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Sblocca-cantieri, l’occasione di rimettere l’Italia in sicurezza

Il prossimo decreto Semplificazioni dovrebbe contenere il piano Sbloccacantieri da 120 miliardi su cui insiste da mesi Matteo Renzi per rimettere in moto l’economia e l’occupazione – Ma è anche una buona opportunità per contenere frane, smottamenti, alluvioni – Le denunce dell’Ispra, lo scarso coordinamento tra Enti, i dati non aggiornati.

Sblocca-cantieri, l’occasione di rimettere l’Italia in sicurezza

L’occasione è la più ghiotta degli ultimi anni. Il prossimo decreto Semplificazioni con il piano Sblocca-cantieri da 120 miliardi di euro su cui insiste Matteo Renzi, dovrà pensare alla sicurezza del territorio. Occasione da non perdere per porre al riparo milioni di persone da frane, smottamenti, alluvioni. L’ultima frana le cui foto stanno facendo il giro del mondo (per fortuna senza danni alle persone) riguarda le caratteristiche pale di San Martino sulle Dolomiti.

Il decreto libererà soldi e sarebbe una grave contraddizione se non contenesse misure contro pericoli immani da Nord a Sud. Serve riaprire o attivare cantieri nel segno di quell’Italia sostenibile e green declamata da Conte e da molti Ministri. A maggiore ragione perché il dissesto idrogeologico sembra scomparso dall’agenda politica. Eppure occorre intervenire su quel 7,9% di Italia che l’Ispra l’altro giorno ha definito in bilico. Si, c’è un’Italia in bilico, esposta a rischi incalcolabili e da molto prima del coronavirus. È strano a dirsi, ma pare proprio che abbiamo dovuto assistere ad un flagello moderno per rimediare ad un male antico.

I tecnici dell’Ispra quasi non ce la fanno più a denunciare lo stato preoccupante di interi pezzi d’Italia. Sino ad oggi hanno contato la bellezza di 620.783 frane. Hanno approntato e presentato la nuova piattaforma “Idrogeo”. Uno strumento di comunicazione e diffusione delle informazioni per la consultazione e la condivisione di dati, mappe, indicatori di pericolosità e dei documenti dell’Inventario di tutti fenomeni franosi. Soltanto l’inventario è costato 4,1 milioni di euro.

Ma chi si deve fare carico di intervenire, se non un coordinamento vero tra governo e Regioni? I dati su disastri e vittime sono addirittura sottostimati, perché gli enti territoriali non sempre catalogano in modo uniforme gli eventi. Ci sono Regioni che non aggiornano le banche dal 2007. Il grande piano di messa in sicurezza del Paese, di cui sentiamo parlare in occasione delle immancabili sciagure, esiste solo sulla carta e nei programmi di governo. I cantieri già autorizzati e sospesi per la solita pedante burocrazia devono, dunque, riaprire. Ma bisogna anche “definire criteri standard nazionali di qualità dei dati al fine di garantire un prodotto geologico di eccellenza“ ha scritto Ilaria Falconi, Consigliere della Società italiana di Geologia Ambientale.

L’attenzione per abbassare i rischi e preparare strategie di mitigazione a medio e lungo termine deve essere generale e trasversale tra tutti gli attori istituzionali. Il Ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, parte in causa del nuovo decreto, ha appena dato via libera a 445 milioni per Comuni e Province per la manutenzione straordinaria delle strade. Una buona cosa che oltre a creare lavoro, genera impatti positivi locali. La riqualificazione dei territori non è staccata dalla strategia green che il governo dice di perseguire anche nel dopo Covid. La controprova sta proprio nella capacità di spingere al massimo sui lavori progettati o da progettare per tenere il Paese al sicuro

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