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Silver Economy: vale il 30% del Pil, ecco cos’è e quali sono le sue potenzialità

Gli Over 65 sono l’unica categoria che negli ultimi anni ha visto il proprio reddito salire e il rischio povertà scendere. Il loro patrimonio medio è di 292mila euro. La Silver Economy dà lavoro a 4,6 milioni di persone

Silver Economy: vale il 30% del Pil, ecco cos’è e quali sono le sue potenzialità

In un Paese che invecchia sempre più rapidamente, la Silver Economy è diventata una realtà impossibile da ignorare. Anche perché, l’impatto sul Pil Italiano degli over 65 ha un valore stimabile tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro, vale a dire tra il 20 e il 30% del Prodotto Interno Lordo. Una percentuale destinata a salire, se si tiene conto delle previsioni demografiche dell’Istat, secondo cui oggi i cittadini con un’età superiore a 65 anni rappresentano il 23,8% della popolazione, nel 2035 saranno il 30%, e nel 2050, quando 1 italiano su 3 avrà un’età superiore ai 65 anni, arriveranno al 35%.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nel Quaderno di Approfondimento Itinerari Previdenziali presentato pochi giorni fa. Un report che contiene anche una ricerca “Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silver italiani”, somministrata a un campione di 5mila over 50 e realizzata da Format Research per Itinerari Previdenziali e 50&Più, sistema associativo interamente dedicato al mondo della terza età.

Cosa si intende per Silver Economy?

Per comprendere meglio le dimensioni del fenomeno possiamo dire che, secondo la Commissione Ue, se la Silver Economy fosse uno Stato Sovrano per dimensioni si posizionerebbe alle spalle solo di Stati Uniti e Cina e avrebbe un tasso di crescita stimato del 5% annuo. 

Quando parla di economia d’argento, Bruxelles si riferisce però al complesso di attività economiche rivolte specificatamente alla popolazione con 50 anni o più, che cessa parzialmente o totalmente l’attività lavorativa passando da uno stile di vita attivo a uno “differentemente attivo”. 

“A distanza di qualche anno dallo studio della Commissione, ora che peraltro la maggior parte dei Paesi dell’intera area Ocse ha fissato intorno ai 65 anni la soglia anagrafica del pensionamento,, considerare un’età ancora giovane come i 50 anni come “perimetro” rischia di uniformare eccessivamente una popolazione, quella degli ultra 50enni, che al suo interno presenta in verità caratteristiche, necessità, disponibilità economiche e abitudini di consumo molto diverse, ha commentato il professor Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. 

L’indagine demoscopica e lo studio di itinerari previdenziali distinguono dunque 3 grandi raggruppamenti di età: 50-64, 65-74 e over 75, considerando come Silver tutte le persone che abbiano raggiunto i 65 anni, nella maggior parte dei casi pensionati o lavoratori vicini alla pensione. 

Chi sono i Silver italiani? 

In Italia, i cittadini con un’età superiore a 65 anni sono 14 milioni e rappresentano il 23,81% della popolazione italiana. Numeri che fanno sì che il nostro Paese si collochi ai primi posti tra i più longevi del mondo con un’aspettativa di vita che nel 2019 era pari a 84,7 anni per gli uomini e a 87,9 per donne. 

Secondo gli ultimi dati aggiornati a gennaio 2022, il 42,1% degli ultra 65enni vive in coppia senza figli, il 30,5% vive da solo, il 12,8% in coppia e con figli, mentre i nuclei monogenitore con figli sono il 6,7%: “un trend, quello dell’atomizzazione dei nuclei familiari, destinato ad acuirsi negli anni a venire, tanto che tra meno di vent’anni 1 Silver su 3 vivrà di fatto da solo”, chiarisce lo studio.

Silver Economy: patrimonio medio di 292mila euro per gli Over 65

Un dato interessante che emerge dalla ricerca riguarda la ricchezza degli Over 65. Numeri alla mano, infatti, i cittadini con un’età superiore a 65 anni sono l’unica categoria anagrafica il cui rischio di povertà negli ultimi anni si è ridotto. Non solo, sono anche l’unica categoria che ha visto il proprio reddito medio equivalente salire (+300 euro circa), e quella meno indebitata in assoluto. 

In particolare, a partire dai dati MEF e Banca d’Italia, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali stima il patrimonio medio dei Silver in 292mila euro che, moltiplicati per 13,9 milioni di soggetti interessati, portano il totale della loro ricchezza a 4.059 miliardi di euro, pari al 41,4% della ricchezza totale degli italiani. 

Scendendo ancora più nel dettaglio, di questa ricchezza 1.501 miliardi di euro sono rappresentati dal patrimonio mobiliare e 2.558 miliardi da quello immobiliare. Non casualmente, del resto, i Silver risultano rispetto alle altre classi d’età della popolazione italiana la fascia con il valore medio immobiliare più alto, così come quella più investita nell’immobiliare: l’86,7% degli over 65 vive in case di proprietà e il 27,3% ha uno o più immobili oltre alla prima casa, percentuale più elevata di tutti gli altri raggruppamenti anagrafici.

Andando avanti coi dati, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ipotizza un valore di 283,6 miliardi dello spendibile netto annuo dei Silver italiani, valore (al netto di contributi e imposte) che comprende anche i proventi da patrimonio mobiliare e immobiliare o partecipazioni, e “che ne rappresenta una valutazione oltretutto prudenziale in quanto non tiene conto dei redditi percepiti dai 705mila ultra 65enni che lavorano e/o hanno redditi diversi da quelli da pensione”, sottolinea la ricerca.

“Si tratta insomma di una patrimonializzazione importante, capace di resistere anche agli effetti della pandemia di Covid-19, e che, nei prossimi 20/25 anni, verrà in parte destinata ad ampliare i volumi dei consumi dei Silver e in altra parte trasferita a figli o parenti oggi over 40, incrementando ulteriormente il valore complessivo della Silver Economy del nostro Paese – ha spiegato Alberto Brambilla nel ricordare che – i 65enni hanno in linea di massima una posizione familiare ed economica ormai consolidata e si trovano quindi nella maggior parte dei casi in una fase di decumulo, che li porta a “investire” quasi tutti i loro redditi in consumi o sostegni ai familiari. Anzi, sono più propensi non solo ad acquistare o usufruire di beni e servizi riguardanti la cura della persona e della salute (assistenza, farmaci e altre spese sanitarie) e rientranti quindi nell’alveo della cosiddetta white economy, ma anche in ambito ricreativo (spese per viaggi, turismo, tempo libero, strutture ricettive o di ristorazione)”.

La Silver Economy dà lavoro a 4,6 milioni di persone

Secondo il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, la Silver Economy genera un’occupazione pari a circa 4,6 milioni di lavoratori, tra badanti regolari e irregolari, personale delle RSA, personale medico e fornitori di beni e servizi acquistati dai Silver, “e il dato salirebbe addirittura a 5,46 milioni di occupati se si calcolasse l’occupazione secondo la metodica applicata dalla Commissione europea”, secondo Brambilla.

Tra i settori industriali che ne traggono beneficio figurano l’abitare, la domotica e la mobilità, i settori dei servizi e del commercio, il mondo del risparmio gestito, delle SGR e delle banche, chiamato a costruire prodotti di investimento ad hoc, e il comparto assicurativo per soddisfare il più rilevante dei bisogni, vale a dire quello di avere una aspettativa di vita il più a lungo possibile in buona salute, come le polizze Long Term Care o la telemedicina.  

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