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Sanità, Ocse: sprecati 2 euro su 10

E secondo la rivista The Lancet, l’eccessivo e ingiustificato uso di interventi sanitari di efficacia non dimostrata e il sotto-utilizzo di prestazioni efficaci “convivono in tutti i sistemi sanitari”

Ogni 10 euro spesi in sanità, due vengono sprecati. A rilanciare l’allarme sulla sostenibilità dei sistemi sanitari, compreso quello italiano, sono la rivista The Lancet, che ha inaugurato ieri a Londra la serie di articoli “Right Care”, e l’Ocse, che oggi ha pubblicato un report.

“Il sovra-utilizzo e il sotto-utilizzo di servizi e interventi sanitari hanno raggiunto proporzioni epidemiche – si legge nella ricerca dell’Organizzazione – non solo mettendo a rischio la sopravvivenza dei sistemi sanitari di tutto il mondo, ma anche minando la possibilità di una copertura sanitaria equa e sostenibile e del diritto universale all’assistenza sanitaria”.

Secondo gli autori della serie di The Lancet, l’eccessivo e ingiustificato uso di interventi sanitari di efficacia non dimostrata e il sotto-utilizzo di prestazioni efficaci “convivono in tutti i sistemi sanitari a vari livelli, peggiorando esiti clinici, psicologici e sociali; determinando una impropria allocazione di risorse e, dunque, sprechi evitabili”.

Tanti gli esempi: si ricorre impropriamente a Tac e risonanza magnetica per lombalgia e cefalea, antibiotici per infezioni virali delle vie respiratorie; densitometria ossea, test pre-operatori come Ecg, Rx torace, ecostress in pazienti a basso rischio, antipsicotici negli anziani; imaging cardiaco in pazienti a basso rischio, screening oncologici di efficacia non documentata (Psa, Ca-125), tagli cesarei senza indicazioni cliniche.

«La serie di The Lancet e il rapporto Ocse – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – sono perfettamente in linea con quanto riportato dal Rapporto sulla sostenibilità del SSN 2016-2025, presentato dalla Fondazione Gimbe lo scorso 7 giugno presso il Senato della Repubblica. Secondo le nostre stime, infatti, in Italia circa 11 miliardi/anno vengono erosi da sovra- e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie, a cui si aggiungono oltre 13 miliardi relativi a frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza».

«Considerato che la maggior parte degli interventi sanitari si colloca in un`area grigia, dove il profilo rischio/beneficio non è così netto – continua Cartabellotta – è indispensabile prendere in considerazione le preferenze dei pazienti. Ecco perché è impossibile migliorare l`appropriatezza degli interventi sanitari senza un coinvolgimento di cittadini e pazienti attraverso il processo decisionale condiviso, strategia di efficacia documentata per ridurre sprechi, aspettative irrealistiche di malati e familiari e contenzioso medico-legale».

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