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Salario minimo: il testo va in aula, la Destra rinuncia all’emendamento soppressivo ma punta al rinvio a settembre

Giorgia Meloni apre al confronto, la maggioranza accetta di non votare emendamenti in commissione ed andare in aula il 27 luglio. La partita si sposta all’autunno

Salario minimo: il testo va in aula, la Destra rinuncia all’emendamento soppressivo ma punta al rinvio a settembre

Il terzo round del match in Commissione Lavoro della Camera sul salario minimo a 9 euro l’ora finisce, per ora con un pareggio. L’opposizione ottiene che FdI rinunci a votare l’emendamento soppressivo della proposta Pd sul salario minimo, sostenuta da tutte le opposizioni con l’eccezione di Italia Viva. Al tempo stesso però, la maggioranza crea quello spazio per tentare un negoziato come Giorgia Meloni aveva fatto intendere martedì mattina con un’apertura al dialogo consegnata via radio: “Sono disponibile al confronto con l’opposizione. La sinistra, al governo per 10 anni, scopre ora il problema”.

In sintesi: il testo va in aula a Montecitorio senza il mandato al relatore e senza che sia stato votato alcun emendamento. Il calendario indica la data di giovedì 27 luglio per la discussione, ma l’obiettivo è chiaro ed è quello di rinviare tutto a settembre quando, forse, si saranno create le condizioni per un negoziato, dopo la pausa estiva.

Salario minimo al voto: cosa è successo?

Dopo il muro contro muro sull’emendamento soppressivo che rischiava di mandare in soffitta definitivamente la proposta di legge sul salario minimo – sostenuta da tutti i partiti all’opposizione, con l’esclusione di Italia Viva – in Commissione Lavoro, il presidente della Commissione, Walter Rizzetto, aveva aperto alla possibilità di ritirare l’emendamento. A cose fatte, dice Rizzetto, “questo presuppone che la maggioranza ha intenzione di parlare del tema e poi ritornare appena possibile in Commissione per approfondire questa ed altre proposte che arriveranno anche dalla maggioranza”. Sul tappeto rimane la proposta del centrodestra di votare una questione sospensiva, sulla falsariga di quella votata per il Mes, per rinviare di due mesi la discussione sul provvedimento. Edf questo l’esito più probabile.

La via d’uscita per il salario minimo è arrivata in serata. “Si va in Aula con il testo base dell’opposizione”, sottolinea il dem Arturo Scotto. In giornata il Pd si era detto “disposto a lavorare anche ad agosto”, ribadendo la contrarietà al “rinvio”. Il M5s aveva chiarito che “se c’è una proposta concreta di confronto qualche contributo o emendamento costruttivo, lo possiamo accettare. Altrimenti non accettiamo rinvii, bluff e meline”, aveva chiarito il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Più cauto Carlo Calenda, il leader di Azione: “Se la destra presenta un buon provvedimento, noi lo voteremo”.

Meloni: disponibile al confronto sul salario minimo

Il salario minimo “è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi”, ha detto la premier Giorgia Meloni a Non Stop News su Rtl 102.5 aggiungendo subito di essere disponibile “ad aprire ad un confronto con l’opposizione” pur sottolineando che la via da seguire è quella della contrattazione collettiva “da rafforzare”. Dopo l’apertura dei giorni scorsi, ora la premier torna sul tema che, secondo l’ultima rilevazione di Noto sondaggi, più di 7 italiani su 10 vorrebbero introdurre.

“Le accuse di voler rinviare? Non stiamo rimandando alcuna posizione”, è la risposta della premier che ha giustificato la mossa: “Per confrontarsi serve tempo ma poi si sa: come si fa si sbaglia”. E ha aggiunto: “Ho letto gli appelli di Calenda, c’è una opposizione che si pone in modo responsabile, serio, garbato, non pregiudiziale. È giusto dare un segnale, indipendentemente dal fatto che poi troveremo una soluzione al problema. Apriremo il confronto e cercheremo di capire se c’è una soluzione”, ha concluso Giorgia Meloni. Ancora ieri le premesse non sembravano esserci e in Senato è stata bocciata la mozione di Stefano Patuanelli (M5S) sul tema. Ma la notte porta consiglio.

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