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Superbonus addio: dal 2024 nuove agevolazioni fiscali per edifici green, il governo prepara la riforma

Dopo le critiche al Superbonus 110% il governo annuncia sgravi fiscali per il 2024 per ristrutturare le case. sono 31 milioni le abitazioni da rendere efficienti

Superbonus addio: dal 2024 nuove agevolazioni fiscali per edifici green, il governo prepara la riforma

All’ultimo Forum Ambrosetti di Cernobbio il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto di soffrire di mal di pancia ogni volta che si parla di Superbonus. Sono passate poche settimane e a quella sofferenza il suo collega Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin forse ha trovato un calmante: una riforma di tutti gli incentivi edilizi. 

Non è vero, dunque, che a chi vuole rendere più sostenibile la propria abitazione lo Stato non darà più un solo euro. Semplicemente si cercherà di superare “la frammentazione delle varie detrazioni ad oggi attive” ha detto Pichetto alla Commissione Ambiente della Camera. Al massimo entro giugno 2024, il governo promette di mettere in campo una riforma delle agevolazioni fiscali. Una rivoluzione da destra egualitaria che somiglia molto ad un dietrofront rispetto agli attacchi feroci al bonus del 110%.

Il rapporto fisco-casa green è collegato alla specifica direttiva europea che non è mai uscita dal dibattito politico nonostante i si, no, ni, espressi dalle più diverse formazioni politiche. Il 12 ottobre Parlamento e Consiglio d’Europa hanno fatto melina sull’entrata in vigore della norma (2033). Ma l’accordo sembra vicino. L’argomento, inoltre, sarà sicuramente tra i temi della campagna delle elezioni europee. È un caso che l’annunciata riforma degli incentivi edilizi italiana, coincida grosso modo con le elezioni? Una specie di “fuori tutto” per i milioni di proprietari di casa che rientrerebbero nel giro dei bonus ma stavolta firmati da Giorgia Meloni.

Oltre il Superbonus per 31 milioni di case

Il Superbonus non può essere l’unico strumento che migliora il patrimonio edilizio italiano. Questa è una verità nota anche a chi lo difende ancora. Per avere standard energetici accettabili ci vuole molto altro: dalle comunità energetiche, alla costruzione (oggi tutta Made in China) di pompe di calore, alla disponibilità in rete di idrogeno pulito, di biogas, fino ad una regolamentazione dei prezzi e delle prestazioni edilizie. Ci poteva pensare anche la sinistra quando ha messo in campo i bonus facendo credere che saremmo diventati il paese con le case più moderne solo grazie a cessione di credito o a recupero fiscale spalmato. I danni del populismo Cinquestelle li ripara la destra? E la vera transizione verde aspetta.

L’Enea a settembre ha certificato circa 88 miliardi di euro ammessi a detrazioni con il 110%. 75 miliardi di lavori sono stati portati a termine, ovvero 50 miliardi per edifici residenziali e 11,3 miliardi per quelli immobiliari. Pichetto Fratin ha detto che i buoni propositi della legge non sono giustificati “dagli effetti espansivi rispetto ai problemi creati sui conti pubblici o sull’aumento dei prezzi nel settore”. Ecco il punto: sgravi fiscali in base ai livelli di reddito? La priorità, si dice, sarà data ai redditi più bassi. Ci prende un capogiro. E gli allarmi quotidiani sulla finanza pubblica? La manovra da 24 miliardi? I conti pubblici sforati a causa del 110% con i relativi mal di pancia di Giorgetti?

Sarà. Ma senza una attenta politica dei prezzi, con accordi con il mondo produttivo, si rischia un flop clamoroso. Ce lo possiamo permettere? Si, se, come succede un giorno si e uno no, litighiamo con l’Europa. Non ce lo possiamo consentire se vogliamo dare all’Italia la prospettiva di un paese più sostenibile e meno inquinato ma senza sparare panzane.

L’orizzonte delle futuribili decisioni italiane è di almeno dieci anni. Però l’occhio deve restare fisso su quello che Bruxelles deciderà sulle case green. Ursula von der Leyen sta insistendo sui tempi del Green Deal per non arrivare alla fine del mandato con clamorose misure incompiute. In questo contesto non è fuori luogo pensare, da parte della presidente, di voler sostenere anche il mercato immobiliare con classi energetiche non inferiori a “D”. Peccato per i mal di pancia, ma l’Italia deve mettere a posto “soltanto” 31 milioni di fabbricati con migliaia di piccoli comuni che, come per le pratiche del 110%, non sanno nemmeno da dove partire.

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