7,3% contro il +1,6% dello stesso settore al Centro-Nord.

Crescono, al Sud, valore aggiunto, esportazioni, investimenti e anche l’occupazione. Nel Mezzogiorno, infatti, la crescita occupazionale è stata del 12,9%, più della media italiana. Sale anche il peso dell’imprenditorialità giovanile agricola con quasi 20 mila imprese nate al Sud nei primi mesi dell’anno scorso.

Nonostante la relativa stagnazione di industria (-0,3%) e servizi (+0,8%), il Sud (e in particolar modo Calabria e Campania) cresce con l’agricoltura, anche sul fronte dell’export: +15,5% prodotti agricoli meridionali (Centro Nord +9,6%) e del 7,6% quelli alimentari del Sud (Centro Nord +6,3%). 

Come detto, in miglioramento anche l’occupazione, grazie sempre all’agricoltura: +5.8% nel primo trimestre del 2016 e +6,5% nel secondo, con un aumento del 9,1% per gli under 35. L’agricoltura sembra quindi aver assunto un ruolo di primo piano nella creazione di nuova occupazione giovanile nel Mezzogiorno. Nella prima metà del 2016 l’occupazione giovanile in agricoltura è cresciuta dell’11,3% in Italia, e del 12,9% al Sud, con un decisivo contributo da parte del lavoro a tempo pieno (+14,4%).

In aumento anche l’imprenditoria giovanile, che cresce sopratutto in Basilicata, Calabria e Molise, seguite a ruota da Campania, Sicilia e Sardegna, anche se in questo caso rimane l’eredità di uno squilibrio che rende difficilissimo un ricambio generazionale adeguato.

A tale proposito è arrivato anche il commento dell’associazione delle banche popolari, presenti in maniera capillare sul territorio con 2.171 sportelli (il 35% del totale delle dipendenze presenti nell’area) e superiore al 40% in 17 province meridionali. La quota di mercato degli impieghi alle piccole e medie imprese risulta pari al 27,2%, 2,5 punti percentuali al di sopra del dato medio nazionale.

“Questi risultati – ha commentato il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari, Giuseppe De Lucia Lumeno – confermano come la sinergia tra imprese e banche può rendere più resiliente e più reattivo l’intero sistema. Una sinergia che viene garantita soprattutto da chi, per sua natura e origine, conosce il territorio ed è in grado di dare fiducia e quindi finanziare una nuova imprenditoria fatta di aziende di dimensioni contenute, fatta di giovani che riscoprono il valore della terra e si concentrano sulla qualità e sull’esportazione dei prodotti ma anche su attività affini, come agriturismo ed energie rinnovabili. Questo sistema, che può essere protagonista del rilancio dell’economia italiana, è da salvaguardare e incoraggiare. Può rappresentare un esempio di lotta alla disoccupazione giovanile e alla stagnazione dell’economia per ridurre i divari ancora esistenti in termini occupazionali, di coesione sociale e di sviluppo tra le varie aree del Paese”.

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