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Sostenibilità, in Italia solo un’impresa su 4 è interessata

Secondo ConsumerLab sono ancora poche nel nostro Paese le aziende che scelgono politiche sostenibili. Il problema della governance e delle riforme.

Sostenibilità, in Italia solo un’impresa su 4 è interessata

Districarsi tra ricerche e indagini di mercato è sempre un esercizio affannoso. Se accade come di questi tempi, di leggere report su ambiente e sostenibilità con dati che contraddicono le campagne informative e le relazioni dei top manager, la fatica diventa doppia. Ogni ricerca ha i propri obiettivi , ma apprendere che in Italia solo 1 impresa su 4 è interessata ad adottare politiche sostenibili, suscita meraviglia. L’Ente di ricerca ConsumerLab lo dice con una sua ricerca.

L’Ue esamina in queste ore il Piano di ripresa italiano che destina un terzo delle risorse economiche ad una ripresa duratura. Le grandi aziende hanno cambiato paradigmi industriali e asset per affrontare il new deal. Tuttavia, il report di ConsumerLab ci parla di una grave dissonanza tra cittadini e industria verso un Paese ad economia circolare. L’Ente si occupa di sostenibilità, riunisce economisti, sindacalisti, rappresentanti dei consumatori e al suo congresso “Future Respect” ha lanciato una piattaforma -NEXTPEDIA – sulle tematiche oggetto della ricerca. Tematiche molto critiche , lontane da implementazioni e risorse finanziarie delle imprese. Ma l’industria italiana soffre davvero di un simile strabismo strategico ? “ Ancora oggi nel nostro Paese si registrano paradossi e contraddizioni, e su tale argomento l’Italia appare ancora indietro rispetto al resto d’Europa – risponde Francesco Tamburella ,presidente di ConsumerLab. Il 20% delle pubblicità commerciali parla di sostenibilità, ma su 4,4 milioni di imprese italiane poco più di un milione è interessata ad avviare un percorso di trasformazione sostenibile”.

Sono numeri che fanno impallidire qualsiasi disegno neoindustriale, per lo più condiviso ai tavoli dell’attuale governo che una visione ce l’ha. Le scelte green delle aziende non sono uniformi nonostante la partita si giochi su scala mondiale. Risentono di una varietà di fattori, di condizioni, di investitori , di mercati. Quelle che redigono il bilancio di sostenibilità sono risultate meno di 2000 ,laddove quel documento attesta l’impegno alla trasformazione sostenibile del business. Di contro il 66% dei cittadini “vorrebbe le aziende più impegnate nel ridurre gli impatti su società e ambiente.” Gli sforzi maggiori a questo punto dovrebbero arrivare dall’agroalimentare, dalla sanità, dalle assicurazioni e dalle utility. Il 12% degli intervistati si dice anche preoccupato per l’inquinamento di acqua, aria e suolo.

Quanto è sufficiente a migliorare il quadro d’insieme una piattaforma sul modello wikipedia ,libera e collaborativa, come è stata definita NEXTPEDIA ? Aiuterà certamente. Il punto vero sta nel sistema industriale italiano . Ha bisogno di una governance sostenibile, di leggi applicabili, di procedure snelle, di autorità di controllo, di una giustizia efficiente. I bilanci di sostenibilità declinano trasformazioni e risorse finanziarie; per quelle quotate sono valore aggiunto. Ma la green economy non si ferma alle certificazioni, richiede una visione riformista e condivisa dell’economia dove la domanda e l’offerta di beni e prodotti sostenibili si incrociano e le differenze territoriali e strutturali si riducono. Un lavoro paziente ,non impossibile purché si abbia chiaro il traguardo.

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